Dažbog era il dio del fuoco, del sole e della pioggia.
Dažbog era considerato una divinità che dà, come espresso dal suo nome. La prima parte del nome è "dare" che è una forma del verbo dare, e la seconda parte è "dio".
Ma che cosa dà esattamente Dažbog?
È possibile che questo dare si riferisca al Sole e alla luce solare, perché è un processo molto importante in natura. Gli Slavi hanno sempre attribuito una grande importanza al Sole. È stato la base per la vita ed è sempre stato considerato un elemento positivo. Infatti il Sole ha dato vita alla terra e così il dio del Sole è uno che dà, cioè, Dažbog. In realtà è il disco solare. In tutti gli scritti medievali in cui si menzionano gli Slavi, viene sempre citato da qualche parte. Lo menzionavano i romani, i greci ed i cronisti russi che hanno scritto sull’antica religione slava.
Nelle traduzioni dai testi greci in lingua slovena, “Helios” è stato tradotto come “Dažbog”. Nel manoscritto “Malalinskom” del sesto secolo, Helios è stato tradotto proprio così. Un traduttore russo che ha cercato di raccontare una storia ambientata in Egitto, invece dei nomi degli dèi greci usava i nomi degli dèi slavi. Dažbog era menzionato anche nel codice spagnolo "lettera della schiera di Igor" e in molti altri. Vladimir il Grande, di fronte al suo palazzo a Kiev, aveva messo sette statue di dèi e tra loro c’era Dažbog.
Dažbog era considerato la divinità protettrice del focolare domestico e per l’essere umano il fuoco era una risorsa necessaria per fargli superare il periodo invernale, così come un valido aiuto in molti altri lavori. Tuttavia, il fuoco poteva avere un aspetto negativo, crudele, rivoltarsi contro l'uomo e portarlo nel mondo dei morti o distruggerne la proprietà. La protezione dal fuoco era fondamentale per la sopravvivenza e molti riti sono collegati con il fuoco.
Dažbog è stato sicuramente anche il dio della pioggia. Uno dei suoi nomi è “Daždbo” e “dažd” in molte lingue slave (slovacco, ceco, russo, polacco ...) significa pioggia. La pioggia era importante perché da essa dipendeva il raccolto. Se la stagione era secca, si praticavano vari rituali per invocare la pioggia.
È noto che gli slavi si rivolgevano agli dèi da pari a pari perché si consideravano loro discendenti. In realtà, si consideravano nipoti di Dažbog, suoi discendenti diretti. A quei tempi non accadeva spesso che si incontrassero nonni e nipoti, perché la durata della vita era molto più breve.
Dažbog è uno dei figli di Svarog. Non si sa di certo quanti figli avesse Svarog, ma è abbastanza certo che Dažbog fosse uno di loro. Alcuni autori (Vyacheslav Vsevolod e Vladimir Toporov) ne citano solo due, Svarozic e Dažbog, mentre altri gli attribuiscono come figli Perun, Svetovid, Dažbog e Veles, e tutti vengono chiamati SVAROŽIĆ. In ogni caso, Dažbog è presente in tutte le varianti.
Il sole, secondo la credenza, di giorno era in cielo e donava la luce, mentre di notte dormiva nel regno dei morti. In realtà Dažbog ogni mattina girava nel cielo su un cavallo bianco o su di una carrozza, mentre la sera moriva e andava nel mondo dell’aldilà e al mattino rinasceva. Questo ciclo di morte e di rinascita era molto comune in molte religioni pagane, così come nel paganesimo slavo.
I Serbi lo chiamavano Dabog e lo rappresentavano come un uomo vecchio e zoppo, vestito con una pelle d’orso, seguito da un lupo. Il lupo in realtà rappresenta la sua incarnazione dell’animale o la sua forma originale, che ha continuato ad esistere anche quando Dažbog è diventato antropomorfo. Dažbog ha cambiato spesso la sua forma, però il lupo è rimasto il suo animale simbolo. E poiché i Serbi lo considerano un loro discendente, il lupo è diventato un animale sacro. Una leggenda popolare racconta che i Serbi sono stati creati dal lupo, i Saraceni dal cinghiale, i Turchi dal serpente, i Tartari dal cane da caccia, i Bulgari dal toro, i Tedeschi dall'aquila ..."
Presso gli Slavi, la credenza nel potere del Sole era molto forte. Čajkanović ritiene che il dio Dažbog fosse il capo dei Serbi. La festa slava dedicata al sole invincibile cadeva proprio nello stesso giorno dell’odierno Natale. Infatti è noto che l'imperatore romano Costantino il Grande, quando dichiarò il cristianesimo religione ufficiale, avesse imposto anche la data del Natale. Tale data coincideva proprio con quella di una festa pagana dedicata al Sole invincibile o alla nascita del Sole. Secondo alcune fonti, in quel giorno, presso gli Slavi ed i Celti, si celebrava una festa dedicata al Sole e, siccome era molto sentita, i cristiani, per eliminarla, la sostituirono semplicemente con una festa cristiana. Si iniziò a celebrare il Natale in tale data a partire dall’anno 336.
Con l’avvento del cristianesimo, Dažbog fu demonizzato. Divenne il più potente demone rivale del Dio cristiano. È possibile che per questa ragione fosse rappresentato come un vecchio zoppo, con un occhio solo, coperto dalla pelle scura di un orso, ed anche per la credenza pagana secondo la quale spesso alloggiava nel regno dei morti. Tuttavia, è possibile anche che tutto ciò fosse dovuto al fatto che il culto di Dažbog era forte e doveva essere sradicato con ogni mezzo. Più tardi nel cristianesimo, San Sava ha assunto le caratteristiche di Dažbog, infatti nei racconti popolari è descritto come un pastore seguito da un lupo.
Immagine sulla sinistra: Dažbog di Viktor Korolikov
Immagine sulla destra: Carro di Dažbog di Andrej Klimenko