In memoria ad Antonio Gelsomino
Saturday, December 21, 2024

Yuddha Kanda (libro della battaglia) - mitologia india

librodellabattagliaRamayana - Yuddha Kanda (libro della battaglia)

La storia d'amore tra Sita e Rama. Uno dei piu' grandi poemi epici della mitologia induista. Il libro piu' bello.

Era stato riferito a Ravana che tutto il caos lo aveva fatto Ganuma che parlando con Sita aveva distrutto quella parte del giardino dove si trovava lei. Ravana era talmente furioso che  inviò uno dei  più veloci e migliori demoni alla ricerca di Ganuma – il demone Indrazhita dotato di rapidità e velocità soprannaturale.

In un carro trainato da quattro leoni, Indrazhita corse sotto scintillante splendore del sole e riuscì a prendere Ganuma, e tra loro iniziò una terribile battaglia: con armi, con frecce, con corda, con urla feroci di due soldati scosse l'aria come un rombo di tuono. Intorpiditi con orrore,con i loro occhi di fuoco, avventandosi l'un contro l'altro, come due serpenti, si accoltellavano a vicenda, combattevano, lottavano, ma nessuno dei due riusciva a superare l'altro.
- Ah! – alla fine si ricordò il figlio di Ravana - Ganuma è immortale, l’ho colpito in tutti modi ma non l’ho ucciso. Ora scaglierò su di lui le freccie di Brahma, in mio possesso e allora cadrà nelle nostre mani.
Così fece Ganuma, in quel momento, cadde a terra. I demoni immediatamente trasportarono Ganuma, lo legarono con corde e lo portarono da Ravana. Ravana era furioso e ordinò di ucciderlo.
- No, - disse uno dei suoi consiglieri – non così: bisogna farlo soffrire quindi torturarlo non ucciderlo, la scimmia è amata per la coda,  la considerano un grande ornamento del suo corpo,  quindi bisogna avvolgere tutta la coda con un straccio, e inumidirla con olio e  darla alle fiamme.
Così fecero e diedero alle fiamme la coda di Ganuma, poi lo picchiarono e lo insultarono,  facendo molto rumore e confusione. Sita dopo aver visto questo scenario corse  e disse:
- Guarda, quello che stanno facendo con il vostro salvatore!

Sita mortificata alla vista di tale crudeltà e disonestà: si concentrò ben presto fino a toccare la sua anima, si girò verso il fuoco e con riverenza iniziò a implorarlo :
- Mio marito è sempre stato rispettoso,  o fuoco abbi pietà di Ganuma. Se ho superato con durezza tutti i momenti della mia vita solitaria, o fuoco, abbi pietà di Ganuma! Se la fiamma d'amore per il mio Rama si fosse spenta nella mia anima, o fuoco, abbi pietà di Ganuma! Se miei pensieri e sentimenti sono sempre andati in virtù della luce, o fuoco, abbi pietà di Ganuma! Se io  merito di condividere quel po’ di fortuna ancora rimasta o fuoco, abbi pietà di Ganuma!
Così  Sita pregò e implorò il fuoco, con i suoi bei occhi e pensieri tutti per Ganuma. Il fuoco  sentì la sua preghiera, e  le fiamme si arricciarono attorno Ganuma, ma non bruciavano. Ganuma allora corse in tutti i palazzi, e suo padre, il dio del vento, soffiò sul fuoco, e spazzò via la città. I demoni, i cavalli, gli elefanti, le gazzelle, gli asini, gli uccelli guizzavano nel terrore in tutte le direzioni, e morivano tra le fiamme senza pietà. La voce furiosa del fuoco scoppiettiava negli edifici fatiscenti, e tutte le creature viventi facevano un urlo terrificante, un grido pietoso,  le onde del mare si innalzavano  bollenti. Ganuma prese una forma di dimensioni enormi, si inchinò a Sita, si liberò nell'aria attraversando il mare sconfinato e emise un grido potente, sparando nello spazio. Le scimmie, aspettarono il suo ritorno,  riconobbero il suo grido e gridarono anche loro di gioia:

- Egli è il nostro saggio, il nostro grande e brillante Ganuma. Ha compiuto la missione ed è uno fedele! Guardate come sprofonda nelle nubi!
Poi egli attraversò il cielo come una massa enorme di fuoco brillante, fuggì di nuovo, con straordinaria velocità e rumore e poi apparse proprio davanti a loro,  su una collina boscosa.

