L'acqua evidenzia una ciclicità che ben si può associare alle forze generatrici sovente simbolizzate in forma femminile.
L' acqua è connessa a molte divinità femminili dell'antichità, infatti, in un gran numero di miti e di tradizioni l'elemento acqua è ben presente ed a dominarla, od a porsi come divinità legate ad essa, sono sopratutto le figure femminili. Anche in un santuario famosissimo, il santuario di Delfi, dedicato ad Apollo, divinità maschile, antica della sacralità, o dell'avvenuta sacralizzazione del luogo, aspetto che forse va collegato alla figura femminile di Ghe. Le figure femminile dominano le acque sacre ma, a secondo delle aree, sono denominate Atena, Era, Artemide ecc. che si presentano con particolarità l'una diversa dall'altra perchè diversi sono i campi in cui esse espletano le loro funzioni.
Si potrebbe però tentare di formulare un profilo per la individuazione della figura femminile e di divinità si collegano alla radice reo, scorro. L'acqua scorre definendo indirettamente parametri temporali(lo scorrere), di nascita (la sorgente che scaturisce dal sottosuolo ma deriva pure da un ciclo che investe il cielo), di fecondazione(le terre irrigate), di fusione con le acque del mare(foce), di rinnovamento(nello scorrere ciascun punto viene sostituito e rinnovato).
Per illustrare ulteriormente l'importanza sia dell' elemento femminile sia della denominazione si ricordi una fonte dell'Elide in Grecia, citata da Pausania. Questa fonte, o santuario, era dominato da quattro ninfe; chi vi andava, si aspettava una guarigione. Le ninfe erano Callifiria, la splendente di bellezza; Sinellasis, la riconciliatrice; Pagaia, la sorgiva; e Iasis, la guarigione; nomi simbolici che designano delle funzioni, ovvero elementi di un percorso che si deve realizzare per raggiungere lo stato ottimale, che corrisponde a Iasis. Alla radice di questa formulazione c'era probabilmente anche un modo di concepire il rapporto da parte dell'uomo antico con la malattia e con il mondo.
Il mondo ottimale, perfetto, era quello in cui viveva l'uomo; l'uomo nasce naturalmente perfetto, la malattia è frutto di una alterazione (talora "colpa") dell'uomo che interrompe l'equilibrio tra questo mondo e l'altro mondo che è dominato dagli dei. Per ricomporre questo equilibrio ed avere la guarigione bisogna riconciliare il tutto*; i nomi delle quattro ninfe sono in perfetta sintonia con questo processo mentale e sono la linea di confine al di qua delle quale c'è la civiltà e l'umanità mentre al di là c'è l'alterità, dominata dal mondo degli dei. L'acqua è sacra nel momento in cui non appartiene al mondo profano che la contamina e finalizza ad uno scopo, la sorgente diviene un emblema di tale sacralità**.
Quando non si può usare, l'acqua si pone nella sfera del sacer, che è quella sfera altra cui noi la destiniamo, questo vale per l'acqua come per qualsiasi altro oggetto che sia sacralizzato. Il processo di desacralizzazione consiste talora semplicemente nell'immettere qualsiasi oggetto nei circuiti di consumo, così l'acqua risulta desacralizzata quando è attinta con gli strumenti della cultura. Nell'atto rituale l'acqua non può che essere sacra, come nel tempio delle origini, per poi essere utilizzata desacralizzata. Qui subentra spesso la presenza di un tipo particolare fin dall' epoca micenea, che in latino è clavigera, la cleiducos in greco, la cheliduco in miceneo (XIV sec. a.C.)***.
