In memoria ad Antonio Gelsomino
Thursday, November 14, 2024

La tutela dei minori

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La tutela dei minori

 

Anno 2009_03 Aprile

Il 3 Aprile, a Palermo, promosso dal Comitato della LIDU della città, di cui è presidente il professor Alessandro Garilli, ordinario di Diritto del Lavoro alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Palermo, con la collaborazione del D.E.T.A. (Dipartimento di Diritto dell’ Economia, dei Trasporti e dell’Ambiente dello stesso Ateneo) ed il patrocinio della Regione Sicilia e della Provincia di Palermo, presso la Sala delle Lapidi del Palazzo delle Aquile, in Piazza Pretoria, si è tenuto un importante convegno, centrato su “La tutela dei minori: marginalità sociale, promozione ed inclusione”.

 

Premessa all’importante “evento”, come, tra l’altro, ben si evinceva dalla “locandina” illustrativa, è stata quella relativa al fatto che “Il Comitato, nel solco della tradizione giusnaturalistica, aderendo ai valori dei Diritti Fondamentali di ogni uomo, ed intendendo, di conseguenza, operare per l’abbattimento degli ostacoli giuridici, sociali ed economici che si frappongono, a tutt’oggi, alla piena realizzazione della persona umana, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali, si è proposto come interlocutore privilegiato delle Istituzioni locali sulle tematiche del “Diritto” nelle sue più significative accezioni, e come soggetto “attore” sul territorio, con progettualità mirate soprattutto agli aspetti della tutela delle persone più deboli”.

Il convegno, presieduto e coordinato dal professor Garilli, ricevuti i saluti e gli auspici di buon lavoro da parte del Presidente della regione, on. Raffaele Lombardo, dell’Assessore regionale alla famiglia, alle politiche sociali ed alle autonomie locali, on. Francesco Scoma, del Presidente della provincia, on. Giovanni Avanti, dell’Assessore provinciale ai Diritti Umani, on. Pietro Alongi, del Sindaco di Palermo, avv. Diego Cammarata, del presidente della LIDU nazionale Alfredo Arpaia e del generale dell’Arma aerea, Stefano

Murace, membro autorevole della Commissione Questioni Internazionali della LIDU, si è avvalso del “contributo” determinante di autorevolissime relazioni, tra cui quelle concernenti: “Gli aspetti sociali dei minori a rischio” del professor Giacomo Mulè, Ordinario di Sociologia Generale presso l’Università di Palermo; “La tutela del minore”, della dottoressa Concetta Sole, Presidente del Tribunale dei Minori di Palermo; “I diritti dei minori.

Dalla Strategia dell’UE agli interventi in ambito regionale”, del professor Silvio Faldetta, Docente di Diritto Privato generale presso l’Università di Palermo; “La violenza di genere e la violenza assistita dai minori: modelli d’intervento in un’ottica di rete.

L’esperienza della rete cittadina antiviolenza”, della dottoressa Anna Immordino Carollo, Psicologa e Psicoterapeuta presso le “Onde-Onlus”; “I minori e l’emarginazione sociale: aspetti e riflessioni”, della dottoressa Grazia Genduso, Responsabile del “Servizio di promozione e tutela della condizione giovanile e minorile”; “La povertà e l’emarginazione: dati e statistiche” della professoressa Rosa Giaimo, Ordinario di Scienze Statistiche presso l’Università di Palermo; “Il ruolo delle attività ludiche nell’infanzia”, del professor Giovanni Nanfa, autore del noto manuale “Grammatica del comico”.

Al termine degli interventi, la LIDU di Palermo ha presentato il progetto intitolato, appunto, “Tutela dei minori: marginalità sociale, promozione ed inclusione”, che, di fatto, ha costituito il brand “identificativo” del convegno e che è stato illustrato dalla dottoressa Santina Albanese, docente a contratto in Diritto Pubblico presso l’università di Palermo.