Una folla di scimmie, per un attimo in silenzio, lo ammirava, poi improvvisamente iniziarono a battere le mani, ad urlare, saltare e oscillare tra gli alberi.
Finalmente tutto si calmò. Fu il silenzio. La scimmia, la più importante, la più nobile circondò Ganuma e gli regalò frutta e miele. Ganuma si inchinò e disse solo una cosa: "Ho visto la regina"
Iniziarono a tempestarlo di domande sui viaggi, sui Ceylon, sul re dei demoni Ravana ma soprattutto su Sita, poi urlarono di gioia e si precipitarono tutti da Rama. Ganuma apparve davanti a lui gli portò la buona notizia e come prova dell’incontro con Sita, gli fece vedere una spilla preziosa, che portava tra i capelli. Rama la prese, la strinse al cuore e si mise a piangere..

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- Racconta, racconta tutto – disse Rama  a Ganume – le tue parole su di lei come il fuoco bruciano di dolore nel mio cuore.

Ganuma gli raccontò tutto in dettaglio, dove, in quali circostanze aveva visto Sita,  quello che lei gli aveva detto di dire.
- Gentile, generoso, coraggioso figlio del vento - disse commosso Rama
- Sono infinitamente felice e triste nello stesso momento: io sono un povero vagabondo, io sono un mendicante, non ho nulla, per sdebitarmi con te. Prendi da me i baci del cuore.
Rama  abbracciò tra le lacrime Ganuma.

Parlando e riflettendo, parlando, si recarono dal re delle scimmie, Sugriva, e segnalandogli la loro intenzione di andare in guerra immediatamente contro Ravana il re dei demoni. Sugriva, chiamò  innumerevoli soldati, andarono verso l’isola di Ceylon e si fermarono sulla costa, con l'intenzione di attraversare il mare.

In questo momento la madre di Ravana sconvolta dalla bellezza di Sita, chiamò il fratello minore di Ravana, per  convincere il re dei demoni di farla tornare volontariamente da Rama.
Il consiglio si era riunito in due troni d'oro,  accanto a Ravana era seduto suo fratello minore. I Ministri e consiglieri stavano attorno nelle sale, brillavano di argento, oro, preziosi tessuti pregiati.
Iniziò l’incontro:  parlavano con presunzione di distruggere le scimmie,  in che modo prendere in anticipo le dovute precauzioni e pensare come vincera la guerra. Infine, il fratello di Ravana, disse:
- Il Re! Sulla terra c’è tanta infelicità, proviene tutta dalle nostre tentazioni, se fossimo guidati dal senso di giustizia e del dovere sulla terra il mondo sarebbe più giusto e la beatitudine più serena. Hai rubato Sita  regina bella e virtuosa -  hai fatto un torto, una brutalità, un crimine. La devi restituire. Non rovinare te stesso, la nostra famiglia, e il nostro regno. E voi che vi siete riuniti nel consiglio non vi accorgete delle vostri passioni senza senso e dell’impulso cieco di Ravana. Che consiglio è questo? Il Consiglio deve essere giusto, far notare la differenza tra il vero e il falso, tra l’utile e l’inutile. Cosa fate?
Se non vengo ascoltato, se tu come il re, nella tua cecità vuoi iniziare una guerra fatale, in questo stesso momento mi schiero con Rama, amico di tutte le creature, onesto, dall’animo buono, nobile, e amico della verità. Anche se è difficile per me lasciare la mia famiglia, ma così deve essere:  io non voglio diventare la vergogna eterna che merita Ravana, non voglio appartenere a questo rango!
- Ah! - Ravana si infuriò -  ma chi sono loro, nostri nemici o  nostri parenti?  E ' meglio vivere con un nemico nella stessa casa o con un serpente velenoso in una grotta, piùttosto  con un parente in un palazzo.

