Auguri
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Nome dato a coloro che interpretavano, presso le antiche popolazioni italiche ed i Romani, il volere degli dei, che si evidenziava loro attraverso vari segni. I Ā piĆ¹ noti auguri furono quelli romani, riuniti in collegio, che costituirono gli interpreti ufficiali degli auspici. Sino al 300 a.C. il collegio degli auguri era costituito solo da patrizi, dopo tale data, con la legge Ogulnia*, vi furono ammessi anche i plebei. Anche il numero dei componenti subƬ variazioni, aumentando da 5 a 16 con Cesare, successivamente il numero aumentĆ² ancora divenendo piĆ¹ una carica onorifica che un incarico ufficiale. Gli auguri sono citati sino al 4Ā° secolo d.C..
L'ufficio di Ć ugure era a vita e comprendeva varie funzioni tra le quali la delimitazione del pomerio e l'inaugurazione dei templi. Erano distinti dalla trabea(veste listata di porpora) e dal lituo (bastano ricurvo con il quale si delimitavano i templa, cioĆØ gli spazi in cui si potevano osservare i segni divini). Secondo il Dumezil** l'augurium rappresentava il segna della manifestazione sopranaturale, mentre l'augur era il sacerdote che constatava la presenza od assenza di tale manifestazione, ma certo il limite fra la ritualitĆ operativa e la pura constatazione ĆØ arduo da ricostruire.
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* Chi prende il nome dei tribuni Quinto e Gneo Ogulnio
** Dumezil G. il libro degli eroi, Milano, 1969
Dal libro "Culti misteriosi ed orientali a Pompei" di Antonio Virgili
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