Kintaro(ragazzo d'oro)
Tanto tempo fa a Kyoto, antica capitale giapponese, visse un famoso samurai di nome Kintoki che si innamorò di una bella dama del palazzo reale e la sposò. Poco dopo il loro matrimonio, i cortigiani invidiosi gli fecero scorrettezze e l’ imperatore lo mandò via dal palazzo ingiustamente. Questo fatto addolorò molto Kintoki fino al punto di indebolire il suo cuore. Ben presto morì, lasciando la giovane e bella moglie da sola in un mondo crudele, con suo figlio nella pancia.
La giovane moglie avendo paura dei nemici del marito, fuggì nel profondo della foresta nella montagna Ashigara, in cui nessuno aveva coraggio di andare tranne i coraggiosi uomini del bosco. Nella foresta diede alla luce un bambino e gli diede il nome di Kintaro (ragazzo d'oro).
Non fu facile vivere in una grotta buia, ma, nonostante ciò, riuscì a far crescere Kintaro con tutte le sue forze e il suo cuore. Nella foresta non poteva avere il cibo come nel palazzo reale, ma raccoglieva i frutti del bosco e le piante con le quali alimentava il figlio. Kintaro grazie all’attenzione della madre, diventò un ragazzo incredibilmente forte e sano con uno spirito molto umile.
Kintaro trascorreva i suoi giorni giocando con gli animali che erano diventati suoi inseparabili amici. Loro combattevano amichevolemente misurando in quel modo la loro forza, ma nessun animale era più forte di Kintaro. Quando si stancava di combattere, andava in giro per le montagne insieme agli animali del bosco e poi si metteva seduto ad osservare quella bellezza selvatica e chiacchierare allegramente con i suoi amici. Dopo la madre i suoi migliori amici erano orsi, scimmie, cinghiali, volpi, tassi, scoiattoli e cervi. Kintaro dalle scimmie aveva imparato a salire abilmente sugli alberi mentre dai cervi a correre velocemente sulle montagne rocciose.
Un giorno, vagando nei boschi con i suoi amici, notò un grande granchio che le correnti del fiume avevano portato sulla riva. Kintaro lo aiutò a ritornare in acqua ed il granchio gli mostrò come nuotare nel fiume rapidamente. Da allora, i due divennero molto amici.
Quando pioveva Kintaro si divertiva in compagnia degli animali nella grotta. Nel tardo autunno invece, tutti si riunivano per raccogliere cibo per i giorni freddi d'inverno. Conigli e volpi lo aiutavano a raccogliere i frutti del bosco e i funghi, mentre i cinghiali e i cervi scavavano le patate dolci dalla terra. Gli scoiattoli e le scimmie si occupavano della raccolta delle ghiande dagli alberi mentre l’orso e il tasso la legna da ardere.
- Ho fatto tutto il possibile per far diventare Kintaro umile e forte. Grazie a voi che avete udito le mie preghiere! - Sua madre, guardando il figlio ogni giorno, riuniva le sue mani e pregava gli dèi della montagna.
Così gli anni passavano insieme agli animali in pace e nella natura. Quando di nuovo ritornò la primavera nella montagna Ašigara però...
La mattina presto, Kintaro portò gli animali con se e se ne andò a vagabondare per la montagna. Mise una accetta sulla spalla, è si posizionò a capo della colonna cavalcando l’orso. Dietro venivano le scimmie, i conigli, i tassi, le volpi, i cinghiali ed i cervi, mentre lo scoiattolo e il granchio, sedevano sul suo grembo. Tutti insieme ascoltavano allegramente il suono degli uccelli che cinguettavano piacevolmente dai rami.
Dopo aver vagabondato per tutto il giorno nella montagna, trovarono un profondo dirupo tra le scogliere dove si sentiva un forte rombo proveniente dal fiume e da dove proveniva un biancastro fumo. Con l’intenzione di passare dall'altra parte della scogliera, cominciarono a pensare cosa e come sarebbe stato meglio farlo. Poiché non riuscivano a trovare una soluzione, Kintaro trasse un profondo sospiro e disse:
- Peccato, non si può attraversare l'abisso ...