Detto questo, Ravana balzò in piedi, diede una gomitata al fratello con il piede, lo buttò dal suo trono, afferò la spada e si precipitò contro di lui. I cortigiani erano inorriditi. Un ministro rimproverò il folle Re dei demoni, e lo costrinse a mettere la spada nella custodia. I consiglieri circondarono Ravana. Tutti in silenzio.
- Ravana! - disse il fratello – anche se mi hai spinto con il piede, per me non è un grande dolore, il dolore  è un grande inganno per coloro che dimenticano la loro discesa alta e facilmente si fanno prendere dalla rabbia. Siete tutti a favore dell’ intenzioni di Ravana. Ciò comporterà la più grande tragedia per lui e tutta la sua famiglia. Una freccia uccide solo una persona sul campo di battaglia, ma una idea folle potrebbe rovinare il re e tutto il suo popolo. Tu, Ravana, sei ingannatore, crudele, ingiusto. Ti abbandono!

Detto questo, il fratello di Ravana andò da sua madre e le raccontò tutto, le diede addio, estrasse la spada e si precipitò da Rama. Con lui hanno volato i quattro ministri. Attraversarono il mare, il fratello di Ravana gridò il suo nome e le scimmie si domandarono, perché fosse arrivato. Le scimmie volevano ucciderlo, sostenendo che doveva essere stato abbandonato da Ravana:
- No - disse Rama – lui chiede la mia ospitalità e il patrocinio, e se la sua intenzione è da ingannarmi in tal caso reagirò, ma non posso rifiutare. Si dice che una volta  i corvi allevarano una colomba, ma poi, soffrendo la fame chiesero ospitalità alla moglie della colomba e lei gentilmente  li accolse e addirittura si nutrirono della sua carne. Non voglio essere un buon uccello ed essere Ravana in relazione con il fratello. Ho fatto del mio meglio per proteggere tutte le creature in battaglia e non annientare il nemico, che chiedeva pietà. Invita il nobile Rakshasa e assicuragli il salvacondotto. Rakshasa era felice, si tolse le armi, le appese sul più vicino albero e andò da Rama, voleva baciare i suoi piedi, ma Rama non glielo permise, lo abbracciò e gli disse con una voce mite:

- Maestà! Mi sei amico?
Fece un discorso del genere educato, Rakshasa ebbe un aspetto attraente, raccontò  a tutti di Ravana, e aggiunse:
- Ho lasciato la casa, la famiglia e gli amici, ho lasciato tutta la ricchezza e sono venuto da te per andare contro il  demone malvagio, il nemico ingiusto e cattivo.
Non disse più nient’altro soltanto fissò Rama.
- Fratello mio! – Rama si rivolse a Laxman  - Vai a prendere un po' d'acqua dal mare e la versi sulla testa del fratello di Ravana.  Io nel nome del Re lo incorono  Re di Ceylon.
Nell’accorgersi  della gentilezza e dell’affetto di Rama verso un demone buono, tutte le scimmie battevano le mani e gridavano ad alta voce: "Bello! Bello! "
Dopo aver gioito si  concentrarono su come attraversare il mare. Si riunì un intero consiglio, dopo varie considerazioni di uomini saggi e scimmie, decisero di costruire un molo, una grande strada che attraversava l'oceano. Milioni di mani veloci  lavoravano alacremente: tagliavano, sradicavano alberi di migliaia di anni, portavano terra, pietre, estraevano le pietre dalle montagne, e tutto ciò  le lanciavano, le gettavano, in una lungofila e le portavano fino al mare. Quando questa opera gigantesca, possibile solo con la mente e la potenza degli dei, fu completata, e una parte di terra toccò l’altra parte, milioni di scimmie, come i veri soldati, armati, decisi, pronti per la battaglia iniziarono a camminare sulla strada verso Ceylon, come il procedere di un'onda  sorpassi su sorpassi..

