I destini dell’arte serba sono il riflesso vivo della sua posizione geografica e delle vicende storiche del paese.
Posta sul limite di due monti culturali; quello occidentale e quello bizantino, la Serbia medievale ha bensì le basi della sua cultura artistica intimamente legate con Bisanzio e l’Oriente cristiano, ma ciò nondimeno rispecchia anche talune forme dell’arte occidentale, con cui le terre serbe venivano in contatto soprattutto in prossimità del Mare Adriatico.
Altro fattore determinante dell’arte serba fu la storia politica della nazione.
La cultura artistica serba sorge da inizi modesti nelle due più antiche formazioni statali, sull’Adriatico e nella Rascia, acquista vigore e ricchezza d’espressione a mano a mano che cresce lo stato serbo medievale, giunge all’apogeo nel sec. XIV, e, dopo il crollo di questo stato, sotto il dominio turco, si trasforma quasi integralmente in arte monastica priva di forza creatrice.
Nell’ambito ecclesiastico le tradizioni di quest’area durano tuttora – benché in forme più o meno occidentalizzate, contrastanti quindi con le sue basi proprie – ma non hanno più nulla in comune con l’odierna vita creativa dell’arte serba.
Talché in Serbia l’arte medievale, che non fu seguita né dal Rinascimento né dalle fasi ulteriori dell’arte d’Occidente, costituisce un periodo chiuso, isolato, senza continuità; e l’era occidentale dell’arte serba, che la ricollega con l’arte moderna dei centri vicini e lontani, costituisce un fenomeno del tutto nuovo, appartenente già alla storia del sec. XIX.
L’arte serba medievale fu quasi esclusivamente ecclesiastica e religiosa.
Non le città (il paese non ne aveva, o quasi), ma i numerosi monasteri furono i centri del suo sviluppo, in primo luogo le «zadužbine», cioè le fondazioni dei re, e le fondazioni dei magnati che ne seguirono l’esempio, come pure i monasteri che erano sedi dei rappresentanti dell’alto clero.
E’ anche questa una caratteristica d’origine bizantina, giacché durante i secoli XI-XIII sullo stesso territorio, specie in Macedonia, una funzione analoga avevano le fondazioni degl’imperatori e dei magnati di Bisanzio, i monasteri abitati dai monaci greci.
Quanta importanza avessero questi fattori, risulta non foss’altro dalla chiesa di Nerezi presso Skoplje, del sec. XII, le cui pitture sono tra i più importanti monumenti della pittura medievale bizantina.
Queste pitture non possono ancora essere attribuite all’arte serba, e nemmeno le prime opere d’arte cristiana tra le popolazioni slave (presso i laghi di Ochrida e Prespa) che, connesse con l’attività missionaria di S. Clemente e altri, risalgono all’anno 900 circa.
Sono tuttora poco chiari anche gli inizi dell’arte cristiana presso i Serbi sulle rive del Mare Adriatico, del lago di Scutari e della Bojana, e così pure nel centro della Serbia e nell’Ungheria meridionale.
I caratteri di quest’arte diventano più evidenti solo all’epoca della fondazione dello stato serbo.
Ma nel suo sviluppo, come del resto in genere nello sviluppo dello stato serbo, un fenomeno dei più caratteristici e importanti è il ripetuto spostarsi del centro di gravità e in conseguenza l’entrata in contatto con i centri culturali di differenti paesi confinanti: perciò la storia dell’arte serba non si svolge su una linea unitaria, ma in ciascuno di quei centri deriva da origini più o meno diverse.
Ciò appare con più evidenza nell’architettura.
Per quanto i tipi di costruzione delle chiese abbiano numerosissime varianti essi possono tuttavia suddividersi in alcuni gruppi fondamentali, determinati piuttosto dal luogo d’origine che dal tempo.