Mentre gli animali scambiavano tra di loro sguardi tristi all’ orso venne un idea ed esclamò:
- Forse possiamo piegare questo albero e metterlo attraverso l’abisso creando così un ponte!
L'orso allora iniziò a piegare immediatamente un grosso albero, ma con tutta la sua potenza non riuscì a piegarlo nemmeno per un centimentro. Per aiutarlo allora il cinghiale salì sull’albero, e cominciò a piegare il ramo con tutte le sue forze. Malgrado tutti i suoi sforzi, solo un ramo sottile si piegò ma molto poco.
- Stop, ci proverò io! - Kintaro gridò e si fermò davanti l’albero.
- O-ruk! – Gridò e fortemente abbracciò fortemente l'albero con entrambe le mani.
Sapete cosa è successo allora?
L’ albero improvvisamente iniziò a rumoreggiare, si estrasse dalle radici e cadde dall'altra parte della scogliera, creando così un ponte. La loro felicità non ebbe limiti, e tutti cominciarono a fare i salti di gioia ed abbracciarsi.
Un anziano boscaiolo nascosto dietro un cespuglio vide questa scena con grande sorpresa. Stropicciò gli occhi per essere sicuro che non stava sognando, che aveva visto un giovane che era così forte e potente da riuscire a sradicare dalla terra un enorme albero a vista d’occhio.
- Incredibile! Questo non è un bambino qualunque ... di chi sarà figlio? – si domandò e incuriosito si mise a seguire con l’intenzione di scoprire qualcosa di più sul giovane ragazzo.
Kintaro non si accorse di nulla, si unì con gli animali sulla scogliera d’altra parte dell’abisso e si diresse dritto dalla madre che lo stava aspettando. Appena mise piede nella grotta, Kintaro gridò:
- Mamma, sono tornato!
- Oh, kinba! - Rispose la madre sorridendo calorosamente. - Sono contenta che tu sia qui! Avevo paura che ti fosse successo qualcosa ... Dove sei stato tutto il giorno?
- Abbiamo vagabondato su per la montagna, e abbiamo misurato chi è il più forte di noi. Poi ho sradicato un albero con cui ho creato un ponte per ottenere una scorciatoia per tornare a casa. Domani continueremo la lotta. - disse allegramente.
Tuttavia, proprio in quel momento, Kintaro e sua madre sentirono la voce al di fuori della grotta:
- Giovane, ascoltami! Riusciarai a misurare la forza con questo vecchio ? Sarei molto onorato!
Era quell’anziano che aveva seguito Kintaro fino alla grotta. Lui tolse le scarpe, entrò nella grotta e fece un profondo inchino a loro due. Kintaro e la madre lo guardarono sopresi domandandosi come mai non l’avevano mai incontrato prima di quel momento.
- Chi sei? – gli chiesero entrambi.
Il vecchio prima rise e poi rispose:
- Non importa chi sono, ma chi è più forte, il giovane o io?
Kintaro che aveva trascorso tutta la sua vita nella foresta, non sapeva nulla delle cerimonie e gli disse:
- Possiamo misurare le nostre forze, ma sappi vecchio che chi perde, non si può arrabbiare ...
- Certo!
Iniziarono a lottare. Si erano a lungo tenuti per le spalle, al fine di buttare l’avversario a terra, ma entrambi erano ugualmente forti. Alla fine l’anziano decise di interrompere.
- Sei veramente forte, mio bambino. Durante la mia vita, ho incontrato solo una manciata di persone che hanno avuto il coraggio di lottare con me, ma ho sempre vinto io. - Disse l’anziano con ammirazione. – Ti ho visto oggi come stavi sradicando l’albero dalla terra. Non riuscivo a credere ai miei occhi, e ho deciso di seguirti fino qui. Quando sarai cresicuto sicuramente diventarai l'uomo più potente di tutto il Giappone! Mi dispiace che tu ti sia nascosto dalla gente in questa foresta selvaggia ...
Poi si rivolse alla madre di Kintaro e gli disse:
- E tu madre, non hai mai pensato di portare tuo figlio nel palazzo reale, e guardarlo con orgoglio mentre indossa una spada da samurai?
