I CAMBIAMENTI NEL LAVORO
Nelle società moderne gli individui hanno occupazioni diverse: fenomeno legato allo sviluppo industriale.
Nelle culture tradizionali, come si è visto, la maggioranza della popolazione era impegnata in una sola attività principale, la raccolta e la produzione del cibo. Nelle società più grandi esistevano anche vari mestieri artigianali, falegnameria, muratura in pietra, costruzioni navali, che però occupavano a tempo pieno soltanto una piccola minoranza della popolazione.
In tutte le culture, in ogni caso, il lavoro è la base del sistema economico costituito da quelle istituzioni che provvedono alla produzione e alla distribuzione di merci e servizi.
Una delle caratteristiche maggiormente distintive del sistema economico moderno è lo sviluppo di una divisione del lavoro complessa e diversificata: il lavoro risulta articolato in un enorme numero di occupazioni diverse in cui gli individui si specializzano. Nelle società tradizionali, il lavoro extra-agricolo consisteva invece nell’esercizio di un mestiere che veniva acquisito attraverso un lungo periodo di apprendistato.
Con il sorgere della società moderna, molti mestieri tradizionali scomparvero del tutto, mentre la maggior parte di quelli che sopravvissero fu incorporata in processi produttivi sempre più ampi.
Nelle comunità tradizionali la maggior parte della popolazione (dedita all’agricoltura) era economicamente autosufficiente, in quanto produceva cibo, vestiario e altri articoli destinati a soddisfare i propri bisogni. Una delle caratteristiche principali delle società industrializzate, al contrario, è l’enorme espansione dell’interdipendenza economica: per i prodotti e i servizi necessari al nostro sostentamento tutti noi dipendiamo da un numero incalcolabile di altri lavoratori, con alcune eccezioni di scarso rilievo, nelle società moderne la grande maggioranza degli individui non produce il cibo con cui si alimenta, le abitazioni nelle quali alloggia e i beni materiali che consumano.
All’interno di un’economia industriale il lavoro viene suddiviso in tre settori: primario, secondario e terziario. Le attività primarie sono quelle consistenti nella raccolta o nell’estrazione delle risorse naturali: il settore primario di un’economia comprendeva l’agricoltura, l’attività mineraria, la silvicoltura e la pesca.
Con l’aumentare del continuo ricorso alle macchine e la costruzione di fabbriche, la quota maggioritaria dei lavoratori viene assorbita dal settore secondario, ossia quelle attività che trasformano le materie prime in prodotti finiti.
Nel settore terziario si collocano infine le attività dei servizi: occupazioni che invece di produrre direttamente merci, offrono servizi ad altri soggetti sociali, così come la medicina, l’insegnamento, i lavori direttivi e impiegatizi.
Nei paesi in via di sviluppo circa i tre quarti della forza lavoro è dedita all’agricoltura, mentre il resto è distribuito in parti uguali tra l’industria e i servizi. Nei paesi industrializzati, invece, soltanto una piccola parte della popolazione è impegnata nella produzione agricola. Un’altra tendenza di rilievo all’interno delle società industrializzate è l’espansione del terziario: in Italia, ad esempio, nel 1871, solo il 20% della forza lavoro lavorava in questo settore; oggi questa quota è salita a più del 59%.
Antonio Dott. Gelsomino
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