In memoria ad Antonio Gelsomino
Friday, November 15, 2024

Le origini della LIDU in Francia

copertina-lidu

Una “galleria” (Le origini della LIDU in Francia)

 

Anche se le radici della LIDU risalgono addirittura alle “Leghe per la Democrazia” di mazziniana e garibaldina memoria, ed, in quel contesto, in modo più che specifico, all’indiscusso ”apostolato” morale e sociale, costituito dalla “dottrina” sui Diritti e sui Doveri del Genovese, l’imprimatur istituzionale, e per ciò stesso ufficialmente costitutivo, deve essere fatto risalire all’anno 1922, in quel di Parigi, per opera, soprattutto, di importanti personalità della politica militante, di matrice repubblicana, socialista, liberale, anarchica, sindacal-rivoluzionaria e democratico-radicale.

Ovvero, di tanti e tanti uomini e patrioti che, ancor “freschi” di aneliti di fratellanza risorgimentale e sublimati da afflati di pretto stampo umanitario ed umanistico, preveggendo le infauste “sponde” cui avrebbe, inevitabilmente, approdato la società italiana dopo la “Grande Guerra” e l’insorgente Fascismo, avevano ritenuto di colà trasferirsi, non già a “complottare”, come qualcuno, spudoratamente ed impunemente, per decenni, ebbe a scrivere e dichiarare, bensì a preparare un avvenire di “autentica” e solidale Democrazia, fatta, innanzi tutto, di Giustizia e di Libertà, per il Paese.

 

Questi furono i fatti nella loro essenzialità, in quanto, a seguito, della “Grande paura”, come ben asserisce la pubblicazione, in materia di “fuoriuscitismo” (cui abbiamo attinto, soprattutto per le foto), edita, qualche anno fa (1984), dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sotto il titolo “L’Italia in Esilio. L’Emigrazione italiana in Francia tra le due guerre”, “causata dall’occupazione delle fabbriche, le classi dirigenti italiane, cominciarono a guardare con favore al Fascismo, le cui forze si moltiplicarono rapidamente, così come si moltiplicarono le azioni squadristiche e le aggressioni contro le organizzazioni dei lavoratori, le cooperative, le redazioni dei giornali “alternativi”, le sedi e gli esponenti dei movimenti politici d’opposizione”.

“È così che comincia l’emigrazione antifascista. La prima ondata è costituita da lavoratori, dirigenti e quadri intermedi delle organizzazioni sindacali e politiche del movimento operaio a cui, dopo le agitazioni sociali del 1919/20, le “squadracce” fasciste, con le loro metodiche incursioni, protette dal “sistema”, avevano reso sempre più difficile la vita.

Assieme alla vita dei liberi pensatori e degli esponenti, ad ogni livello, delle strutture di varia e diversa “rappresentanza” ideologica e culturale, legata al proletariato ed alla borghesia più evoluta ed “avveduta”, nonché delle “voci” di più aperta dissidenza giornalistica.

Non a caso, verranno eletti, Presidente e Segretario generale della LIDU, il sindacalista Alceste De Ambris e l’ex corrispondente, dalla Francia, de “Il Secolo”, Luigi Campolonghi.

Non a caso, nel 1922, “Viene costituito, in Francia, dai militanti anarchici e dai sindacalisti rivoluzionari, il “Comitato di aiuto ai profughi”, alla stregua di come viene creata l’Association Internazionale des Travailleurs, a cui molti emigranti aderiscono, in quanto militanti dell’Unione Sindacale Italiana (USI)”.

In quel contesto, la vitalità della LIDU, in cui, via via, confluirono importanti “fuorusciti” italiani, è indubbia. Indubbia perché accolse e “raccolse” gente che “onorò”, poi: sia la storia repubblicana del Paese; sia la “Guerra di Spagna”, che vide i volontari delle Democrazie più avanzate del mondo, accorrere, al grido rosselliano di “Oggi in Ispagna, domani in Italia!” in difesa di quello Stato repubblicano, battersi fino all’ultimo uomo, e spesso conseguire eclatanti vittorie, come a Guadalajara (che, come riferisce anche Ernest Hemingway, in “Addio alle armi”, ebbe Randolfo Pacciardi tra i suoi più brillanti protagonisti; sarà, infatti definito il “leone di Guadalajara”), contro ben altrimenti irreggimentate, organizzate e numericamente prevalenti forze “golpiste” di Francisco Franco, di Mussolini e di Hitler; sia le battaglie partigiane in Italia, prima e dopo la costituzione della cosiddetta “Repubblica di Salò”.

