Il farmaco
L'affascinante cammino nei secoli della scienza medica è tale che, spesso, viene spontaneo ripercorrere con la mente il passato e fare un bilancio degli eventi, delle aspettative, dei progetti realizzati e non, degli imprevisti che hanno inciso in maniera determinante sul progresso delle conoscenze e dell'assistenza.
La frenetica evoluzione del sapere scientifico degli ultimi decenni e alla fine del secondo millennio ha cambiato la medicina e lo stile del modo di esercitarla. Infatti la medicina e il medico tradizionale della metà del settecento e dell'ottocento, erano caratterizzati da una impotenza totale sia da un punto di vista diagnostico che terapeutico. La popolarità del medico era soprattutto dovuta alla dedizione, alla capacità di ascoltare, di essere presente e di partecipare alle disavventure e alle angosce dei propri pazienti fronteggiandone le dinamiche conflittuali.
Solo dalla fine del secolo scorso, per la comparsa delle grandi acquisizioni anatomo-patologiche e batteriologiche, il medico moderno è in grado di formulare diagnosi e prognosi anche sofisticate pur essendo sostanzialmente impotente sul piano terapeutico: quest' ultimo aspetto infatti progredisce con le grandi scoperte della chimica e della farmacologia che, fra l'altro, elemento molto importante, portano alla messa a punto dapprima dei sulfamidici e poi degli antibiotici.
Il medico post-moderno
Comincia a comparire così il medico post-moderno capace di accurate diagnosi, prognosi e terapie fondate su una rigorosa impostazione eziologica e anatomo-patologica. La dedizione a tale rigido tecnicismo scientifico, pur avendo generato tante vittorie, ha però ridotto le capacità di contatto umano con il malato, tipico di una volta per cui vi è sempre meno spazio per il paziente, dimenticando cosi che, alla gente, oggi come un tempo, sta più a cuore la fiducia e il rapporto con il proprio medico delle innovazioni tecnologiche.
Come sosteneva lo psicanalista Balint (Michael Balint, Budapest,1986 – Londra, 1970, autore tra l’altro di Medico, paziente e malattia (1957) e Tecniche psicoterapeutiche in medicina (1961), il farmaco più usato è il medico stesso, dato che non è solo la medicina che conta, ma anche il modo con cui il medico la propone e l'atmosfera con cui viene data e presa, confermando cosi che l'anima della medicina si trova comunque nella relazione fra chi guarisce e chi è guarito. Nel contesto di tale evoluzione, un ruolo di primo piano è stato svolto, come già detto, dai composti antimicrobici: i sulfamidici prima e, in maniera molto più determinante, gli antibiotici alcuni anni dopo.
Orazio