Il Convegno, che si è chiuso con una richiesta unanime, rivolta alle autorità costituite perché s’impegnino ad istituire, al più presto, la “figura” di un “Garante a tutela dei Diritti dei minori”, ha riservato, tra gli altri, ampi consensi ed applausi di apprezzamento e condivisione per le cose che hanno detto, per l’importanza e l’originalità degli argomenti trattati, alla dottoresse Undiemi e Genduso: la prima, che, in veste di Segretario del Comitato LIDU di Palermo, ha “curato” l’illustrazione e la presentazione del “sodalizio” siciliano; la seconda, che, in veste di dirigente del cosiddetto “Servizio 13”, preposto alla “Promozione e tutela della condizione minorile e giovanile” nel contesto del Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali, presso lo specifico Assessorato regionale, forte delle “preziose” esperienze maturate sul campo, ha saputo dare, delle situazioni di marginalità giovanili, uno “spaccato” estremamente realistico e privo di infingimenti.

Mentre la dottoressa Genduso, infatti, con preciso riferimento al riconoscimento delle specifiche “potestà” e prerogative di tutela del bambino, codificate nella “Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia”, approvata, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 1989, e ratificata, in Italia, nel 1991, ha tenuto a sottolineare quanto la marginalità sociale sia da intendersi come lo status di persone o gruppi che, essendo sostanzialmente, per scelta o costrizione, avulse dalla comune società civile, occupano, per forza di cose, spazi diversi dagli altri e se ne trovano uno da condividere, questo si colloca ai limiti ed ai confini delle “normali” strutture di relazione (non a caso, ha inteso significativamente chiuderlo con una dotta citazione di Simon Weil, quale “...Esseri sventurati diventano cose... Che un individuo possa essere cosa è, da un punto di vista logico, una contraddizione; ma quando l’impossibile diventa realtà, la contraddizione diventa strazio nell’anima... Spinti, cadono; caduti, restano in terra fin quando il caso non faccia passare nello spirito di qualcuno il pensiero di rialzarli”), la dottoressa Undiemi, avvalendosi anche di riferimenti personali, ha voluto puntualizzare quanto segue: “Anzitutto, una riflessione in vista di future iniziative dedicate alla tutela dei minori che, per varie ragioni, versano in condizioni di particolare marginalita’ sociale...

I minori, in quanto soggetti, per così dire, massimamente esposti ai rischi di “sopraffazione” e “subornazione” sociale, morale e fisica, nell’ambito del contesto umano di riferimento, ivi compresa la famiglia, hanno bisogno, più d’ogni altro, di specifiche salvaguardie e tutele. ...

Per questo, non posso che ringraziare la LIDU che, costantemente “schierata”, anche dal punto di vista storico, su questo fronte, mi ha dato l’opportunità di “testimoniare” un impegno globale sulla materia dei Diritti Umani, cercando di corrispondere, al meglio, alle aspettative di chi, come l’onorevole Arpaia, mi ha sostanzialmente “ingaggiata” per una militanza attiva. ...

Diffondere i principi che presiedono ad un sodalizio, qual è la LIDU, le cui radici sono saldamente innervate negli ideali solidaristici, nonché umanamente e politicamente unitari, che animarono il Risorgimento, è diventato, infatti, per me, condizione essenziale ed imprescindibile di una vita civile da “trascorrere” in opposizione ad ogni tipo di discriminazione ideologica, di stampo fondamentalista, in campo sociale, morale, politico e religioso. ...

D’altro canto, mi trovo in buona compagnia visto che assieme a me, ed in ruoli di particolare riguardo, militano nella LIDU, persone che, se mi è consentita la “licenza”, potrei definire veri e propri “pezzi da 90”, quali il presidente Alessandro Garilli, il vicepresidente Cosimo Conti, nonché tutti quanti i membri, nessuno escluso, del Comitato, che, una volta che hanno ricevuto l’invito ad aderire, non hanno esitato un istante a far parte, condividendone, in pieno, scopi e valori, di questa affatto commendevole associazione. ...

Per tutto questo, quindi, soprattutto ai minori, indipendentemente dalle caratteristiche distintive che li “qualificano” (sesso, razza, etnia, fede, classe sociale di appartenenza, ecc.), dobbiamo garantire, come, del resto, è stato codificato, per ogni individuo, nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, il 4 Luglio 1776, da “gente” del calibro di Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Roger Sherman e Robert Livingstone, un’esistenza felice. ...