In Grecia parlano di questa figura iscrizioni del VI-V-IV sec a. C. Fino all'età ellenistica ed in epoca romana è molto frequente, per quel che è possibile documentare, sicuramente dal II sec a. C. in poi. La clavigera, portatrice di chiavi, forse è la chiave, o una delle vie possibili per comprendere la funzione dei santuari delle acque che potrebbero essere la porta fra fra l'acqua sacra e l'acqua domestica (o addomesticata), ma anche la porta fra l'alterità totale, assoluta e questo mondo. La divinità femminile che si associa all'acqua sacra ed ai luoghi di culto relativi, porta nome che di volta cambiano secondo le vicende storiche. In questi luoghi di culto sono frequenti i santuari connessi all'acqua, essi hanno continuato ad esistere nel tempo, sono santuari che hanno attraversato la storia con figure che sembrano sempre le stesse, talora anche silenti, ma riconoscibili sotto le ultime spoglie che in questi santuari si possono riconoscere.
Talora di ciò che i santuari presentano, si riesce a stabilire e riconoscere lo statuto del santuario. Sono vari gli elementi dei quali ci si può servire: ci sono santuari in grotta, oppure santuari all'aperto e così via; la qualità di questi santuari e la loro tipologia sono profondamente differenti, ma hanno elementi comuni che vengono espressi spesso con ex voto. Ci sono santuari che hanno delle strutture diversissime, dal punto di vista della raccolta: alcuni hanno vasche, altri camere. Alcuni erano santuari con delle caratteristiche quasi termali. Ciò che, secondo alcuni studiosi, aiuta a definire la tipologia dei santuari d'acqua, in cui molto spesso è prevalente la caratteristica di santuari e divinità sananti, sono proprio gli ex voto; essi sono rappresentazioni di mani, piedi, uteri e si legano alle divinità femminile, ma anche modellini d'animali.
Questo porta ad allargare il ruolo di questi santuari, dove l'acqua non protegge solo l'individuo, ma anche il bestiame: cioè la divinità garantisce protezione sia al singolo che al gruppo, sia esso umano od animale.
A volte è la qualità dell'acqua stessa e del luogo che acquista sacralità, o forse essa stessa deriva dall'ambiente e si trasferisce nell'acqua.
Alcuni luoghi di culto risultano più ancorati all'influsso greco ellenistico, così come ad esempio è significativa una serie di statuette, da considerarsi non solo ex voto ma anche semplici immagini fittili di donne al bagno, che il mondo greco ha restituito. Sono spesso le grotte che, in alcune aree dell'Italia meridionale, ospitano queste fonti e che sono state rese nella loro immagine da piccoli modellini fittili: serie di donne, un tronetto, che ha significato tutto particolare ed entra nei rituali ed altri disegni che richiamano l'idea della monumentalità di questa grotte e fontane.
La storia delle religioni propone delle analisi per capire nel profondo questo insieme di luoghi di culto legati alle acque, ma non è agevole districarsi tra le varie specificità locali. Pure in presenza di indizi ed immagini, risulta comunque difficile costruire compiutamente tutti quei riti e significati. A volte dei sacelli non resta quasi nulla e soltanto ricostruendo nella loro complessità figure, oggetti ad altri simboli, ci si può avvicinare a capire alcuni riti e miti relativi alle acque sacre. Non ultimo, per slittamento dall'acqua sacra e quella magica, si ricorda anche l'acqua considerata, appunto, elemento magico simbolico, dotato di poteri particolari, come quelli sananti o per tornare ad uno stato verginale, valenza ricorrente pure nella tradizione celtica.
* Tale concetto di equilibrio dei sistemi (naturale-ambientale e fisiologico) è uno degli assunti alla base delle medicine tradizionali (o naturali, olistiche o complementari, secondo le varie odierne denominazioni e scuole) e delle loro procedure diagnostiche e terapeutiche.
** Si sottolinea la contiguità, più che la separazione, tra "l'equilibrio sacro" e la "disarmonia profana". Inoltre la sacralità spiega in buona misura perchè studio delle "cose naturali", medicina e magia siano state così a lungo associate. E' chiaro che si parla qui di una medicina sui generis, libera e ben diversa da quella odierna ed autoregolamentata.
*** Ovvero, portatore/trice di chiavi (nella forma latina anche portatore di clava). In Ovidio è attribuito di Giano
Dal libro "Culti misterici ed orientali a Pompei" di Antonio Virgili
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