In memoria ad Antonio Gelsomino
Thursday, November 21, 2024

Basilica Santi Silvesto e Martino ai Monti - asterischi storici

basilica-storia

LA BASILICA

I.    ASTERISCHI STORICI

La storia della basilica dei SS. Silvestro e Martino ai Monti copre un arco di tempo che va dall’inizio del secolo VI ai nostri giorni.
I dati principali possono essere così schematizzati:
* Verso il 509 papa Simmaco fa edificare – sopra il titolo di Equizio – la basilica, dedicandola a S. Martino.
La basilica viene detta poi anche comunemente di S. Silvestro.
Restaurata nel 772, da Adriano I, sembra che avesse dodici arcate ricoperte d’argento al pari della confessione e del ciborio dell’altare maggiore.
Di essa son rimasti alcuni capitelli (usati nell’attuale basilica); un certo numero di tegole (riutilizzate nel tetto dell’attuale basilica e ora deposte in un locale del titolo); e forse tre colonne (quella in sagrestia e le due che si trovano ora nel titolo).

 


* Nel 844-847: demolita la basilica precedente, Sergio II, assunto dal titolo di Equizio al soglio pontificio, fa costruire la basilica attuale.
L’opera di decorazione viene completata dal suo successore Leone IV. L’edificio nella sua struttura fondamentale è giunto fino a noi. All’esterno si presentava in modo semplice; la sommità dell’abside, secondo la moda del tempo, recava modiglioni e mascheroni; la facciata dava su un piccolo atrio.
All’interno il tempio era diviso in tre navate da due file di colonne (in tutto 24) di marmo cipollino, pavonazzetto, bigio e imezio, prese probabilmente dalle vicine terme di Traiano; dei 24 capitelli – che hanno poi sentito la forza dello scalpello seicentesco – ben 16 provengono dalla precedente basilica di Simmaco.
L’altare maggiore, sormontato da un ciborio sorretto da quattro colonne, era situato più avanti dell’attuale; anche il presbiterio era di dimensioni più vaste dell’attuale e nel suo perimetro vi erano due amboni.
Sotto l’altare maggiore vi era una cripta di tipo semianulare, più piccola dell’attuale, con accesso dalle navate laterali; in essa vi era la cella con le reliquie di martiri e santi traslate dalle catacombe di Priscilla per volere di Sergio II.
L’abside era decorato con uno splendido mosaico.
Tracce di affreschi, con oranti o colombe posate sui fiori e fili d’erba, della decorazione fatta sotto il pontificato di Leone IV si possono osservare in alcuni punti tra il soffitto ligneo attuale e le travi del tetto.

* 1201: il cardinale titolare Uguccione fa restaurare gli amboni.

* Prima metà del sec. XIII: vengono compiuti (prima del 1227), alcuni restauri nella basilica in occasione dei lavori fatti eseguire dal card. Giacomo Guala Bicchieri nell’annesso monastero.
Verso la metà del secolo la basilica viene affidata al clero secolare.

* 1299: Bonifacio VIII concede la basilica, di cui era stato titolare, ai Carmelitani.
* 1555-1559: il cardinale titolare Diomede Carafa fa rinnovare completamente la pavimentazione in mattoni, togliere gli amboni, erigere una cancellata nel coro, porre i vasi per l’acqua santa.
Si dà anche mano ad opere di pittura, particolarmente nell’abside. All’esterno è costruita una piccola vela con campane (poi demolita) e restaurato il tetto.
Per interessamento dello stesso cardinale viene rimessa la stazione quaresimale nella basilica; stazione persa antecedentemente a favore di S. Silvestro in Capite.

* 1560: il cardinale titolare S. Carlo Borromeo fa costruire il soffitto ligneo a cassettoni.
Tale soffitto è rifatto completamente nel 1650 dal p. Giovanni Antonio Filippini, e restaurato successivamente nel 1741 e nel 1870.

* 1575: su ordinazione del cardinale titolare Paleotto si rifanno due porte d’ingresso. La porta d’ingresso a nord in fondo alla navata di destra è del 1587.