Per tutto questo, specie al cospetto di un periodo di crisi economica e sociale, qual è quella che stiamo attraversando, bisogna porre la massima attenzione ai rischi di emarginazione sociale e morale che, generati dalla povertà, incombono, ogni giorno di più, nei quartieri della “periferia” palermitana!”

Infine, nei primi giorni di Aprile, la LIDU, sentendosi, considerate le sue radici storiche di “prima” Associazione al mondo al “servizio” dei Diritti Universali dell’Uomo, estremamente mortificata ed offesa dal “respingimento” perpetrato, a danno del Dalai Lama, dalle autorità di stato del Sudafrica in occasione di un meeting propedeutico allo svolgimento dei Campionati del Mondo di Calcio del 2010 (è bene ricordare che, nel 1996, il Premio Nobel per la Pace del 1993, Nelson Mandela, appena tornato libero dal lungo periodo di detenzione comminatogli dal governo della minoranza “bianca”, in quanto leader della resistenza all’apartheid, aveva ricevuto il Premio Nobel per la Pace del 1983 con tutti gli onori), con un comunicato stampa, puntuale ed argomentato, prende posizione a favore del capo, spirituale e civile, del Tibet che l’occupazione militare della Cina Popolare ha costretto ad errare, senza più patria, per il mondo.

Prende posizione, sia per la sostanziale offesa rivolta ad un “uomo” che, anche laicamente, per i suoi comportamenti di gandiana protesta contro i sopraffattori della sua gente e contro le ingiustizie compiute alla sua stessa persona, può ben definirsi un “Santo”, sia perché al meeting preparatorio del prestigioso Campionato Mondiale di Calcio, in ottemperanza ai “desiderata” dei vertici dello sport internazionale, che intendono fare, d’ogni rilevante “cimento” sportivo, occasione di pace e fratellanza tra i popoli, era stato, a suo tempo, regolarmente invitato, assieme a tanti altri eminenti personaggi di diversa cultura, etnia e fede religiosa, sia, infine, perché è apparso subito di tutta evidenza che le autorità comuniste della Cina, avevano esercitato indebite pressioni sul Sudafrica.

Ragion per cui, la LIDU chiede all’ONU di richiamare formalmente Cina e Sudafrica al rispetto dei Diritti Universali dell’Uomo solennemente promulgati, nonché di programmare ed approvare duri provvedimenti nei confronti di future violazioni similari, ovvero di definire solennemente che, nei casi in specie, lo Stato che se ne renda colpevole, venga denunciato, ad similia di quanto già avviene per i “Crimini di Guerra”, ad un istituendo Tribunale Internazionale, per “Reato di Grave Criminalità Civile”, cui far seguire, a fronte di un eventuale verdetto di condanna, sia cogenti sanzioni di natura economico-commerciale.

Alla notizia che il Sudafrica ha negato il “visto d’entrata” sul suo territorio al Dalai Lama, siamo rimasti letteralmente allibiti.

E questo per varie e molteplici ragioni.

Infatti, le sole colpe (è, naturalmente, un modo di dire) del Dalai Lama sono quelle d’essere il capo d’una comunità etnico-religiosa, priva di qualsiasi connotazione fondamentalista, d’essere, da decenni, fin dalla giovane età, errante per il mondo, in quanto costretto a fuggire dal Tibet, di cui era contestualmente la massima guida spirituale ed istituzionale, proditoriamente occupato, manu militari, ed annesso al proprio territorio dalla Cina comunista, d’essere un prestigioso “Premio Nobel per la Pace”, per essersi battuto e per battersi tuttora, perché gli “aggressori-occupanti”, se non proprio la restituzione dell’indipendenza, consentano almeno ai Tibetani, ossia agli abitanti di “Shangri-la”, il mitico Paese dell’“Orizzonte Perduto” di Frank Capra, un regime di autonomia compatibile con un minimo di libertà sociale e civile, d’essere un deciso propugnatore della “nonviolenza” senza, per questo, essere un inerme.

Ebbene, al cospetto di tutto questo, siamo rimasti basiti e sconvolti per l’ingiustificata decisione presa dal Governo di Città del Capo.

