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Thursday, November 21, 2024

Rifugiati politici richiedenti asilo

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Rifugiati politici richiedenti asilo

 

Anno 2009_04 Giugno


La LIDU, ancora una volta, a fronte dell’ingrata sorte cui vanno incontro i “migranti” senza che neppure si accerti congruamente se parte di loro possa fruire del Diritto d’Asilo, in consonanza con le prese di posizione dell’Episcopato italiano, il 4 di Giugno, fa anch’essa laicamente appello, attraverso un comunicato-stampa di protesta, a tutti gli “uomini di buona volontà” del mondo politico e della cultura, acciocchè, facendosi carico del fenomeno che, a lungo andare, diventerà, senz’altro, di connotazione biblica, “premano” sulle istituzioni per dare soluzione ad una grave, per così dire, “anomalia comportamentale”.


L’Italia, infatti, non ostante sia, tra gli Stati “dirimpettai” dell’Africa, quella maggiormente investita dal fenomeno dei migranti e dei profughi di quel continente, è una delle poche nazioni che non ha ancora legiferato, ovvero, varato una specifica norma che regolamenti, in modo inequivoco, ossia senza vizi “interpretativi” e, quindi, operativi degli organi cui è affidata la responsabilità gestionale della questione, il fenomeno dei cosiddetti “rifugiati politici” richiedenti asilo.
La LIDU, in quanto di gran lunga il più “vecchio” sodalizio sorto a difesa delle prerogative primarie di ogni uomo o cittadino che alberga su questa terra, non può non protestare duramente, sia nei confronti delle autorità di governo di questo Paese, sia nei confronti dei partiti e delle rispettive rappresentanze parlamentari, per il fatto che l’Italia, tra le poche nazioni della Comunità Europea, non ha ancora “varato” una legge specifica atta a regolamentare il fenomeno dei cosiddetti “rifugiati politici” richiedenti asilo.
Questo grave “vuoto” legislativo è senz’altro da stigmatizzare per almeno tre ragioni: la prima, perché costituisce la prova provata del disinteresse sostanziale che, in fondo, la nostra comunità, che, ad ogni piè sospinto, si dichiara solidale e pronta all’accoglienza senza discriminazioni, nutre nei confronti di cittadini stranieri costretti a fuggire dai territori d’origine ove vigono regimi fortemente repressivi, se non addirittura “sanguinari”; la seconda, perché, sic rebus stantibus, ovvero non potendo contare su norme formalmente approvate e, quindi, chiare e cogenti nella loro applicazione, i profughi, potenzialmente meritevoli di diritto d’asilo, sono esposti a soprusi, discriminazioni e condizioni d’indeterminatezza tali da farli sentire autorizzati, a volte, a tentare, per avere giustizia, atti di vera e propria corruttela e, comunque, ad adottare comportamenti contra legem; la terza perché determina “respingimenti” indiscriminati ed aprioristici, ossia senza un’accurata indagine preliminare, com’è, ad esempio, accaduto, nel sommario “contrasto” di qualche centinaio di immigrati (uomini, donne, vecchi e bambini) avvenuto, qualche tempo, fa in acque territoriali della Libia.
Per questi motivi, la L.I.D.U. reitera, quindi, un invito pressante a tutti i cosiddetti “uomini di buona volontà”, che pure militano in tutti i partiti, perché si facciano, magari anche trasversalmente, carico di risolvere, al più presto, questa vera e propria tragedia umana.

Una tragedia che vede migliaia di persone abbandonare casa ed averi nella speranza di trovare giustizia nella “storica” Patria del diritto.

La Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, infine, nel caso questa sostanziale inerzia italiana dovesse perdurare, s’appella agli organi istituzionali comunitari, acciocché, non potendo, al momento, surrogare, autoritativamente, le potestà delle singole nazioni, rivolgano, almeno a queste, un “duro” appello, perché onorino le rispettive responsabilità in materia d’immigrazione, ovvero, in caso di persistente inadempienza, così come avviene in altri campi, comminino loro pesanti sanzioni.

Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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