Sul territorio della Rascia l’architettura muove dal semplice tipo della chiesa a una navata, con volta a cupola: il quale però già nei monumenti più antichi, per esempio, nella chiesa di Polimlje, mostra talune divergenze dal modello bizantino, di cui la più caratteristica è il tamburo quadrato che porta la cupola.
Per quanto il più antico monumento di questa epoca, la chiesa di S. Nicola a Kuršumlija (circa 1168) riproduca il tipo bizantino di chiesa con cupola a base quadrata, e non solo la tecnica, ma anche lo stile ne sia bizantino, tutta l’ulteriore architettura della Rascia intende ad ampliare e arricchire l’altro tipo semplice di chiesa a sviluppo longitudinale con una navata e cupola.
Così, ad esempio, la chiesa della fondazione di Nemanja a Studenica mantiene quasi la stessa pianta, modificandola solo con l’aggiunta di due piccole absidi laterali a quella principale e di due bassi vestiboli agli ingressi al Nord e al Sud; ma il nartece e la navata vi vennero ricoperti da un tetto comune e il paramento esterno, formato da blocchi di pietra levigati, si avvicina allo stile romanico.
Altri monumenti di questo gruppo si discostano ancora maggiormente dai modelli bizantini: e vanno nominate in primo luogo le chiese di Žiča (tra il 1207 e il 1219), Sopoćani (1272-1276), e Visoki Dečani (cominciata nel 1327, terminata nel 1335, con pitture del 1348).
La chiesa di Žiča, costruita esteriormente a filari alternati di mattoni e pietra, riproduce la policromia dei modelli di Costantinopoli, e ha volte in pietra come le chiese di Grecia e di Macedonia, ma con l’unica sua navata segue il modello occidentale, il nartece è connesso con la navata come a Studenica, e le pareti esterne sono prive delle scannellature corrispondenti agli archi esterni che portano la cupola.
Nella chiesa di Studenica, i vestiboli laterali hanno anch’essi assunto una funzione nuova: chiusi dal difuori, al didentro aperti in modo da formare uno spazio unico con la navata della chiesa, richiamano le absidi laterali della chiesa sul Monte Athos; ai lati del nartece vennero collocate due cappelle rettangolari con cupole, davanti al nartece stesso si aggiunse ancora un nartece esterno in forma di un grande atrio a volta, e davanti a esso una torre.
Questo tipo venne ampliato e adornato ancora maggiormente in un altro gruppo di chiese, tra cui la principale è quella di Sopoćani.
Le parti aggiunte a Žiča sono qui collocate, assieme con le absidi laterali, sotto un tetto comune, producendo così dal difuori l’aspetto di navate laterali di una basilica; la cupola, ancora più alta e slanciata, si eleva sopra un tamburo quadrato che ha un suo proprio tetto gradinato, talché la massa intera della chiesa si eleva in tre piani che si restringono gradatamente.
Il punto culminante dell’architettura della Rascia è costituito dalla chiesa più originale della Serbia: Visoki Dečani, ove vennero realizzate le ultime possibilità logiche di questo tipo.
La forma originaria della chiesa a una navata con cupola vi è trasformata, attraverso la distribuzione e connessione logica delle costruzioni annesse, in un presbiterio più basso a tre navate con tre absidi; un transetto più alto a cinque navate con due absidi coronato da una cupola slanciata sostenuta da un alto tamburo quadro; e, in più, un nartece di nuovo più basso a tre navate: l’insieme ha l’aspetto di tre basiliche collegate tra di loro che gradatamente si elevano fino allo slancio terminale della cupola.
Con il paramento a filari alterni di pietra chiara e scura, col fregio a colonnato su mensole sotto il tetto, con l’ornamento plastico delle porte e delle finestre questa chiesa richiama l’architettura lombarda e romanica; il che non può sorprenderci, visto che l’architetto principale ne fu frate Vita da Cattaro.
A Dečani l’architettura serba si è allontanata più che altrove dai modelli bizantini, e collegando le basi bizantine con elementi occidentali ha creato il suo monumento più originale, il più pittoresco.
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