Respirazione dell’”Om”
Di tutti i mantra, l’Om” è il più completo e viene definito il "suono" per eccellenza.
La sua pronuncia è formata da tre suoni combinati che creano all'incirca il suono delle lettere “AUM”. E’ molto difficile rendere un'idea precisa di tale suono, perché è solo ascoltandolo che se ne percepiscono sensazioni ed emozioni ad esso collegate. Poiché la visione simbolica della realtà permea di sé tutta la vita del mondo orientale, il numero tre, che si è visto caratterizzare le fasi del pranayama, si ritrova anche nell’Om, il quale è un suono “trino”, di cui la prima parte corrisponde al corpo materiale, allo stato di veglia, alla vita terrena; il secondo corrisponde all'anima, allo stato di sogno, al mondo intermedio delle manifestazioni; la parte finale si lega allo spirito, allo stato di sonno profondo, al mondo della trascendenza.
Si tratta della suddivisione in tre parti che è sempre stata adottata per descrivere l'unicità della vita umana, ossia quella costituita di corpo, mente e spirito.
Il mantra Om è uno dei tanti strumenti adottati nella cultura induista per assecondare il soddisfacimento di quel bisogno ossessivo-compulsivo di perfezione, di purificazione e di armonia con l'universo. Esso è quindi un suono che porta alla sintonia perfetta con la vibrazione cosmica. Come tutti i mantra, non è sufficiente pronunciarlo, ma occorre avere un animo religiosamente sottomesso e un amore incondizionato e cieco verso la totalità; solo in questo modo il suono potrà raggiungere i piani più elevati.
Così come, sul piano biochimico e materiale, gli esseri umani devono assorbire sostanze nutrienti che forniscono una energia “materiale”, ossia di sostegno ai processi fisiologici, così devono assorbire prana come energia altrettanto essenziale per la vita, ma rivolta al sostegno della vita mentale e spirituale. Si tratta della intuizione secondo la quale gli esseri umani non si nutrono esclusivamente di cibo in senso stretto, ma anche di emozioni, di affetti, di sentimenti, di idee, di pensieri e quindi di tutti gli stimoli con i quali entrano in relazione. Naturalmente, questa alimentazione in senso più ampio di quello strettamente biochimico può essere adottata in maniera razionale e scientifica, come descritto nei corsi dell'Università popolare che hanno per oggetto l'alimentazione psicosomatica.
Data la cultura e il contesto storico, l'induismo non poteva che applicare questa intuizione alla pratica quotidiana se non attraverso strumenti perlopiù simbolici, e quindi sostanzialmente inutili dal punto di vista pratico. In altri termini, una cosa è “caricarsi” di energia costruendo una relazione con l'ambiente fatta di cultura, di apprendimento, di studio, di ricerca, di confronto tra differenti posizioni concettuali, di esperienze aventi per oggetto ogni aspetto della vita umana (attività fisica, sportiva, sessuale, sociale, coltivazione dell'interesse per l'arte, per la filosofia, per la scienza) e ben altra cosa è limitarsi a "caricarsi" di prana attraverso la recitazione di mantra, la meditazione e la respirazione.
L'esercizio che qui si descrive prevede che esso vada svolto a digiuno e indossando abiti molto comodi (riteniamo inutile, a questo punto, sottolineare via via gli aspetti simbolici di queste prescrizioni). La colonna vertebrale deve essere ben diritta in modo che il torace, il collo e la testa risultino bene in linea. La posizione ideale è quella del "fior di loto”, ma ognuno può assumere una posizione secondo le possibilità fisiche personali.
Si socchiudono gli occhi e si eseguono alcune respirazioni profonde inspirando dal naso, trattenendo l'aria per qualche secondo ed espirando dalla bocca con un pochino di forza, visualizzando contemporaneamente il colore azzurro e indirizzando i pensieri sull'amore altruistico.
Ora, mentalmente, oppure con la voce, si pronuncia il mantra “Om”. Questo suono deve coincidere con il respiro e deve simboleggiare il prana che entra nella mente e nel corpo dall'immenso serbatoio cosmico dell’universo.
A questo punto si espira più aria possibile e, occludendo con il dito pollice della mano destra la narice destra, si inspira dalla narice sinistra in un tempo di circa quattro secondi. E’ importante cercare di visualizzare di aspirare il prana e di inviarlo attraverso il lato sinistro del corpo, giù nella colonna vertebrale. Ora si trattiene l'aria inspirata per circa 16 secondi, mentre si pensa al prana che si diffonde in tutti gli organi e le cellule del corpo, come se fosse un gas di colore bianco lucente.
A questo punto si occlude con il dito mignolo la narice sinistra e si esala dalla destra l'aria immagazzinata. Si ripete nuovamente il ciclo, iniziando però l'inspirazione da quest'ultima narice (destra) mentre si pensa al mantra Om con il seguente accorgimento specifico: la A nell'inspirazione, la U nella ritenzione e la M nell’espirazione.
Tratto dal libro: Manuale di pranoterapia di Davide Lamberti, Guido A. Morina