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- Destino! Salva Laxman! Aspetta ad inviare la freccia infuocata! Non toccare il suo petto!

Ma la sua preghiera non fu udita e la freccia trafisse il petto di Laxman in profondità.
Rama cadde addolorato sul suo amico ferito, e premette la sua testa sul petto e con angoscia inesprimibile pianse addolorato su di lui. Poi Sugriva, il re delle scimmie, andò da Rama, e disse:
- Coraggio,  eroe armato, cercheremo di chiamare il medico, si occuperà lui  di tuo fratello.
Il dottore arrivò, guardò e disse:

- Laxman è ancora vivo guarda: le sue mani sono ancora calde, sul viso c’è ancora il colore,  e suoi occhi non sono spenti. In montagna cresce una pianta, bisogna solo fargli sentire il suo odore, e lui si riprenderà.
- Ganuma! Figlio del vento saggio - disse Sugriva – devi avventurarti su una montagna magica dove cresce una pianta benedetta, vai e portala da Laxman,  questa montagna è di proprietà di trenta milioni di uomini potenti, che non  permettono a chiunque di entrarci, sarà necessaria una lotta terribile.
- Oh, - disse il figlio del vento -  io sono pronto a dare vita a Laxman.

Ganuma arrivò sulla montagna. Iniziò una guerra terribile nelle foreste e nelle grotte. Ganuma entrò in battaglia contro 30 milioni di uomini e li uccise tutti. Proseguì a cercare la pianta benedetta, la cercò e ricercò ma non riuscì a trovarla e, infine, perdendo la pazienza, riuscì ad estrarre una intera montagna con tutte le bestie, uccelli, alberi e corsi d'acqua separandola dalla terra. La montagna gemette e pianse con lacrime d’argento, oro, perle e diamanti. Ganuma la portò dal medico e gli disse:
- La pianta medicinale in se, non l'ho trovata.

Il medico  cominciò a cercare tra  vitigni, fiori, erbe, radici, ma niente. Vide ed ascoltò tutta la montagna, si arrampicò fino alla cima  e  finalmente vide l'erba benedetta, scavò con cura ed estrasse l’erba, la riportò delicatamente al punto in cui giaceva Laxman, la strofinò tra le pietre e le diede odore, in un momento tutte le frecce che furono bloccate nel corpo del Laxman,uscirono fuori, e lui si alzò perfettamente sano, vigoroso e forte.
- Laxman, fratello mio, amico mio! Laxman! Sei vivo! Sei intatto! – Disse Rama pieno di gioia, lo abbracciò, e si complimentò con il medico e lo accarezzò.
- Ma, eroe possente, nobile figlio del vento - disse Rama a Ganuma generoso – la montagna dovrebbe essere riportata indietro e messa al suo posto!
- Bene, - rispose Ganuma -  non è difficile.

Nel frattempo, mentre la stava portando, le scimmie cominciarono a bere l'acqua dai suoi flussi, fecero il bagno, mangiarono i frutti dagli alberi, le bacche, le radici. In breve distrussero tutto ciò e corsero giù. Ganuma allora afferrò la montagna e iniziò a portarla nella sua posizione originaria.

Vedendo questo, il demone Ravana ordinò ai suoi soldati di raggiungerlo e ucciderlo. I tanti demoni lo attaccarono. Ganuma non lasciò la montagna dalle sue mani  e si batté  contro i demoni con i piedi, le ginocchia, il torace, i denti , e tutto il resto, li strinse con la coda come con una corda, e li trascinò dietro di lui come un’ onda. Uno dei demoni precipitò dalla coda e disse a Ravana  che erano stati picchiati. Ravana attraverso il potere della magia creò immediatamente un magnifico carro: tutto rivestito d'oro, pieno di ogni sorta di armi da lancio, trainato da cavalli con volti umani che si muovevano  secondo il suo pensiero e il suo desiderio. Contro di lui allora venne Rama.

