IL FENOMENO: RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La società industriale ebbe inizio in Inghilterra nel corso del ’700, grazie all’invenzione delle macchine che, da allora, avrebbero affiancato il lavoro degli uomini e avrebbe consentito una produzione maggiore rispetto al passato: con le macchine si passò dalla produzione artigianale a quella industriale e il lavoro si concentra nelle fabbriche.
Questo fenomeno fu denominato “ rivoluzione industriale”, perché apportò cambiamenti profondi e definitivi nella storia delle società, non solo nel modo di lavorare, ma anche, e soprattutto, nelle abitudini e nell’ambiente.
Il modo di lavorare si basava sulla divisione del lavoro:
Non c’era più l’artigiano che realizzava un oggetto dall’inizio alla fine; ora gli operai avevano ciascuno il proprio lavoro che era impostato, per tutto il giorno, dietro una macchina. Ora si produceva in serie, cioè grandi quantità e in poco tempo, e non come prima che per produrre un determinato prodotto, si lavoravano per un giorno intero. Cambiò anche il modo di vivere della gente perché i prodotti industriali, essendo meno costosi dei prodotti artigianali, si diffusero e divennero sempre più alla portata di tutti.
Si trasformò anche l’ambiente: le città si riempirono di fabbriche e in breve tempo furono costruite ferrovie, strade, ponti e gallerie, per il trasporto sia delle materie prime, sia dei prodotti finiti, da un posto all’altro del mondo.
La rivoluzione industriale provocò anche un grave peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori: i proprietari delle fabbriche pagavano i lavoratori con salari miseri, tanto che gli operai mettevano al mondo molti figli affinché, appena possibile, guadagnassero anche loro. Nacque così una nuova classe sociale, il c.d. proletariato, composto da coloro che erano “ ricchi”, ma solo della loro prole.
Conseguenza inevitabile fu il diffondersi del lavoro minorile: bambini assunti a soli cinque anni lavoravano, anche sedici ore il giorno, pagati ancor meno degli adulti.
Dott. Antonio Gelsomino