Non solo. Lo siamo anche perché mai ci saremmo aspettati, anzi, mai ci saremmo potuti neppure immaginare che il Sudafrica, ovvero la patria di Nelson Mandela che, tornato libero dopo decenni di carcere duro, ed assurto a simbolo dell’irredentismo nazionale ed a speranza di giustizia per le popolazioni represse nel mondo, aveva, appena nel 1996, ricevuto con grandissimi onori il Dalai Lama, potesse, oggi, negare solidarietà, chiudendogli la porta in faccia, a chi, anelando soltanto pace e concordia tra i popoli, insieme ad un po’ di libertà per i “suoi”, intendeva partecipare, da invitato, ad una conferenza sui Diritti Universali; conferenza che, tra l’altro, prendendo spunto dall’evento dei prossimi Mondiali di calcio, la Federazione Internazionale del Football ha convocato a Johannesburg, appunto, sul tema: “Il football contro razzismo e xenofobia”.

È poco più di un decennio e già sembrano essere passati secoli da quel fausto evento, ormai irrimediabilmente “mortificato”.

Ma è mai possibile che la natura umana sia così fragile e corruttibile? Che la real politik ed il tornaconto economico-commerciale facciano premio sui principi e sui diritti fondamentali, sempre e comunque solennemente conclamati, su cui dovrebbe poggiare la società moderna?

Evidentemente è così se solo, anche a prescindere dal caso in specie, si pensa che nazioni di antica storia e civiltà, quali la Cina e l’Iran, continuano, alla faccia dei Diritti Fondamentali dell’Uomo e della condanna formale pronunciata, per merito dell’Italia, in tempi recentissimi, dal supremo consesso delle Nazioni Unite, contro la pena capitale, a compiere, anno dietro anno, centinaia e centinaia di “omicidi” di Stato.

Evidentemente è così, e le moderne democratiche nazioni occidentali dovrebbero gravemente preoccuparsi del fatto che la Cina abbia raggiunto, nel continente africano, un potere d’interdizione ed un’arroganza tali da costringere, di fatto, una nazione sovrana, quale credevamo fosse il Sudafrica, a rifiutare il “visto d’ingresso” ad una personalità quale il Dalai Lama, che, in altre epoche, qualcuno avrebbe potuto ritenere, per l’irreprensibilità dei costumi, addirittura un santo.

Nel condannare senza riserve questo tragico, quanto vergognoso, niet rivolto ad un personaggio diventato improvvisamente ed unilateralmente scomodo per il normale flusso delle attività commerciali tra Sudafrica e Cina, a questo punto rispettivamente serva e padrona, noi che, addirittura in anticipo di alcuni mesi sulle ponderate valutazioni di Bernard Henri Levy, chiedemmo il boicottaggio delle Olimpiadi cinesi, ci permettiamo di suggerire alle Nazioni Unite due cose: 1° di richiamare formalmente Sudafrica e Cina al rispetto, nell’ambito della salvaguardia della primazialità su ogni altra potestà interna ed estera, dei Diritti Fondamentali dell’Uomo, formalmente e solennemente conclamati, a Parigi, il 10 Dicembre 1948, dall’ONU, della pienezza di questi diritti e, quindi, anche di quello di muoversi liberamente per il mondo ed all’interno di ogni nazione, di qualsivoglia cittadino; 2° di “replicare” e ribadire solennemente, se serve anche attraverso ulteriori promulgazioni ufficiali, l’intangibilità e l’incolumità assoluta della persona, nonché la salvaguardia della sua identità psicofisica e sessuale, della sua etnia, della sua personalità e del suo pensiero o credo religioso e politico, rispetto ad ogni e qualsivoglia comunità di appartenenza o di frequentazione, prevedendo, in caso di violazione di questa “norma”, l’incolpazione, a carico di Stati e governanti che la disattendano o la violino, per “Grave Criminalità Civile”, presso uno “speciale” Tribunale Internazionale, alla stregua di quanto già avviene previsto per i “Crimini di guerra”.

 

Tratto dal documento della Lega Italiana

dei Diritti dell’Uomo Onlus:

Testimonianza

“Report 2008-2009”

Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,

lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio

curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli

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