- Non puoi battere Ravana a piedi se lui sta in un carro – gli dissero gli dei e gli mandarono un carro dal cielo: Rama si sedette con l’inquietudine dovuta  allo splendore e al fragore del carro. Mentre i cavalli da guida correvano da Ravana con il solo pensiero.
Iniziò la battaglia. Bandiera contro bandiera, cavallo contro cavallo,  lance contro  lance, frecce contro frecce. Entrambi combattevano con armi divine,  il rumore di carri scosse la terra.
Combatterono  terribilmente per sette giorni e sette notti senza sosta neppure per una sola ora, neppure per un minuto. "Devo assolutamente vincere!" - Pensò tra sé, Rama.
"Devo morire" - pensò invece Ravana.
Iniziò il duello duro tra i due combattenti coraggiosi ed ardenti, come nuvola contro una nuvola, fuoco contro fuoco. Rama cominciò col tagliare la testa di Ravana: tagliò la testa ma al suo posto immediatamente ne apparse una diversa, ne tagliò ancora un'altra ed un’altra ne apparve, continuò a tagliare centinaia di teste, ma apparvero altre centinaia di teste. Ravana era ancora vivo.
- Tu hai dimenticato – disse il cavallo sovrano a Rama – Ravana non si uccide con i colpi alla testa, lo devi colpire in altre parti del corpo, Rama allora scagliò una freccia di Brahma, la freccia della morte. Brahma stesso l’aveva creata insieme ad il dio del cielo, e dell'aria, Indra.

Rama lanciò questa terribile freccia che andò dritto al cuore di Ravana. L’arco cadde dalle mani di Ravana, che cadde a terra dal carro  senza vita. I soldati erano terrorizzati e si precipitarono fuori contro l'esercito in città, riempiendo l'aria con grida frenetiche.
Le scimmie trionfanti riempirono l'aria con grido gioioso. Il fratello di Ravana, quando lo vide tutto insanguinato con numerose ferite, fu preso da una profonda compassione. Si chinò sul cadavere di Ravana e mormorò in lacrime con amore intriso di amarezza:
- Fratello mio! Fratello mio infelice! Te l'avevo detto, ho cercato di convincerti, di lasciar andare Sita. No, tu non volevi ascoltarmi ed ora sei morto. Fratello mio! Fratello mio!
Anche i demoni hanno l'amore fraterno.

Quando seppero della distruzione di Ravana, sua moglie e migliaia di altre donne che vivevano nel suo palazzo, urlando, spaventate, si precipitarono da lui, tutta una folla di donne intorno al cadavere di Ravana e con lacrime e grida di dolore espresso tutto il loro dispiacere..

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Rama  commosso tentò di darle  conforto ed ordinò di eseguire la cerimonia funebre come di consueto.  La bara funebre era composta di rami di alberi preziosi, coperta di fiori, il corpo era lavato, purificato e spalmato con burro fatto di latte di antilope, cosparso di grano e coperto da rami di alberi da frutto. In onore del defunto furono uccisi alcuni animali, ed i bramini in lacrime  lessero le preghiere, il suo corpo  avvolto in un tappeto costoso fu dato alle fiamme. Mentre le fiamme divoravano il corpo di Ravana, Rama con il permesso del nuovo Re inviò nel palazzo Ganuma, per informare  Sita della vittoria e portarla da lui. Sita era così felice che a malapena riuscì a pronunciare poche parole.

- Nobile regina - disse Ganuma – la notizia gioiosa che ti porto è che abbiamo ucciso il demone mostruoso, ora sono il tuo servitore. Vuoi che uccida queste terribile bestie che ti insultavano, ti minacciavano e torturavano? Fammi questo favore. Sita pensò per un attimo, poi sorrise e disse:

- Nobile Re delle scimmie, non farlo. Dopo tutto, hanno ubbidito solo agli ordini del loro re. Quello che ho sofferto di loro, fu il riscatto dei miei atti malvagi. La mia sfortuna è stata la volontà del destino, sono una donna debole e posso perdonare i poveri schiavi. Ora ho un solo pensiero, un desiderio, ed una gioia che mi porti rapidamente dal mio brillante marito.

