Atto di violenza alle porte di Roma
Anno 2009_02 Luglio
Il 2 Luglio, la LIDU, di fronte al sostanziale silenzio della stampa più accreditata sui brutali maltrattamenti e soperchierie di cui sono stati vittime 4 profughi nordafricani, “residenti”, nella fattispecie è proprio un modo per non dire “reclusi”, nel campo di prima accoglienza, ovvero Centro d’Identificazione ed Espulsione (CEI) di Ponte Galeria, località prossima a Roma, prende posizione in materia ed, attraverso un accorato comunicato-stampa, informa l’opinione pubblica dell’accaduto, sollecitando, altresì, un intervento del Presidente della Repubblica.
Non solo, se la vicenda verrà confermata, di fronte al comportamento della Polizia di Stato (pare che i quattro, in attesa di ricevere risposta ad una richiesta d’asilo, inoltrata attraverso la Croce Rossa Italiana, e quindi, assolutamente “intangibili” ed intrasferibili, prima della pronuncia di merito delle autorità, siano stati malmenati, in quanto oppostisi all’atto di sopraffazione, e trascinati via, per non si sa dove, da un gruppo di agenti, in assetto di contro-sommossa, ovvero dotati di caschi e manganelli), la LIDU si riserva d’inoltrare, assieme al C.I.R. (Consiglio Italiano per i Rifugiati), formale protesta-denuncia al Ministero degli Interni.
A prescindere dal fatto che, per noi, una società sana dovrebbe essere ben in grado di accogliere, controllare e metabolizzare coloro che, per fame o per ragioni d’incolumità personale, affrontano, in cerca di “sopravvivenza” e di libertà, più che avventurosi percorsi verso Paesi in cui almeno i Diritti Primari dell’Uomo siano salvaguardati, la notizia di ieri, relativa ad un grave “accadimento” che sarebbe avvenuto presso il campo di prima accoglienza (CEI) di Ponte Galeria, alle porte di Roma, non solo ci sembra incredibile, ma, se confermata, sarebbe da qualificarsi come un vero e proprio atto di inaudita violenza.
Atto di violenza tale che avrebbe dovuto, senz’altro, indurre la stampa più qualificata a trascurare l’insulsa moda del gossip più sbracato per darne documentata informazione ai suoi lettori.
Purtroppo, così non è stato, per cui, nel “silenzio” pressoché totale dei mass-media, è passato il fatto che, nella giornata di ieri, appunto, nel Campo di Ponte Galeria, in cui, al momento, lo stato di fibrillazione generale è ai limiti del parossismo, si sarebbe introdotto in assetto da contro-sommossa, ovvero dotato di caschi e manganelli, un gruppo di agenti di polizia con il compito di trascinare via ben quattro “profughi” nordafricani che, avendo presentato, attraverso la Croce Rossa Italiana, regolare domanda d’asilo, si trovavano colà, in attesa di risposta.
Anche se stentiamo a credere, come già, comunque, qualcuno afferma, che l’accaduto sia conseguenza diretta della recentissima pronuncia della Corte di Cassazione, in base alla quale, non può fare richiesta di asilo chi si trovi nella condizione di non poter dimostrare d’avere una fissa dimora, le modalità con cui la Polizia avrebbe agito sono senz’altro da vituperare (i quattro “malcapitati”, a motivo del fatto che si sarebbero opposti con tutte le loro forze, sarebbero stati letteralmente trascinati via con la forza, per non si sa dove).
Inoltre, se l’irruzione nel campo discendesse veramente dalla citata sentenza, ci troveremmo di fronte ad un “caso” di evidente contrapposizione tra deliberati giurisprudenziali ed operato degli organi esecutivi, in quanto riteniamo non ci sia, ai fini della garanzia di una fissa dimora, un luogo più certo, garantito e “certificato” di un Campo CEI.
Alla luce di quanto sopra, riservandoci di inoltrare, assieme al CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati), formale protesta per l’accaduto, al Ministero degli Interni, ci permettiamo di appellarci alla sensibilità del Presidente della Repubblica perché questo vulnus alla condizione di sostanziale inermità dei quattro Nordafricani, alla totale mercé dei “mandatari” d’un Esecutivo proditoriamente “imbestialito” in materia di accoglienza, venga rimosso e sanato.
I primi giorni di Luglio, inoltre, il Presidente della LIDU, sulla base del giudizio profondamente negativo espresso dagli organi dell’associazione, in merito alla legge, definita “Pacchetto Sicurezza”, alla firma del Presidente della Repubblica, scrive al supremo “garante” della Nazione di non firmare una norma che, connotandosi, nel complesso, come profondamente ingiusta e discriminatoria, nonché sostanzialmente inutile rispetto ai fini che si propone, appare anche vessatoria dei Diritti più elementari dell’uomo in quanto surrettiziamente concepita per ostacolare, ad oltranza e comunque, ogni tentativo d’integrazione nel nostro contesto sociale, in situazione, tra l’altro, di preoccupante deficit demografico, di persone complessivamente inermi ed abbisognevoli di solidarietà morale ed economica. Persone che, se saggiamente integrate, possono ben diventare utili e laboriose per se stesse e per l’intero Paese, che ama tanto definirsi antirazzista.
Egregio Signor Presidente, è alla Sua firma, per essere promulgato come legge dello Stato, un provvedimento di assoluta xenofobia e razzismo, ovvero quello su immigrazione e sicurezza (il cosiddetto “Pacchetto sicurezza”) che, cercando di “falcidiare”, indiscriminatamente e senza un minimo di perequazione e giustizia, i flussi migratori che interessano il nostro Paese, contiene norme assai vessatorie nei confronti delle persone più povere e disperate che albergano in questo mondo; sperequato quanto mai in termini di disponibilità di mezzi, prerogative di vita ed aspettative di benessere e democrazia.
I contenuti di questa norma, sia presi singolarmente che nella loro globalità, sono, più o meno, tutti contrari ai Principi fondativi della nostra Costituzione, che attinge, in larga parte, alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite, a Parigi, il 10 Dicembre 1948.
Dichiarazione che, messa ormai alle spalle la tragedia della guerra, del razzismo, dell’olocausto e dell’affermazione felina delle più bieche dittature, aprì i cuori alla speranza di una società mondiale che, improntata alla Democrazia ed alle più ampie libertà del cittadino, senza discriminazioni di sorta, prefigurava un futuro di pace, giusto e solidale, libero dalla fame e dalle miserie.
Se, in base alle sue più intime convinzione circa i supremi valori di eguaglianza, libertà e fratellanza, di cui spesso ci parla, ed alle prerogative di cui gode quale Capo dello Stato, può soddisfare questa nostra pressante richiesta di giustizia (che nasce dal cuore prima che dalla mente), lo faccia senz’altro e senza indugi.
Si erga a “paladino” dei più deboli ed eviti che questo Disegno di Legge possa, in futuro, essere ricordato come protervo atto di brutale sopraffazione nei confronti di popolazioni che, in quanto sostanzialmente “marginali”, per natura, condizione di nascita e luogo d’origine, sic rebus stantibus, non possono far altro che subire ogni tipo di violenza e discriminazione, morale, sociale ed economica, che le peggiori “componenti” di questa nostra società intendono “perpetrare” a loro danno.
Se questo, non ostante tutto, non Le sarà possibile, sicuri che avrà, comunque, cercato ogni “strada” per impedire che si compia questo “scempio” umano, nel ringraziarLa per tutto ciò che avrà voluto e potuto fare per questa causa, al contempo, laica e santa, molto distintamente La salutiamo.
- Alfredo Arpaia
Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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