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Thursday, September 19, 2024

Francesco Jovine - l’uomo diviso tra due civiltà

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Francesco Jovine - l’uomo diviso tra due civiltà

In realtà si tratta di un atteggiamento comune a molti intellettuali, attivi in quel preciso momento storico. Al di là di ogni semplicistica spiegazione, bisogna dire che l’approdo ad una decisa e aperta opposizione al movimento fascista fu il risultato di un percorso lungo. Così il 17 marzo del 1929 scrive sulla rivista I diritti della scuola: <<Le rivoluzioni da che mondo è mondo, non si son mai fatte con le chiacchiere, ma coi fatti. Pensiamo allora alla rivoluzione fascista. Mussolini l’ha compiuta opponendo legge a legge; ha distrutto, ha trasformato, ma ha ricostruito e creato. Ha cambiato la faccia dell’Italia>>*.

E’ evidente già da queste poche parole scritte su una rivista scolastica come l’atteggiamento di Jovine nei confronti del Fascismo, almeno nella fase iniziale, non sia certo di rifiuto, al contrario potremo parlare di una sorta di simpatia verso il Duce e l’ideologia che egli andava propugnando.

<<Questa peraltro epidermica posizione favorevole al fascismo si protrae-orientata pare più sull’uomo Mussolini che sull’ideologia in sé fino al 1937, ma con una lunga ed indubbiamente significativa soluzione di continuità.>>**.

E’in verità l’uomo Mussolini ad affascinare l’intellettuale Francesco Jovine; bisognoso di ordine e di punti di riferimento forti, il bambino nato e cresciuto nelle campagne del Molise non poteva che guardare con ammirazione il Duce che inizialmente si presentava come il restauratore dell’ordine in una Italia che viveva una delicata crisi sociale ed economica.

All’antifascismo Jovine approda per convinzione, attraverso una crisi che lo porta a scavare poco a poco entro se stesso e a raggiungere i sedimenti del mondo sepolto molisano, a identificarlo come luogo della verità; a rifiutare di conseguenza tutti gli orpelli di una finzione ormai generalizzata e imperante, (finzione politica e letteraria) in nome di una realtà verità che poteva sembrare fuori dal tempo a chi lo rinnegava o semplicemente intendeva ignorarla come problema etico, ma che era invece terribilmente viva e lancinante per chi, come Jovine (o come Alvaro per tanti versi a lui affine), la possedeva nella memoria da sempre e poteva verificarla in tutta la sua drammatica secolare immobilità.***

L’avventura umana e letteraria di Jovine risulta più complessa di quella di tanti altri autori a lui contemporanei; per comprenderla non si può prescindere dal contesto socio-culturale del suo tempo e dalle ricorrenti polemiche sui rapporti tra innovazione e tradizione. Il primo trentennio del 900 è un periodo irto di ostacoli e di ambiguità; il panorama artistico è agitato da tendenze a dir poco contraddittorie, da una parte circoli e riviste che si orientano verso il gusto estetizzante della bella pagina, dall’altra però si oppone un forte gruppo di artisti che prediligono nell’opera il rapporto col mondo, una letteratura che si nutra di un rapporto organico tra cultura e storia.

“La cultura italiana del primo ‘900, soffre di un profondo disorientamento morale che ha condizionato anche la formazione di una classe politica e del ceto medio professionistico, che si faceva mediatore tra cultura egemone e quella subalterna; quel ceto medio, composto di avvocati, medici, notai, votati alla milizia politica, orecchiava quanto gli veniva propinato da prestigiosi operatori di cultura raccolti soprattutto intorno a La Voce di Prezzolini: si è detto giustamente che da La Voce sono nati il Fascismo e l’Antifascismo, la storia italiana, dunque del ventesimo secolo”****.

Come tanti, anche Jovine vive una condizione dimidiata: è il disagio di una generazione che, angosciata dalla difficoltà della ricerca di una propria identità, o esaltava l’attivismo futurista confluito nel fascismo o si nascondeva nel piccolo mondo di provincia. E’ la condizione che vive l’uomo diviso tra due civiltà, la civiltà del paese e la civiltà della città. Ma per Francesco Jovine il processo di liberazione, il superamento dell’incertezza è si lento e difficile, ma si traduce in seguito in una scelta certa, determinata, senza ombre o tentennamenti.

Vincenza Dott.ssa CASILLO

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI «FEDERICO II»

DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI

CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE

ELABORATO DI LETTERATURA ITALIANA

Signora Ava (1942) di Francesco Jovine il Molise contadino e l’Unità d’Italia

ANNO ACCADEMICO 2012-2013

*Dina Bertone Jovine, << I diritti della scuola>>, 17 marzo 1929

**Eugenio Ragni, Jovine, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1975, pag 41

***E. Ragni, Jovine, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1975, pag 41

****F. D’Episcopo, F. Jovine scrittore molisano, Napoli, Edizioni scientifiche Italiane, 1994, pag34-35

Immagine:morguefile

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