In memoria ad Antonio Gelsomino
Thursday, September 19, 2024

Le api

ape

Le api

Note fin dall’antichità come animale domestico hanno sempre dato sviluppo a una industria particolare: l’apicultura.
L’ape ha un apparato adatto a succhiare e a lambire mediante le mascelle e una lingua funzionante come uno stantuffo.
Con le mandibole distacca e mangia il polline, lavora la cera, stacca la sostanza resinosa dalle gemme degli alberi per intonacare internamente l’alveare, chiudere le fessure.
Le api operaie portano nella tibia delle zampe posteriori una escavazione detta paniere e nel tarso i peli rigidi costituenti la spazzola.
Con questa raccoglie il polline nel paniere in modo da formare una pallottolina che poi porta nell’alveare.
Il nettare serbato dall’ape entro una dilatazione dell’esofago e mescolato a speciali secrezioni si trasforma in miele che viene adoperato per la nutrizione delle larve.
Si distinguono tre specie di api: le operaie, i maschi o fuchi e la regina. I maschi sono tozzi pelosi e con testa grossa; la regina è più grande, ha il corpo allungato e le ali piuttosto corte.

E’ la sola femmina feconda dell’alveare e non ha altro incarico che quello di provvedere alla deposizione delle uova, che, se fecondate all’atto della emissione, danno origine a femmine, se non fecondate invece danno origine a maschi.

Queste femmine però sono sterili (operaie). Esse provvedono a tutti i lavori necessari come costruzione dell’alveare, ricerca del nettare. Esse fabbricano le cellette dell’alveare con la cera, sostanza grassa che trasudano dall’addome e che confezionano in modo da dare ad ogni celletta la forma di prisma esagonale raggiungendo l’intento di utilizzare al massimo tutto lo spazio disponibile.

Le operaie alimentano le larve e le difendono dai nemici con un pungiglione posto alla estremità dell’addome in comunicazione con una ghiandola velenifera.
Quando l’ape ha punto non può più ritirare dalla ferita l’aculeo perché ha le punte munite da uncinetti ricurvi che trattengono i visceri, allorché l’insetto fugge via, ecco perché dopo la puntura l’ape muore.
I maschi hanno vita breve e dopo il volo nuziale che avviene in primavera muoiono uccisi dalle operaie.
Quando la società si è di molto accresciuta la vecchia regina con una parte delle operaie sciama, cioè va a fondare una nuova società altrove. Rimane nell’alveare la nuova regina precedentemente allevata in una cella apposita e nutrita in modo speciale con la così detta pappa reale. Nell’inverno le api si riposano, non cadono in letargo, consumano le provviste fatte in estate.
La vita sociale delle api è quanto mai sorprendente in quanto obbediscono a un principio superiore che regola ogni loro atto.

(da Guizzardi U. – Zoologia e Botanica, - Ed. Cappelli – Bologna)

 

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