Dopo aver sentito le parole dell’anziano la madre rispose:
- Caro vecchio, ti sono molto grata per queste parole. Sinceramente, ho sempre segretamente sperato  che un giorno avrei visto mio figlio a portare le due spade dei samurai, proprio come suo padre ... Ma noi non conosciamo persone importanti del palazzo reale che ci possono aiutare ad entrare dentro.
L’anziano allora le raccontò la sua storia.
-   Con grande rispetto, non ti devi preoccupare di questo. Sai, in realtà io non sono un boscaiolo. Sono uno dei più grandi samurai del paese. Il mio nome è Sadamicu, il vassallo del potente Minamoto Raiko che mi ha ordinato di viaggiare in tutto il paese con lo scopo di trovare qualche eccezionale giovane come tuo figlio per servire l'esercito. Avevo pensato che sarebbe stato meglio non farmi riconoscere durante questa missione così mi sono travestito. E così, ho avuto fortuna, di incontrare il tuo figlio. Mi permetteresti di portarlo con me al palazzo e presentarlo al padrone?
Il suo cuore si riempì di gioia, il suo più grande desiderio stava per avverarsi : vedere suo figlio, vestito in abito di samurai con la spada.
Inchinandosi a terra, pronunciò:
- Se sei davvero l’uomo che affermi d’essere, potrai portare mio figlio con te!
Kintaro, che era seduto accanto a loro , disse:
- Oh! Ora vado dritto dall’ imperatore e un giorno diventarò un vero samurai!
Il destino di Kintaro era stato deciso e lui iniziò lentamente a prepararsi per partenza. Sua madre, versò lacrime amare per la separazione da suo figlio, ma improvvisamente alzò la testa, nonostante tutto il dolore che provava.
- Questo è per il bene di mio figlio. Come buona madre, non devo legarlo a me! - Pensò.
-Madre, ti prometto che non ti dimenticherò mai. Appena diventerò un samurai con due spade, ti costruirò un palazzo enorme e mi prenderò cura di te per tutta la vita. - Kintaro le fece una promessa e l’ abbracciò.
Gli animali dopo essersi resi conto che Kintaro stava per lasciarli si erano riuniti intorno a lui.
-Kintaro, possiamo venire con te?
-Sì mi piacerebbe, ma è meglio che rimanete accanto a mia madre.
Poi Kintaro ed il Samurai e si diressero verso il palazzo, accompagnati dagli sguardi della madre e dagli animali e li avevano scortati fino la collina.
-   Kinbo! – gli disse la madre – Prendi cura di te e fai le cose con giustizia.
-   Kintaro cerca di stare bene! – gli animali lo salutavano.
Si erano arrampicati sugli alberi osservandolo fino a perderlo di vista completamente.
Quando arrivarono a Kyoto, il Samurai andò dritto da imperatore Minamoto Raiko, e gli raccontò i particolari di ciò che aveva visto sulla montagna. Imperatore fu talmente affascinato dalla storia che diede a Kintaro il posto di vassallo immediatamente, con l’impegno di dover dimostrare in pochi anni di essere degno di un servizio d'elite nell’esercito.
Questo esercito era ben noto a tutti i cittadini in Giappone e lo chiamavano esercito dei quattro coraggiosi. Quando arrivava il momento, i soldati si selezionavano naturalmente in forza e in valore. Appena alcuni di loro si rivelavano ingiusti e presuntuosi, venivano dimessi dal servizio come indegni del titolo.
Dopo diversi anni e dopo aver studiato diligentemente calligrafia e il buddismo, Kintaro era pronto per la selezione nell’ esercito d'elite. Dal momento che negli anni precedenti aveva mostrato che era non solo molto più forte di tutte le persone in Giappone, ma anche molto più intelligente, i soldati lo scelsero come membro dei quattro coraggiosi che erano protettori dell’imperatore e suoi consulenti.
Dopo aver ricevuto questo grande onore, Kintaro si inginocchiò sul pavimento e gli disse:
-Signore, Signore, Signore!
Da allora diventò uno dei più grandi eroi del paese, vivendo circondato da un immenso rispetto e dalla ricchezza che riceveva dai governanti. Aveva mantenuto la promessa fatta a sua madre e aveva costruito una casa lussuosa dove visse insieme a lei felicemente.
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