L’Ars Amandi è un poema in tre libri scritto in esametri da Publio Ovidio Nasone, un poeta romano vissuto nel I sec. A.C.
Probabilmente attorno all’epoca della nascita di Cristo, forse il 2 A.C., furono compilati i primi due libri dedicati agli uomini. In essi si tratta della seduzione femminile, degli stratagemmi e delle arti usate o che dovrebbero essere usate dagl’innamorati per raggiungere la conquista dell’amante e per mantenere l’amore una volta raggiuntolo.
Successivamente, per amore di giustizia, Ovidio aggiunse un terzo libro dedicato alle donne, per insegnare loro a cogliere e a godere degli uomini finchè la bellezza, la giovinezza e il desiderio lo permettano, anche a dispetto dei mariti e dei custodi.
L’amore trattato è prevalentemente quello erotico, anche se il libro non manca di massime finanche morali. Per mostrare la grande umanità di Ovidio basti considerare le pagine in cui egli esalta l’amore tra persone che non sono più favorite dall’età, rovesciando il luogo comune per cui il tempo rende disgustosi i frutti attempati dell’amore. Giovani o anziani che siano gli amanti, l’esaltato gesto erotico viene inserito in una tecnica che deve permettere agli amanti di gustare il piacere fisico al massimo grado. Ovidio tratta dell’amore lascivo dell’uomo libero verso la donna libera. I rapporti sessuali della coppia all’interno della famiglia sacrario sociale dove non deve penetrare la licenza, non sembra esserci posto per l’affermarsi e il perdurare dell’amore erotico.
L’Ars Amandi, un capolavoro in tema di arte del piacere e di fare conquiste, si svolge con una poesia piena di grazia e di gusto e anche se il tema lo comporterebbe, solo talora la pagina si fa più ardita ma sempre con l’estrema eleganza che caratterizza altre pagine di questo grande poeta, che Dante pose fra le grand’ombre nella bella scuola dei sommi poeti greci e latini confinati nel Limbo.