REPUBBLICA DEMOCRATICA
Il conflitto di danaro e di potere
Il Re Matata
IL CONFLITTO Viveva una volta, in un regno baciato dal sole e cullato da un vento leggero, un re di nome Matata. Questi era estremamente violento e avido di ricchezze.
Matata aveva due mogli e dieci figli, ai quali tentava di imporre di agire e di ragionare come lui.
Le sue mogli ed alcuni dei figli, però, non erano d’accordo con lui, anzi lo supplicavano di porre fine alle violenze nei confronti delle popolazioni vicine, ma il re Matata non ascoltava mai nessuno.
Il cruento sovrano, che aveva già ucciso molti innocenti nei regni limitrofi, urlava come un leone bruto inebriato di crudeltà: “Massacrerò con piacere qualunque persona, uomo, donna o bambino, che non accetterà di divenire mio schiavo e di strisciare dinanzi a me. Io sarò il più potente dominatore di tutti i reami e a nessun pianto, a nessun grido darò ascolto!”.
Era infatti suo costume non badare alle suppliche e ai pianti dei deboli e non ascoltare le esortazioni dei saggi.
Un giorno il re Matata, con i suoi soldati, attaccò un regno confinante, per impossessarsene, ma la guerra finì tragicamente. Per Matata suonavano ormai le campane della resa dei conti.
Sotto una pioggia violenta, tra tuoni e fulmini, caddero i suoi migliori soldati e nove dei suoi dieci figli.
LA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO Il re e il suo figlio prediletto, sopravvissuto, furono presi come prigionieri. Nella prigione, buia e gelida, Matata vide morire l’unico figlio rimastogli, senza poter fare nulla per salvarlo.
Tutto ciò era per lui motivo ad un tempo di grande sofferenza e di mesta riflessione; infatti durante questo lungo periodo di dolore egli capì, con l’aiuto di una misteriosa e saggia sacerdotessa della prigione, molte verità. Finalmente il re comprese che la violenza e la guerra sono realtà crudelissime.
Matata si pentì pian piano delle sue malefatte e rimase rinchiuso nel gelo della prigione per tutta la vita, espiando le sue colpe.
- Racconto di Florence Samba Ndandu