Non solo, la sua indubbia valenza ed il suo ruolo strategico nel contesto del “fuoriuscitismo,” sono attestati, senza equivoci, dal fatto d’essere stata, sempre in terra d’oltralpe, tra i membri più autorevoli della “Concentrazione Antifascista”, assieme alle rappresentanze, in esilio, dei Socialisti, dei Repubblicani e del Comunisti.

Vitalità e ruolo che si estrinsecarono nella lotta, anche armata, contro in Nazifascismo (che, dopo essersi affermato in Italia e Germania, “aggrediva” la penisola iberica, tentando, al contempo, d’emergere, quantomeno ideologicamente, in altre parti d’Europa e del continente americano).

Non è affatto occasionale che il primo caduto in Spagna, fosse Mario Angeloni.

Mario Angeloni che, al comando di un contingente di mitraglieri, da lui stesso addestrato, in veste di ex ufficiale dell’esercito italiano, perì, per le gravi ferite riportate, a poche ore dalla difesa, ad oltranza, presso Huesca, della cittadina di Almodovar.

Così come, non è da attribuirsi al fato che proprio le ferite subite sul fronte iberico, costringendo Carlo Rosselli a rientrare in Francia per curarsi, lo esposero, assieme al fratello Nello, che era andato a trovarlo, ai colpi di pugnale dei sicari della “Cagoulle”, mandataria di Mussolini, in prossimità delle terme di Bagnolette sur l’Orne.

Ma anche nell’assistenza legale ai dissidenti emigrati in Francia e, soprattutto, nella “copertura” d’ogni persona che avesse costituito o potesse costituire, attraverso esempi d’indubbia militanza pregressa, a prescindere dalla parte politica d’appartenenza, una risorsa irrinunciabile contro il dilagare della dittatura, si distinse la LIDU.

E questo, attraverso il reperimento di rifugi, lavoro e falsi documenti d’identità.

In quei difficili, quanto perigliosi frangenti, per un disegno comune di affrancamento dalle dittature incombenti e debordanti, aderirono, infatti, alla LIDU, personaggi di varia provenienza socio-culturale e di pensiero politico, magari diverso ed alternativo degli uni rispetto agli altri, in termini di matrice ideologica e di obiettivi finali da perseguire e conseguire. Personaggi dell’importanza di Francesco Saverio Nitti, Fernando Schiavetti, Giuseppe Saragat, Gastone Sozzi, Giuseppe Dozza, Aldo Garosci, Alberto Tarchiani, Nullo Baldini, pioniere, in senso assoluto, della Cooperazione ravennate degli “scarriolanti” (protagonista, tra l’altro, delle bonifiche dell’Agro romano), Alberto Cianca, Giuseppe Di Vittorio (alla fine dell’ultima guerra, prima che il “sodalizio” di rappresentanza dei lavoratori italiani si dividesse in “frazioni” di opposte connotazioni ideologiche, a lungo, Segretario unico), Pietro Nenni, Alessandro Pertini, Emilio Lussu, Italo Oxilia, Camillo Berneri, Giovanni Bassanesi, Palmiro Togliatti, etc., più tanti e tanti altri, che, raccolti attorno alle figure carismatiche di Gobetti, Amendola, Turati, Treves, Don Sturzo, Salvemini e Chiesa (i primi due deceduti in Francia a seguito delle aggressioni fasciste subite in Italia) ed alla memoria di Matteotti, Ghisleri e Gramsci, seppero costituire e mantenere unita, in attesa di tempi migliori, la “famiglia”, sempre viva, dell’Antifascismo d’oltralpe.

Queste, soprattutto, ma non solo queste, trattandosi, nella fattispecie, di personaggi di altissimo spessore, culturale, morale e sociale, sono le ragioni, ineludibili, per le quali, a quelle “icone” della nostra storia associativa e delle battaglie che, attraverso questa ed assieme a questa, ebbero a condurre, per il bene dell’umanità e per la difesa dei Diritti Universali dell’Uomo, abbiamo voluto riservare una “galleria”, fatta di testimonianze fotografiche di eventi, di “fogli” e “testate”, rappresentativi, pur nelle loro diversità, di un comune, quanto eroico “sentire”, e cadenzata di ritratti assai significativi (alcuni, addirittura, recuperati dai famigerati archivi dell’OVRA, che schedava, spiava, insidiava e, talvolta, come nel caso dei fratelli Rosselli, trucidava selvaggiamente gli “oppositori”), da guardare con deferenza ed a cui rendere doveroso ed imperituro omaggio.

 

  • Gian Piero Calchetti

 

 

[La galleria fotografica è consultabile dalla pagina  66 alla pagina 83

del documento reperibile sul sito sotto segnalato]

 

 

Tratto dal documento della Lega Italiana

dei Diritti dell’Uomo Onlus:

Testimonianza

“Report 2008-2009”

Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,

lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio

curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli

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