* 1635-1664: il carmelitano p. Giovanni Antonio Filippini, il “grande mecenate” della basilica che ha posto ovunque la propria aquila bicipede, restaura e trasforma il tempio nella forma attuale.
L’opera è grandiosa e costa più di 80.000 scudi.
Il Filippini fa ricorso a una vera équipe di artisti: Filippo Gagliardi (detto il Bizzarro, o Filippo delle prospettive), al quale è affidata la direzione del piano di rinnovamento; Gaspare Dughet, Fabrizio Chiari (detto Tittarella), Giovani Angelo Canino, Matteo Piccione, Giovanni F. Grimaldi (detto il Bolognese), Jan Miel, Pietro Testa (detto il Lucchesino), Giuseppe Greppi, Galeazzo Leoncino, il Baglione, Paolo Naldini, Giovanni Battista Barettello.
Il capo mastro muratore è il milanese Angelo Fontana.
Le soluzioni date dal Gagliardi per l’opera voluta dal Filippini mirano con mezzi prospettico-dimensionali a porre in evidenza l’elemento sacro e a dare rinnovata dignità formale e respiro spaziale alla chiesa.
Gli interventi eseguiti sono: su ogni lato della navata centrale sono aperti tre grandi finestroni, mentre sono chiuse le finestre medievali; le pareti divise in settori, sono adornate seguendo uno schema ritmico i cui elementi sono, oltre le finestre: stucchi, prospettive, medaglioni e nicchie con statue di santi; tre cantorie sono innestate per ogni lato della trabeazione il cui fregio è composto da simboli biblici e da riferimenti ai martiri.
Sui capitelli delle quattro colonne centrali d’ogni lato della navata, il fregio è interrotto da medaglioni in stucco dorato: quattro con simboli del Vecchio testamento e quattro con quelli degli Evangelisti.
Il pavimento è abbassato di quasi 80 centimetri e gli zoccoli delle colonne sono rivestiti con lastre di marmo nero.
Le pareti delle navate laterali vengono decorate con affreschi, mentre sono rinnovati o fatti “ex novo” quasi tutti gli altari, con relative tele e fregi.
Sempre ad opera del Gagliardi viene rifatta completamente la cripta sotto l’altare maggiore; ciò comporta la soppressione delle scale laterali, l’apertura della scala centrale, lo scavo del nuovo progetto, la scala e il passaggio per il titolo, la decorazione con stucchi delle volte e l’abbassamento del livello in corrispondenza a quanto già fatto nella chiesa.

* 1664-1676: si procede alla costruzione della nuova facciata, a due ordini e timpano, con stucchi di Stefano Castelli.
Restauri negli anni 1870 e 1963.

* 1714: viene costruito l’attuale campanile a vela.
Le tre campane sono rispettivamente del 1714, 1823 e 1908.

* Dopo il 1756: viene chiusa la finestra centrale della cripta.

* 1780: per ordine del cardinale titolare Francesco Saverio Zelada sono dorati alcuni capitelli per ogni lato del presbiterio, le cornici di affreschi e sono aggiunte decorazioni al soffitto.

* 1787: viene interamente rifatto il pavimento, in marmo e mattoni, su disegno di Francesco Belli.

* 1793-1795: è rifatto l’altare maggiore ad opera del Belli, mentre Cavallucci, Micochi e Feodrani rinnovano completamente la decorazione e le pitture dell’abside.
Viene anche ristrutturata la cappella del Carmine sotto la direzione di Andrea De Dominicis.

* 1945: viene restaurata la scalinata (settecentesca?) d’accesso alla basilica di via Giovanni Lanza.

* 1954-1955: si eseguono nella cripta i seguenti restauri: il rifacimento del pavimento marmoreo e la ripresa degli stucchi delle volte, specialmente intorno alle lunette verso la chiesa.

·    1964-1972: sono eseguiti numerosi restauri nella chiesa: la serie degli affreschi del Dughet (1964), delle tele degli altari laterali (1968-70), la ripresa dei soffitti e relative decorazioni delle navate laterali e loro tinteggiatura (1970) e il ripristino dell’intero pavimento (1971-72).



Tratto dall’elaborato:
IL TITOLO DI EQUIZIO E LA BASILICA DI S. MARTINO AI MONTI,
redatto a cura di Emanuele Boaga,
per la Basilica Santi Silvestro e Martino ai Monti
Via del Monte Oppio 28 - 00184 ROMA
tel. 06-47.84.701 - fax 06-47.84.70.63
e-mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Parrocchia del Settore Centro - Prefettura V - Rione Monti - 1º Municipio
Titolo presbiterale: Card. Kazimierz NYCZ
Affidata a: Carmelitani (O. Carm.)
Attuale Parroco:P. ADRIAN GHIURCA (O. CARM.)

 

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