Classi differenziate
Anno 2008_06 Novembre
Il 6 Novembre, la LIDU, prendendo posizione contro la prospettata ipotesi di istituire, per la popolazione scolastica di base, “classi differenziate”, basate su criteri di nascita e di provenienza, mentre manifesta piena approvazione e solidarietà all’iniziativa del “CIDI ONLUS”, sodalizio che, per primo, ha denunciato questo tentativo discriminatorio a danno dei bambini di diversa etnia, provenienza e potenzialità apprenditive, rivolge anche, insieme ad altri organismi, parimenti preoccupati d’ogni tipo di discriminazione culturale e razziale, un appello alla Presidenza del Consiglio, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, al Presidente della Camera dei Deputati ed a quello del Senato della Repubblica, acciocché il governo desista dall’”insano” proposito.
Con ciò manifestando, da una parte, “categorica” contrarietà a qualsiasi forma di separazione tra alunni della scuola pubblica italiana su base etnico-culturale, e, dall’altra, proponendo l’applicazione di “criteri” d’indirizzo, utili ad avviare e consolidare, in materia, una piena integrazione.
Di questa sua posizione, la LIDU, come si può ben vedere dall’insieme delle “comunicazioni” che seguono, informati doverosamente gli associati, rende anche conto, con specifica lettera, al soggetto promotore dell’iniziativa.
Cari iscritti e simpatizzanti, sollecitati, dall’associazione “CIDI ONLUS”, a “prendere posizione” in merito alla mozione, approvata, il 14 Ottobre scorso, dalla Camera dei Deputati nell’ambito del D.L. 137 dell’1/9/2008, che prevede l’istituzioni di classi ed insegnamenti differenziati, in base a criteri etnici di provenienza e di nascita, abbiamo ritenuto di esprimere la nostra piena solidarietà all’iniziativa di protesta per l’annunciato provvedimento governativo, inviando al sodalizio che ha redatto il documento di dissenso e che, per primo, lo ha firmato e sottoscritto, la lettera che segue.
Il Presidente, Alfredo Arpaia
Spett.le “CIDI ONLUS”– ROMA,
La sottoscritta Associazione Nazionale dei Diritti dell’Uomo, con riferimento al documento-appello inviato da codesto sodalizio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nonché ai Presidenti di Camera e Senato, ritenendo gravemente “discriminatoria” l’”iniziativa” del governo, tesa ad istituire classi ed insegnamenti “differenziati”, su base etnica, tra alunni italiani ed alunni stranieri, esprime piena adesione alle motivazioni di rigetto che vi hanno indotto a scriverlo ed a diffonderlo, chiedendo solidarietà a tutte le associazioni che ritengono sacri ed inviolabili i valori fondamentali dell’uomo e del cittadino, proclamati, per ultimo, nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo dalle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948.
In base a questo, poiché la nostra associazione, pur nel contesto dei valori primari di cui sopra, ritiene assolutamente prioritario il diritto all’uguaglianza ed alla parità di diritti e di doveri fra gli uomini (come codificò, già a metà dell’800, Giuseppe Mazzini), senza differenze di razza, d’opinione, di pensiero politico e di credo religioso, ritenendo ancor più legittima la vostra “riprovazione” per ogni tentativo discriminatorio, specialmente se perpetrato a carico di bambini tanto inermi quanto in procinto di formarsi per diventare uomini e cittadini, a tutto tondo, di questo Paese, non solo vi comunichiamo il nostro più incondizionato appoggio ma provvederemo anche ad inserire, con questa premessa, l’intero contenuto del vostro appello, nel nostro sito, www.liduonlus.it.
[Appello]
Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
In relazione alla mozione approvata il 14 Ottobre 2008 dalla Camera dei Deputati nell’ambito del Decreto Legge n.137 del 1° Settembre 2008, i Firmatari dell’Appello esprimono una categorica contrarietà a qualsiasi forma di separazione fra gli alunni della scuola pubblica italiana su base etnica, sia che questa separazione avvenga in “classi di inserimento”, sia che si espliciti sotto qualsiasi altra forma di discriminazione, anche se definita “transitoria”.
