In memoria ad Antonio Gelsomino
Tuesday, December 03, 2024

Organi di presa nelle piante

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Gli organi di presa delle piante sono due: le radici (assorbimento radicale) e le foglie (assorbimento aereo).

Esistono anche piante che addirittura succhiano l’alimento di cui abbisognano da altre piante o da altri animali; queste costituiscono il gruppo delle piante parassite.

  • Assorbimento radicale (la radice). – La radice, che germoglia dal seme, affondandosi nel terreno, ha due compiti:

1)    fissare la pianta solidamente al terreno;
2)    nutrire la pianta assorbendo i sali e l’acqua.
Nella forma più conosciuta la radice consta di un asse centrale (fittone) provvisto di numerosi peli succhiatori che hanno il compito di assorbire l’acqua dal terreno e di fornire alla pianta l’umidità necessaria per sciogliere i sali nutritivi nella misura sufficiente ai propri bisogni.
Se al fittone si sostituiscono numerose radici secondarie affastellate (frumento) la radice si chiama fascicolata; se invece la radice assume l’ufficio di organo rampicante (edera) si chiama avventizia.

Assorbimento aereo (la foglia). – La foglia è la parte estrema del fusto di una pianta ed è costituita da due parti: il picciolo o peduncolo che lo collega al ramo e la parte slargata detta lamina.

Se il picciolo manca, la foglia si dice sessile. La lamina o lembo può avere molte forme: ovale, lanceolata, cuoriforme, aghiforme. Filiforme e il suo margine può essere: intero, dentato, seghettato.
La foglia possiede anche delle nervature che soni i vasi conduttori della linfa.
Queste nervature possono essere parallele e intrecciate.

Metamorfosi delle foglie. – A seconda dell’ambiente in cui la pianta deve vivere, la foglia può trasformarsi e cambiare perfino funzione.

Può mutarsi in squame per proteggere le gemme, può trasformarsi in filamenti (cirri) per aggrapparsi ai sostegni e può mutarsi addirittura in spine per difendersi dagli animali o per ridurre la superficie evaporante.

Disposizione delle foglie e sua struttura. – Le foglie disposte orizzontalmente presentano due facce: una superiore esposta alla luce di colore verde intenso e una inferiore rivolta verso terra, di colore più chiaro, dove appaiono le nervature.

Al microscopio la parte superiore è formata da cellule allungate seguite da un tessuto a palizzata destinato ad elaborare le sostanze nutritive.
Al di sotto di questo si trova un tessuto lacunoso costituito da cellule che presentano fra loro spazi in cui circola l’aria che penetra attraverso delle boccucce (stomi) esistenti nella faccia inferiore.

Azione clorofilliana. – Il tessuto a palizzata è costituito da cellule ricche di una sostanza di colore verde (la clorofilla) che, sotto l’azione dell’energia solare, combina i composti inorganici esistenti nell’atmosfera (anidrite carbonica) e quelli sciolti nell’acqua provenienti dal terreno in un composto organico di immenso valore nutritivo: l’amido, mettendo inoltre in libertà l’ossigeno.

Funzione degli stomi. – Data la scarsa solubilità dei sali minerali del terreno, le piante sono costrette ad introdurre vere masse d’acqua se vogliono assorbire i sali indispensabili alla loro esistenza.
L’eccesso d’acqua che non serve viene eliminata mediante la traspirazione che è la emissione d’acqua sotto forma di vapore.
Questa funzione viene proprio esercitata dagli stomi che, a seconda della temperatura dell’ambiente, per evitare che la traspirazione possa danneggiare i tessuti, si aprono e si chiudono proprio come finestre.

Mezzi di difesa contro l’eccessivo caldo. – Nei luoghi dove la siccità si fa sentire in maniera preoccupante, le piante escogitano mezzi estremi di difesa.
Le foglie per evitare la traspirazione si trasformano addirittura in spine, in aculei e la pianta immagazzina, per i periodi più cruciali, una grande quantità d’acqua mediante tessuti gommosi (elaborati dalle cellule) avidi d’acqua e capaci di trattenerla (piante grasse).
Nasce quindi il paradosso di avere in ambienti aridi piante turgide e succulente (fichi d’India).

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