Il sepolcro di Priscilla
- La storia
Di fronte alla chiesa del “Domine Quo Vadis”, al bivio tra la Via Appia Antica e la Via Ardeatina, parzialmente nascosto da due edifici che insistono sulle sue strutture, sorge un antico sepolcro romano del tipo a tumulo su podio quadrangolare .
E’ la tomba che Tito Flavio Abascanto, influente liberto dell’imperatore Domiziano fece erigere, nei suoi terreni presso il fiume Almone, per la moglie Priscilla prematuramente scomparsa. La legge romana non consentiva di seppellire entro le mura urbane. Era, quindi, abitudine delle famiglie aristocratiche edificare i propri sepolcri lungo le strade consolari, in prossimità della città, spesso all’interno delle loro proprietà suburbane. La monumentalità delle tombe egizie era il segno del prestigio delle diverse famiglie romane per chi accedeva alla città del suburbio.
Il poeta Stazio (Silvae, V. 1) fornisce un dettagliato racconto dei funerali della giovane Priscilla. Le sue spoglie, imbalsamate ed avvolte in vesti di porpora, furono deposte in un sarcofago di marmo ed i suoi tratti furono riprodotti in statue dalle sembianze di dee ed eroine della mitologia greco-romana sistemate all’interno del sepolcro.
Il sepolcro, rimasto nascosto per decenni alla vista di quanti percorrevano la via Appia Antica, è tornato, grazie alla collaborazione tra il Parco Regionale dell’Appia Antica e la Sovrintendenza Comunale, ad avere il ruolo centrale che gli spetta. Ben visibile dall’area delle Catacombe di S. Callisto, con la sua presenza introduce alla passeggiata monumentale dell’Appia Antica.
Il sepolcro ieri e oggi
I ruderi del monumento sono oggi parzialmente celati tra i due casali moderni. Uno prospiciente la via Appia , probabilmente di origine medievale, si sviluppa su due livelli con un ampliamento sul lato meridionale effettuato alla fine dell’800. Il secondo, sul lato opposto del podio del sepolcro, di cui nasconde l’antico ingresso, è più recente ed ingloba due o più costruzioni antiche (Catasto Gregoriano). Il Sepolcro, la cui costruzione viene fatta risalire alla seconda metà del I secolo d.C. aveva pianta quadrangolare di oltre venti metri di lato ed era rivestito in opera quadrata di travertino. Oggi è ancora conservata parte del nucleo in opera cementizia del podio originale.
Al di sopra di esso si ergevano due tamburi cilindrici, in opera reticolata di tufo. In quello superiore si aprivano le 13 nicchie nelle quali erano collocate le statue di Priscilla. Al centro del tamburo sorge una torre medioevale, comunemente nota come “Torre Petro”, sopra un irregolare basamento quadrato. Alta circa sei metri e costruita rozzamente con vario materiale di spoglio, testimonia la trasformazione del sepolcro in fortificazione già a partire dal XI secolo. Attraverso i sotterranei del casale che celano l’accesso originario del Sepolcro si raggiunge il corridoio antico, coperto da una volta a botte immette nella cella funeraria.
La cella, anch’essa coperta da una volta a botte, era rivestita in opera quadrata di travertino, come testimoniano alcuni blocchi residui. Sulle tre pareti si aprono nicchie per la deposizione dei sarcofagi, infatti Priscilla, come ricorda Stazio, fu imbalsamata secondo l’uso orientale e non cremata secondo il costume funerario dell’epoca. L’interno del sepolcro è stato fatto oggetto di vari interventi edilizi. Fino agli anni ’60 era usato come “caciara” per la stagionatura dei formaggi e le strutture lignee, funzionali a tale uso, si addossano ancora oggi alle strutture murarie.
Il progetto di recupero
La sovrintendenza Comunale ha di recente avviato un programma di recupero e valorizzazione dell’area archeologica del Sepolcro di Priscilla.
L’intervento concordato con il Parco Regionale dell’Appia Antica, inserito in un più ampio accordo di collaborazione tra Ente Parco e Sovrintendenza, è stato finalizzato a fermare il degrado delle strutture.
Si è deciso di intervenire con azioni poco invasive. Grande attenzione è stata fatta nella scelta dei materiali sia per quanto riguarda i criteri di compatibilità, sia per ottenere il miglior effetto visivo e allo stesso tempo il miglior risultato tecnico. Rimosse tutte le essenze erbacee che ne coprivano le pareti, si è proceduto al trattamento di bonifica dalla vegetazione infestante. La seconda fase dei lavori è stata dedicata alla rimozione degli accumuli di terreno e a piccole demolizioni di alcune aggiunte moderne in muratura, che nascondevano il sepolcro.
Recuperato il livello pavimentale antico, sono state ripulite le pareti interne riportando alla luce i blocchetti di tufo originari. Per rendere fruibile al pubblico il sepolcro si è reso necessario mettere in sicurezza la torre medioevale che insiste su di esso.
Un lavoro che consente,oggi, di poter godere del monumento nella sua interezza; una passerella permette di accedere alla parte centrale (tamburo interno) dove è possibile riconoscere il retro delle nicchie che contenevano in origine le statue dedicate a Priscilla.
“… ammassati in una interminabile fila passano tutti i balsami che la primavera d’Arabia e di Cilicia produce, i profumi della Sabea, le messi dell’India destinate ad essere bruciate, l’incenso delle divinità, le essenze di Palestina e d’Israele, lo zafferano di Corico ed i germogli di mirra. Essa (Priscilla) giace su un alto letto funebre costruito dai Seri (in Cina) ed è ricoperta da una coltre di stoffe di Tiro…”
Stazio, Silvae (V.1)
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