Francesco Jovine e il suo attivismo giornalistico
Dopo aver fatto domanda presso vari istituti per avere un posto come istitutore, ha la possibilità di lavorare nel collegio di Maddaloni e di lì, poi a Vasto nel Convitto Nasuti. I primi anni di insegnamento coincidono con gli studi di filosofia, in particolar modo Croce ed in generale i maestri dell’idealismo. A venti anni viene chiamato ad assolvere la leva militare: presta servizio a Roma per tutto il 1922; è un anno duro che trascorre tra ribellioni e punizioni, ostile come era al militarismo.
“Fu un’esperienza incresciosa per lui, negato alla disciplina militare, per cui era sempre in punizione ed in cella studiava filosofia”*.In quello stesso anno partecipa al concorso magistrale nella graduatoria della provincia di Campobasso, risulta essere il primo tra i candidati partecipanti. Si tratta del primo concorso statale degli anni del dopoguerra e Francesco lo vinse brillantemente.
Due sono le sedi per l’insegnamento che gli vengono proposte, la città di Campobasso e Guardialfiera, suo “borgo natio”.  La traccia indelebile di quegli anni infantili trascorsi in quelle campagne al seguito dell’amorevole padre si ripropone con prepotenza nelle sue scelte di uomo adulto.
Il padre gli aveva sempre raccontato storie paesane, umoristiche o tragiche, rievocava memorie brigantesche, suscitava, col suo stile pittoresco, atmosfere d’altri tempi, ingenuo rapsodo di un mondo defunto. Si aggiunga lo scenario naturalmente più adatto: fra il profilo di Guardialfiera tetro villaggio e le acque rovinose del Biferno, il cui lungo corso è un cimitero di ponti romani, aragonesi, carolingi; poi, sullo sfondo, incombente, quella specie di tormento geologico raggelato in tempo immemorabile che è il paesaggio molisano**.
Sono semi naturalmente sparsi nell’animo di Francesco lungo gli anni della sua infanzia.
E del resto dell’attaccamento insopprimibile alla sua terra, Francesco non fece mai mistero.
Quell’universo contadino marchigiano con le sue difficoltà , con i suoi sacrifici, ma anche con la sua magia gli era entrato dentro e sapeva non potersene più liberare.
Durante una intervista rilasciata a M. Guidotti nela1949, lo scrittore pronuncia queste parole:
«In me quella terra è come un mito antico tramandatomi dai padri e rimasto nel sangue e nella fantasia»***.
Hanno dunque una matrice affettiva che diventa lentamente esigenza di conoscere per capire in profonditĂ le ragioni di quelle condizioni ambientali di miseria e di arretratezza del popolo molisano ed in generale del Meridione.
Nel 1925 passò ad insegnare a Roma; superò anche l’esame di ammissione al Magistero, così cominciò a frequentare la facoltà universitaria di Filosofia; appena dopo quattro anni conseguì il diploma di laurea rimase come assistente dell’accademico Giuseppe Lombardo Radice.
“Sono gli anni in cui conobbe la direttrice didattica Dina Bertoni, sposata nel 1928, che fu validissima compagna nella vita e attenta collaboratrice nel lavoro”****.
Dina Bertoni era nata a Falvatorre, nei pressi di Frosinone.
La sua famiglia era emiliana.
Si dedica sin dalla più giovane età all’insegnamento.
La sua formazione culturale la conduce a diventare in breve una delle piĂą apprezzate pedagogiste del Paese.
I suoi interessi di studiosa si polarizzano sin da subito sul problema della cultura e della scuola popolare come elemento fondamentale della vita civile della nazione.
Jovine trovò sempre nella sua compagna di vita stimolo e confronto proficuo per la sua indagine sulla condizione dell’uomo e sui duri meccanismi della società del suo tempo.
Già a partire dal 1927 Francesco Jovine collabora alle riviste Italianissima e poi ai Diritti della Scuola; pubblica nel 1929 il suo primo lavoro Berluè, un racconto per ragazzi, subito ripudiato, effimero omaggio narrativo alle sue non entusiastiche esperienze didattiche.
Avendo superato altri concorsi, poté scegliere tra le scuole medie e le scuole elementari, fu così che nel 1932 accettò l’incarico di Direttore didattico a Roma; gli sembrava la scelta più adeguata a favorirgli la sua attività letteraria, diventa oramai davvero molto intensa.
“Nello stesso giro di anni, assai breve, Jovine lavora con molta fiducia, ma non meno contraddittoriamente: scrive una difesa a oltranza dei principi dell’estetica crociana (La tragedia del mondo nella poesia civile di Giovanni Pascoli, in Italianissima pag 132-146, 1927) e un saggio di drammaturgia sperimentale che non dispiacque a Bragaglia (Il burattinaio metafisico, commedia in quattro atti mai messa in scena, del 1928)”*****.
Partecipa dunque attivamente al dibattito culturale degli anni Trenta si lancia in una fitta collaborazione ai giornali svariati, ampliando la sua partecipazione a testate come Il Mattino, o Oggi, Il popolo di Roma ed altre riviste.
Proprio il suo attivismo giornalistico e le sue idee politiche lo resero inviso alla cultura ufficiale; la cappa di oppressione che il fascismo andava stendendo sugli intellettuali lo spinse a chiedere un incarico presso le scuole italiane all’estero.
“In Jovine l’opposizione al fascismo costituisce il naturale approdo della sua precoce istanza morale. La retorica del regime, che gli perveniva più direttamente attraverso le opere letterarie ossequenti ed entusiasticamente orientate, ovvero inettamente da quelle che rifiutando il contatto con la realtà rinunciavano a un’aperta opposizione rifugiandosi in sterili utopie o in formali fuochi d’artificio, tendeva a cancellare nello scrittore molisano la realtà di quel mondo che pure egli possedeva dalla nascita: una realtà di miserie e di abbandono, ormai eternamente amara, vivente conferma della tragica visione verghiana”******.
Vincenza Dott.ssa CASILLO
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI «FEDERICO II»
DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI
CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE
ELABORATO DI LETTERATURA ITALIANA
Signora Ava (1942) di Francesco Jovine il Molise contadino e l’Unità d’Italia
ANNO ACCADEMICO 2012-2013
* Miranda Jovine Tortora, F. Jovine, FIDAPA, sezione di Termoli, 1987, pag 13
** Francesco Jovine, Ricordi d’infanzia, in <<l’Unità >>, 5 agosto 1948, pag 3
*** M.Guidotti, Intervista con Jovine, in <<La fiera letteraria>>, 9 gennaio 1949
**** Miranda Jovine Tortora, F. Jovine, FIDAPA, Sezione di Termoli, 1987, pag 13-14
***** Nicola Carducci, Invito alla lettura di Ovine, Mursia, 1986, pag 13
****** Eugenio Ragni, Jovine, Firenze, La nuova Italia Editrice, 1975, pag 40
Immagine:morguefile
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