Episodi di violenza compiuti contro la comunità nomadi
Anno 2008_27 Settembre
Il 27 Settembre, la LIDU, informata dal professor Marco Brazzoduro, docente all’università “La Sapienza” di Roma, nonché nostro “speciale” referente per le problematiche relative ai Rom, di cui è notoriamente esperto, di alcune pesanti prepotenze e soperchierie perpetrate a danno di un gruppo di nomadi in quel di Bussolengo di Verona, prende posizioni in proposito, non solo stigmatizzando, com’è sua consuetudine, i fatti incresciosi, ma emettendo anche un duro comunicato-stampa.
Nella fattispecie, autori degli inauditi soprusi e violenze, anche a danno di minori, “praticati” in un parcheggio ed all’interno di una caserma, sarebbero stati i carabinieri del luogo.
Purtroppo, a volte, data la nostra “parva” struttura organizzativa e la scarsità di mezzi a disposizione per monitorare ciò che, in termini di violazione dei diritti, avviene intorno a noi, nella società in cui siamo calati, nel contesto statuale in cui viviamo e nel quale cerchiamo di svolgere la nostra “missione”, non riusciamo a cogliere fatti ed eventi, anche gravi ed importanti, che meriterebbero d’essere, invece, adeguatamente ed immediatamente, “trattati” e denunciati.
Di questo chiediamo umilmente venia. Venia soprattutto perché, di recente, non siamo riusciti ad occuparci di almeno un evento assai sconcertante che, invece, altri che si collocano sulla nostra stessa sponda, nella fattispecie il professor Marco Brazzoduro dell’Università ”La Sapienza” di Roma, esperto assai agguerrito e documentato in materia di popolazioni Sinti o Rom, non solo ha colto e “trattato” nella giusta misura, ma si è pure preoccupato di darne informazione fornendoci i dati per un’adeguata valutazione.
Trattasi, nello specifico, di un fatto “agghiacciante” come l’ha testualmente definito l’emerito docente in una mail del 12 Settembre 2008, che così “recita” in premessa: “Di seguito un evento agghiacciante accaduto i giorni scorsi, omertosamente nascosto dai media, [riportato, invece, ndr.] dal blog di Sucar Drom, dove sono stati pubblicati anche i resoconti di coloro che hanno vissuto tali violenze!”.
Ma di cosa si è trattato per suscitare l’indignazione di Brazzoduro (ormai assuefatto ad episodi di violenza compiuti contro le comunità nomadi) al punto di fargli usare un termine che, per solito, connota accadimenti di assoluta tragicità?
Se i fatti saranno confermati, sarebbe accaduto che a Bussolengo, in provincia di Verona, dove l’intolleranza verso i “diversi” è ormai diventata una “costante” (lo stesso Sindaco del capoluogo, al di là delle recenti polemiche in merito a provvedimenti discriminatori adottati verso gli immigrati, in giovane età si sarebbe reso protagonista di gravi atti di subornazione a carico di barboni e sbandati senza fissa dimora), un gruppo di
nomadi di nazionalità italiana, giunto a bordo di tre auto trascinanti altrettante roulottes e fermatosi in un parcheggio comunale per cuocere e consumare un pasto prima di riprendere il viaggio, sarebbe stato vittima di una brutale aggressione, al limite del vero e proprio sadismo, da parte delle forze dell’ordine.
Ma lasciamo alla stessa “comunicazione” del professor Brazzoduro la descrizione di quanto di agghiacciante sarebbe avvenuto nella cittadina di un Veneto leghista sempre più discriminatorio, sempre più intollerante, sempre più razzista.
“Venerdì 5 Settembre 2008, verso mezzogiorno, tre famiglie Rom italiane hanno parcheggiato le loro auto con le roulottes in un parcheggio comunale di Bussolengo (VR).
Le famiglie sono formate da Angelo e Sonia Campos con i cinque figli minori, il figlio maggiorenne della coppia con la moglie e due minori e il cognato con moglie e tre minori.
Mentre stavano preparando il pranzo, una pattuglia di vigili urbani è arrivata e ha intimato alle tre famiglie di sgomberare. Le famiglie hanno spiegato che avrebbero mangiato e sarebbero subito ripartite.
Dopo alcuni minuti, intorno alle ore 13.00, è giunta nel parcheggio [evidentemente avvertita dai vigili; n.d.r.] una pattuglia di Carabinieri, ed è successo il finimondo.
