La libertà degli Antichi e dei Moderni al tempo dei social network:
Benjamin Constant e J.J. Rousseau oggi
2. Constant
2.1.1 Il periodo direttoriale (1795-1799)
Constant giunse a Parigi nel 1795 quando la Rivoluzione stava vivendo uno dei suoi momenti più difficili. Dopo che la congiura di Termidoro nel 1794 aveva messo fine al regime del Terrore di Robespierre, lentamente si stava tentando di salvare la Rivoluzione che rischiava di cadere sotto i colpi delle forze controrivoluzionarie. La nuova maggioranza parlamentare provò così a varare una nuova costituzione che entrò in vigore nell’ottobre del 1795 e che pose in essere un esecutivo più forte, il cosiddetto Direttorio. “L’obiettivo fondamentale del progetto termidoriano è consentire la nascita di un sistema politico fondato sulla legalità costituzionale e sul sistema rappresentativo”(1).
Constant pubblicò nel 1796 il pamphlet “La forza del governo attuale della Francia”, con il quale apprezzò la Costituzione francese del 1795 (Direttorio), che a suo giudizio rispecchiava meglio di quelle precedenti i principi ispiratori rappresentativi e costituzionali della Rivoluzione del 1789.
Tale soluzione era avversata sia dalla sinistra giacobina che dalla destra monarchica, non a caso messe da Constant, polemicamente, sullo stesso piano. In questo breve scritto, infatti, egli divide le forze politiche in campo in due schieramenti: “da un lato quello della libertà e dell’ordine caratterizzato da una concezione limitata e legale del potere, dall’altro quello dell’anarchia e del dispotismo”(2), che gli appaiono come due aspetti dello stesso fenomeno, ossia il concepire la sovranità come illimitata, sia essa esercitata dal re ovvero dal popolo.
Nel 1797 pubblicò Le reazioni politiche e Gli effetti del Terrore: questi pamphlets direttoriali costituiscono la prima riflessione di Constant sul fenomeno rivoluzionario e inaugurano quella lettura “liberale” della Rivoluzione francese che molta fortuna avrà nella storiografia successiva. “Constant sostiene che le rivoluzioni avvengono lì dove si è rotto l’equilibrio tra le istituzioni di un popolo e le sue idee e le sue aspirazioni”(3). Le rivoluzioni sono così al tempo stesso il sintomo e la cura di tale squilibrio. Tuttavia, se esse vanno al di là dei loro obiettivi, si produce un nuovo e opposto squilibrio, “una degenerazione patologica (dérapage) del movimento rivoluzionario, la cui conseguenza più evidente è lo svilupparsi della reazione”(4).
Per lui la reazione era stata quella messa in atto dal regime del Terrore, forma degenerativa della rivoluzione e ritorno al dispotismo della forza, mentre la rivoluzione del 1789 era stato l’evento necessario, l’origine di una nuova epoca tendente al bene dell’umanità.
Il Terrore quindi appare agli occhi di Constant non come un’inevitabile conseguenza dei principi rivoluzionari dell’Ottantanove (come sostengono i controrivoluzionari), né tantomeno come uno strumento terribile, ma necessario per salvare la Rivoluzione (come pensano i giacobini).
Per Constant “la Rivoluzione dell’89 nasceva dal bisogno tipicamente moderno di indipendenza individuale, eguaglianza civile e libertà politica, la Rivoluzione del 93 affondava le sue radici nell’aspirazione a un’eguaglianza forzata e livellatrice e ad un modello politico (quello roussoviano) anacronistico e liberticida». Tra le due Rivoluzioni non c’è alcuna parentela”(5).
Renata Dott.ssa COVIELLO
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI NICCOLO’ CUSANO - TELEMATICA ROMA
FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE POLITICHE E DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
TESI DI LAUREA:
“La libertà degli Antichi e dei Moderni al tempo dei social network: Benjamin Constant e J.J. Rousseau oggi”
ANNO ACCADEMICO 2017-2018
(1) S. De Luca, B. Constant teorico della modernità, in “Bollettino telematico di filosofia politica al link: http://bfp.sp.unipi.it/constbib/index.html
(2) Ibidem.
(3) Ibidem.
(4) Ibidem.
(5) S. De Luca, B. Constant teorico della modernità, in “Bollettino telematico di filosofia politica al link: http://bfp.sp.unipi.it/constbib/index.html