Tale mozione è, infatti, in assoluta controtendenza con la cultura d’integrazione della scuola italiana, la quale ha, nel tempo, maturato metodi, strategie e supporti che la rendono unica nel panorama europeo e mondiale nel campo della formazione e della istruzione.
Nelle “classi di inserimento”, o comunque le si voglia definire, l’aggregazione di alunni di diversa provenienza culturale e di diversa età anagrafica rischia, di fatto, di “segregare” gruppi di bambini ed adolescenti, tra l’altro per periodi di tempo indefiniti.
Come sarà possibile integrare in un contesto di apprendimento alunni che, pur avendo imparato tecnicamente la lingua italiana, nulla hanno vissuto dell’aspetto relazionale affettivo, che è sempre implicito in un percorso di apprendimento/insegnamento?
Di fatto, l’acquisizione della lingua avviene nel contesto della relazione interpersonale e di gruppo che caratterizza una classe scolastica.
La ferma contrarietà dei Firmatari si estende pure alla possibilità, anch’essa prevista dalla suddetta mozione, di non consentire, in ogni caso, ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 Dicembre di ogni anno.
Si tratta di una scelta che va contro la Convenzione dei Diritti dell’infanzia e la Costituzione Italiana, che sanciscono il diritto soggettivo dei minori, presenti sul territorio nazionale, a frequentare la scuola pubblica.
Un fermo no è espresso anche riguardo alla previsione di insegnamenti speciali per gli alunni stranieri, quali, ad esempio, i corsi di “educazione alla legalità e alla cittadinanza”, considerato che non vi è motivo di pensare che i bambini stranieri ne abbiano maggiore necessità rispetto a quelli italiani, poiché non si può presupporre che i primi siano “naturalmente” più propensi alla “devianza” rispetto ai secondi.
Nel ribadire la ferma disapprovazione circa i contenuti della mozione, i firmatari propongono alcuni elementi utili ad avviare o consolidare, nella scuola, una piena integrazione.
Si tratta, infatti, di:
- distinguere e, semmai, differenziare gli interventi nella Scuola Primaria e Media Inferiore da quelli delle Scuole Superiori e Licei;
- considerare le sperimentazioni già in atto (sostenute, tra l’altro, da Amministrazioni comunali e regionali) nell’ambito delle quali il problema della lingua viene affrontato e risolto, senza privare gli alunni di un processo di apprendimento significativo;
- monitorare tali esperienze, per diffonderle più estesamente, facendo attenzione a rispettare i diversi contesti ambientali;
- distribuire le presenze straniere nelle classi, rispettando la territorialità, in modo da non creare gruppi in cui la presenza di Italiani sia minoritaria;
- recuperare e valorizzare il percorso scolastico pregresso dell’allievo straniero (anche se non parla l’Italiano, non vuol dire che non capisca niente e non sappia niente);
- usare le discipline scolastiche come strumento per un’educazione alla conoscenza, che tenga conto dell’ampiezza e dell’estensione dei “saperi”, nonché delle interconnessioni che esistono in tutti i campi delle attività umane;
- attivare, concretamente, l’inserimento ed il successo scolastico di tutti gli allievi, creando, al tempo stesso, spazi di coesistenza educativa, mettendo in grado tutto il personale della scuola, in particolare i docenti, di far ricorso a nuovi strumenti professionali, e di apprendere, attraverso un’adeguata formazione, modalità metodologico-comunicative che tengano conto di tutte le diversità presenti nelle classi;
- attivare “laboratori” di sostegno linguistico anche fuori orario di scuola, ma ad essa organicamente agganciabili, in collaborazione con organismi e strutture dell’extrascuola specializzati;
- mettere a disposizione delle scuole le risorse finanziarie necessarie per attuare tali percorsi.
Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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