- No, regina, prima lava il viso, sistema i capelli, indossa un abito sfarzoso, siedi su un trono magnifico e poi, desideri tuo marito, se tuo marito desidera te.Sita fece proprio tutto questo. E vedendo Rama, gridò : "Marito mio!" - pronta a gettarsi su di lui. Ma Rama le inviò uno sguardo freddo e severo, nascose il viso tra i suoi vestiti per evitare le lacrime e le disse:
- Sita! Prima di abbracciarmi dimostra che nemmeno per un attimo il tuo cuore non si e’ separato dal mio, e che hai vissuto sempre con lui!
- Dimostrare! - gridò Sita con molta tristezza, amarezza e risentimento. – Non dimetichi Rama che io sono  figlia di un re, ricordati che tu mi conosci fin dall'infanzia, l'orgoglio, la vergogna, la bellezza del sentimento puro ci è sempre stato dentro di me, sono volontariamente andata con te in esilio nella foresta, dove persone vivono con belve e serpenti velenosi nel fango, nella sporcizia, al freddo e al caldo, nella fame e nella sete, bramando, e vagando. Non è vero forse? Dimostrare! Quindi ancora non conosci la mia anima? Se dubbiti nel mio amore per te, perché ti sei dato tanto da fare, ti sei esposto a tali pericoli, hai sofferto per tante ferite, e sparso tanto sangue? Avresti forse lasciato che le furie del male mi mangiassero pezzo per pezzo e mi avresti lasciato morire. Ora la mia vita è  tormento e vergogna. Ora che so, nobile eroe, non ho intenzione di vivere tale vita, quando non si ha né il rispetto né la fiducia che mi merito. Laxman! Prepara la bara: questo è il più sicuro rifugio dalla mia sventura!
Indeciso Laxman guardò negli occhi Rama e dall'espressione del suo volto, vide che voleva esporre Sita alla prova del fuoco. Crearono la bara. Sita si avviò verso la bara, fece un primo culto in onore degli dei, dopo i Bramini , e mettendo le mani secondo la tradizione, iniziò a pregare il dio del fuoco:

- Fuoco divino, tu che vedi tutto, scorri in tutte le creature e vivi nei nostri corpo, sei testimone che i miei pensieri non si sono mai allontanati da Rama, altrimenti prendimi!
Pronunciò queste parole, si inchinò ai piedi di Rama e entrò nella bara. Milioni di scimmie sollevarono un grido terribile, scoppiarono in lacrime. Le fiamme si accesero e si impadronirono di Sita, ma non toccarono il suo corpo. Il Dio del fuoco divenuto visibile, vivente,  prese Sita in braccio ed avvoltò nelle fiamme la portò nelle mani di Rama.

- Rama -  disse -  sua moglie è virtuosa: i suoi pensieri  sono sempre stati dedicati a Lei. Io ne sono  testimone,  il fuoco è in grado di vedere tutto ciò che è aperto e tutto ciò che è nascosto. Rama, senza alcuna ombra di dubbio è pieno di sentimento di gioia la prese nelle sue braccia. Poi venne dal cielo un grande carro nella quale si trovava Dasarata, il padre di Rama e Laxman. Rama, Sita e Laxman si inchinarono davanti a lui. Con gioia indicibile, li guardò, disse a loro parole benedette, invitò Rama nel regno, disse a loro parole di saggezza per vivere e regnare, raccontò il modo in cui scendono e salgono gli dei, poi iniziò a salire nello spazio infinito, e tutti in terra guardarono come scompare nelle profondità del cielo.
In quel momento, il dio del cielo, Indra, si rivolse a Rama e disse:
- Grande Re, siamo soddisfatti di te, dimmi che cosa il tuo cuore desidera?
Rama rispose:
- Signore del regno degli immortali! Se ti piace, soddisfare la mia richiesta: fa ritornare in vita tutte le scimmie, che sono cadute per me nella battaglia.
- Rama - Indra rispose – questo è un desiderio degno della tua generosità, i tuoi alleati si sveglieranno dal sonno della morte!
Improvvisamente nel campo di battaglia disseminato di cadaveri, scese la pioggia benedetta, le ferite si chiusero, le scimmie si balzarono in piedi e dalla sorpresa saltarono di gioia a vicenda.
Il nuovo re di Ceylon ringraziò a Rama, ordinò un carro magico, davanti a loro per portarli a casa in un attimo.
Rama, Sita e Laxman salirono sul carro e volarono in aria. I loro fedeli da lontano li videro. Il carro si fermò. Corse fino a loro e li circondarono. Rama corse a piedi da sua madre. Entrambi versavano  lacrime di gioia. Il fratello di Rama, in sua assenza governò il regno, prese due sandali e con le sue proprie mani li mise ai piedi di Rama. Le scimmie si precipitarono con vasi preziosi, decorati con tanti fiori.  Rama finalmente prese il suo posto sul trono d'oro.  Sita nobie donna vestita di un abito prezioso si sedette accanto a Rama.
Tutti, cortigiani, parenti, donne e uomini, tutte le scimmie ricevettero innumerevoli doni - un sacco pieno di vasi d'oro, pietre preziose, tappeti e tessuti rari, centinaia di buoi, qualche migliaio di mucche,  monete d'oro ed un popoloso villaggio. Sita si tolse le perle, una collana di perle e di pietre preziose, regalo di Rama e poi guardò Rama. Rama lesse nel suo pensiero:
- Nobile donna! Dona questa collana ad un eroe, chi ti ha reso felice, che ha dimostrato coraggio, e la forza della  sua mente.