Hanno intimato immediatamente lo sgombero e hanno subito iniziato a picchiare le persone, minorenni compresi. In quel momento, entrava nel parcheggio Denis Rossetto, con moglie e figlio, ed anche lui è stato immediatamente coinvolto.
Tutti sono stati portati in caserma e, per sei ore e mezza, sono rimasti in balìa di una violenza inaudita. In particolare, un figlio di Angelo e Sonia Campos è stato picchiato selvaggiamente, tanto da fargli perdere tre denti.
Ma non è tutto, perché qui avviene l’inimmaginabile: un carabiniere immobilizza il bambino di undici anni e gli immerge ripetutamente e completamente la testa in un secchio pieno di acqua, mentre un altro carabiniere, divertito, filma la scena con il telefonino.
Poi un carabiniere si è denudato e ha invitato, sempre il bambino di undici anni, ad avere, con lui, un rapporto orale.
Alle 19,30 finisce l’incubo e sono rilasciati tutti, all’infuori di Angelo e Sonia Campos e Denis Rossetto, che vengono accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Sabato mattina, c’è stata la prima udienza ed i tre “accusati” avevano difficoltà a camminare per le violenze ricevute. In queste ore, l’associazione Nevo Gipen (Brescia) sta supportando le famiglie nella presentazione della denuncia.
Noi di Sucar Drom non abbiamo parole per commentare quanto raccontato dagli attivisti di Nevo Gipen; speriamo che la magistratura faccia piena luce su questo episodio gravissimo di chiara matrice razzista. Invitiamo tutti i lettori a rilanciare la notizia per evitare insabbiamenti.”
A consuntivo di quanto sopra, se non conoscessimo bene la fonte di questo comunicato, fonte di massimo rispetto e di massima affidabilità, potremmo dire che si tratta di un falso.
Un falso perché è per noi assolutamente inconcepibile che le forze dell’ordine, in specie i carabinieri, verso i quali esiste assoluto apprezzamento, in Italia ed all’estero, per le loro storiche benemerenze, in pace ed in guerra, abbiano potuto compiere atti tanto “efferati” e depravati, soprattutto nei confronti di bambini; ovvero nei confronti di minorenni a favore dei quali, a prescindere da ogni proclamazione universale di diritti, da tutelare e garantire, in ogni più diversa legislazione statuale, esistono particolari salvaguardie atte a preservarne l’integrità morale e fisica.
Bene ha fatto, quindi, la “Federazione Rom e Sinti insieme”, a stilare, in data 11 Settembre 2008, un comunicato di denuncia del fatto; denuncia in cui, ben distinguendo, per così dire, “il grano dal loglio”, mentre ha rinnovato attestamenti di stima e di apprezzamento per le forze dell’ordine in generale, “impegnate nel garantire la sicurezza di tutti i cittadini e nel prevenire ogni forma di illegalità”, ha espresso “totale condanna verso quelle persone che, illegalmente, a Bussolengo (VR), nel pomeriggio del 5 Settembre 2008, si sono rese responsabili di una crudele violenza e di una vera e propria pratica della tortura verso persone appartenenti alle minoranze Rom e Sinte, disonorando la nobile divisa che indossano”.
Da parte nostra, mentre, sull’accertamento dei fatti accaduti, ci rimettiamo alle indagini ed ai contestuali compiti della magistratura inquirente, fiduciosi che saprà svolgere, al meglio, le sue “incombenze”, senza condizionamenti di parte, alla luce di quanto, al momento, c’è dato sapere, come Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo e, quindi, come caposaldo e presidio primaziale di garanzia della inviolabilità fisica, morale ed intellettuale di ogni cittadino (in primis, dei bambini), non possiamo che esprimere totale indignazione.
Non solo, nel momento in cui, sulla base di quanto siamo venuti a sapere, esprimiamo piena solidarietà alle vittime di questa inequivocabile ed inqualificabile aggressione, per quanto riguarda la valutazione degli atti di gratuita brutalità che alcuni carabinieri avrebbero compiuto nella caserma di Bussolengo, insieme ad una condanna senza riserve, confessiamo di nutrire un senso di pena assoluta verso gli autori di tali perversità, se saranno confermate.
Inoltre, se questi tutori dell’ordine, in base a quanto accerteranno le indagini, dovessero essere rinviati a giudizio per rendere conto dei loro atti, come Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, ci riserviamo, effettuata un’oggettiva valutazione dei fatti all’interno dei nostri organi statutari, di costituirci parte civile in sede processuale.
Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli