La democrazia
Anno 2009_24 Dicembre
Il 24 Dicembre, alla notizia che, tre giorni prima, per presunte attività sediziose, era stato chiuso il “Centro per la Difesa dei Diritti dell’Uomo”, che la professoressa Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace, attraverso grandi sacrifici, era riuscita ad aprire ed a tenere in piedi a Teheran, la LIDU, riservandosi di far pervenire all’Ambasciata iraniana di Roma un formale atto di protesta per l’inaudito “provvedimento” coercitivo, diffonde il comunicato che segue.
Comunicato nel quale, contro ogni pretestuosità, giustificativa del “sopruso”, accampata dalle autorità di stato di quel Paese, si evidenzia che il “Centro per la Difesa dei Diritti dell’Uomo”, altro non era, in piena consonanza con i principi che sono alla base d’ogni istituzione democratica internazionale, che uno strumento di monitoraggio e controllo delle violazioni, fisiche, morali, culturali e politiche, eventualmente perpetrate contro esponenti dell’opposizione.
Strumento, tra l’altro, di “sana” salvaguardia generale, largamente diffuso in ogni e qualsivoglia nazione democratica aderente all’ONU.
Purtroppo, in Iran, ovverosia, in uno degli stati in cui, come si usa dire, “Non c’è giorno, che Dio metta in terra”, che la tirannia politico-religiosa non compia efferatezze d’ogni specie, monitorare e rilevare violenze è, di fatto, da considerarsi alla stregua di un reato di lesa maestà. Ragion, per cui, per non smentire o edulcorare l’ormai acquisita fama di una dittatura “irrecuperabile” alla Democrazia, Ahmadinejad ha voluto chiudere l’anno “in bellezza”.
Non c’è che dire, in Iran, per quanti sforzi faccia lo Stato, a livello di Diplomazia e di “imbonimento” commerciale (leggasi petrolio) a favore di alcuni partners, compreso il nostro Paese, la Democrazia, è del tutto scomparsa, sempre che, dal komeinismo in poi, sia mai esistita. E questo, non ostante qualcuno cerchi di far risalire i motivi della “chiusura”, interna ed esterna, nei confronti delle libertà, alla “famosa” aggressione che, alcuni lustri fa, con il beneplacito degli U.S.A., oltremodo risentiti per il sequestro del personale della loro Ambasciata di Teheran, l’Iraq di Saddam Hussein sferrò contro l’Iran, attraverso i bassopiani e le paludi dello Shatt el-Arab, ove a centinaia di migliaia morirono, combattendo o perché morsi, nelle trincee, da serpenti velenosi, o perché punti da implacabili scorpioni, i pasdaran della rivoluzione (giovani d’età inferiore ai 15 anni).
E sì!, la Democrazia, nella patria dei grandi poeti lirici Omar Khayyam (che Vincenzo Cardarelli tanto ammirava), Gialal ad-din Rumi, Hafiz e Giami, è proprio finita!
La Democrazia che, mentre Lenin la definiva tanto preziosa da doverla razionare, Churchill, dopo aver detto che è una pessima forma di governo, affermava che, comunque, era migliore di ogni altra.
L’involuzione integralista e fondamentalista, infatti, nell’antico Paese, assiso su parte della Mesopotamia (da tutti ritenuta il Paradiso Terrestre della Bibbia), prossimo al Tigri ed all’Eufrate, è arrivata al punto da non rispettare nemmeno il caposaldo di un minimo di libertà, costituito dalla signora Shirin Ebadi, ovvero da un Premio Nobel per la Pace.
Shirin Ebadi, che, quale punto di riferimento, interno ed internazionale, di un latente quanto vasto movimento di opposizione al potere, in apparenza di scarso peso, in realtà, costituito da milioni di dissidenti, teneva in piedi, con estremo coraggio, nonché sostanziale indifferenza rispetto alle minacce, via via, profferitele, un agguerrito “Centro per la difesa dei Diritti Umani” nella stessa capitale iraniana.
Ebbene, nei giorni scorsi, (Domenica 21 Dicembre), come riferiscono le cronache dei giornali di tutto il mondo, un bliz della polizia, dopo averlo occupato, ha devastato e chiuso il Centro, e con esso l’Associazione di riferimento, ubicata nella stessa sede. Centro ed Associazione, qualificatisi, da tempo, come asserisce la libera stampa internazionale, quali punti di riferimento per l’opposizione al regime. Opposizione dovuta alla mancanza delle più elementari libertà, alle discriminazioni sessuali e religiose, alla comminazione di pene corporali, quali, ad esempio, il taglio delle mani e la fustigazione, alle esecuzioni capitali, ivi compresa l’impiccagione coram populo per chi pratica l’omosessualità, all’obbligo del velo per le donne, alla censura verso qualsivoglia forma di dissenso, all’imposizione della Sharia, quale postulato di fede e contestuale legge dello Stato.
All’atto di gratuita violazione d’ogni pur minimo diritto alla libera espressione del “dissenso”, ha prontamente fatto seguito una pressoché generale protesta internazionale che ha visto anche il nostro Governo, per bocca del Ministro degli Esteri, Franco Frattini, indirizzare una perentoria nota di condanna in cui si evidenzia, secondo quanto riferito dalle agenzie, “un segnale che desta viva preoccupazione, anche in considerazione della particolare rilevanza delle attività svolte dall’Associazione in questione”. Analoga posizione è stata assunta dalla Commissione dei Diritti Umani del Senato, dall’Onorevole Piero Fassino per il PD ed, a livello continentale, a nome del Consiglio dell’U.E., dal Ministro degli Esteri comunitario, il francese Bernard Kouchenr.
Dal canto suo, la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, che ha già, più volte, incontrato, i rappresentanti dell’opposizione iraniana in Italia, per bocca del presidente Arpaia, mentre ha espresso la totale riprovazione del sodalizio per il grave atto compiuto dalle autorità iraniane, ha formulato piena solidarietà al Premio Nobel per la Pace.
Non solo, a seguito di quanto quest’ultimo ha detto, ovvero, che sigillare gli uffici del Centro e dell’Associazione non fermerà le sue attività, per cui, continuerà la sua lotta in qualunque altro ufficio fino al giorno che avrà vita, aggiungendo, che, su di lei, incombe anche il rischio che gli uomini dei “servizi” di Ahmadinejad possano “fabbricare” prove false, rinvenendo “miracolosamente” documenti e oggetti incriminanti, che non si trovavano nell’ufficio prima della loro irruzione, il nostro presidente, ben consapevole del fatto che il regime iraniano, anche all’estero, sta prendendo, da tempo, iniziative per “dipingere” come terroristi i rappresentanti del legittimo e finora pacifico movimento di opposizione, nei prossimi giorni invierà, a nome della LIDU una formale lettera di protesta all’Ambasciata iraniana di Roma.
Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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