E la regina dagli occhi neri, irradiata di una bellezza celeste, affascinante in tutti i suoi movimenti, diede a  Ganuma, il figlio del vento, la collana. Ganuma pianse di gioia.
- Ganuma, re delle scimmie - disse Rama. - Io ancora non ti ho ricompensato adeguatamente, dimmi cosa vuoi?
- Mio Re, eroe invincibile, marito splendente di saggezza e giustizia, dammi solo un regalo: che la mia anima non lasci il corpo fino  quando il mio nome sarà ricorato sulla terra di Rama. Sarebbe per me la cosa preziosa e non ci può essere niente di più prezioso al mondo!
- Col potere divino a me concesso - Rama ha risposto, - io ti do questo dono, e la felicità scenderà su tutti voi, sarai sempre sano, i giovani avranno la forza fino a quando la terra si manterrà sul mare e le montagne.
Il figlio del Vento si inchinò a Rama in segno di saluto e partì. Si innalzò tra le nuvole, con milioni di suoi sudditi verso il loro regno tra montagne piene di oro e pietre preziose, foreste e valli piene di frutta, sempre in fiore e fragranza, fiumi rinfrescanti e torrenti di luce, con il mormorio di voci che si fondevano con gli uccelli dalle piume brillanti, come fiori luminosi di loto splendevano in aria, come gocce di pioggia d'oro. Su tutta la strada si parlava solo di Rama.
Quando si furono tutti allontanati, Rama disse a Laxman:
- Fratello, governa il regno con me, e tutto andrà bene.
E cominciarono a governare insieme il regno. Tutto andava in modo splendido : tutti erano ben nutriti, avevano abbondanza di pane, e qualsiasi altra ricchezza, nessuno toccava l’altro, il furto non esisteva ; i giovani non morivano prima di anziani, non c’erano malattie, dolore, si viveva fino a centinaia di anni, e  felicemente. Gli alberi non si seccavano, non marcivano dalle intemperie per il calore o il freddo, i fiori e frutti fiorivano senza sosta, la tempesta non infuriava, ed i venti erano tranquilli, piacevoli ma soprattutto - i fratelli  regnavano con saggezza e giustizia. I fratelli erano molto spesso generosi, facevano sacrifici  e davano ricchi doni ai bramini.

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Libro 1 - Bala Kanda(libro dell'infanzia)

Libro 2 - Ayodhya Kanda (libro di ayodhya)

Libro 3 -  Kiskindha Kanda(libro della caverna della Kiskindha)

Libro 4 -  Aranya Kanda (libro della selva)

Libro 5 - Sundara Kanda (libro bello)

 

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