La Serbia impero (1345-1389)
Nell’inverno del 1345 una dieta del regno proclamò Stefano Dušan imperatore dei Serbi e dei Greci, e nella Pasqua seguente (16 aprile 1346) i patriarchi di Serbia e di Bulgaria lo incoronarono «in imperio Constantinopolitano». Prima ancora l’arcivescovato era stato elevato a patriarcato. Proseguirono le imprese per riunire sotto il suo scettro tutte le provincie bizantine. Nel 1350 furono conquistate la Tessaglia e l’Epiro, con che i limiti dello stato furono portati dal Danubio e dai confini bulgari al basso Adriatico e all’Olimpico. Fu regolata la vita giuridica, con la compilazione del primo codice di leggi serbe (Dušanov Zakonik), promulgato nelle diete del 1349 e 1354. Quando l’opera stava per essere compiuta, Dušan morì improvvisamente il 20 dicembre 1355, all’età di 48 anni.
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La Serbia come impero, concepito, sentito, preparato, ma non realizzato, ha virtualmente un solo decennio di vita: dal 1345 al 1355.
Lo stato che Dušan aveva messo insieme, pur essendo territorialmente esteso e militarmente forte, aveva congenite tali debolezze da essere, anche senza insidie esterne, votato alla dissoluzione. Gli mancava soprattutto una classe dirigente che avesse coscienza e disciplina di governo. I dinasti, i magnati, i cortigiani e i nobili inviati al governo delle regioni di recente acquisto, non vi si erano recati con l’animo di amministratori, ma di benemeriti della corona, donati di regno e città , congedati dall’imperatore e promossi a sovrani. Cresciuti nell’atmosfera delle lotte dinastiche, il loro studio fu unicamente rivolto a realizzare una maggior autonomia, ad aumentare la propria potenza, a sopraffarsi vicendevolmente e, se mai fosse possibile, aspirare alla stesso corona reale e imperiale.
Così, morto Dušan, e succedutogli il debole ed inetto Uroš IV, si scatenarono in tutto l’impero aspre e dissolvitrici lotte intestine.
Uroš passò in secondo piano e nel turbinio delle competizioni si fece luce un tale Vukašin, che dal 1366 porta il titolo di re, appare correggente di Uroš, ma di fatto è il solo padrone dello stato. Alla disgregazione interna si aggiunsero offensive esterne: nel 1359 Ludovico d’Ungheria prese Macsó e Belgrado. Il nemico più pericoloso erano però i Turchi che, iniziato nel 1352 il passaggio nella Balcania, erano nel 1366 arrivati ad Adrianopoli e procedevano forti, numerosi e minacciosi. Vukašin li dovette affrontare. Il 26 settembre 1371 a Černomjan, sul fiume Maritza, ebbe luogo una prima terribile battaglia nella quale l’esercito serbo fu quasi annientato e Vukašin perdette la vita.
La Macedonia e le provincie meridionali divennero tributarie dei Turchi che non ristettero dall’avanzare a Nord. Dopo due mesi morì anche Uroš. La Serbia con ciò può considerarsi finita. Un’ombra di stato sopravvive tuttavia sino a quando gli eserciti del re Lazzaro Hrebeljanović, succeduto a Vukašin, e di Stefano Tvarco (Tvrtko) di Bosnia, che nel 1377 s’era fatto incoronare anche re di Serbia, non furono un’altra volta distrutti nella memoranda battaglia di Kosovo, il giorno di San Vito 1389. Sul campo caddero re Lazzaro e il sultano.
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