La libertà degli Antichi e dei Moderni al tempo dei social network: Benjamin Constant e J.J. Rousseau oggi
2. Constant
2.1.2 L’età del Consolato e dell’Impero (1799-1813)
La battaglia di Constant era tuttavia destinata a fallire. La Repubblica del Direttorio crollò il 18 brumaio 1799 a causa di un colpo di stato ideato da Sieyès, il quale decise per l’esautorazione del legislativo e il rafforzamento delle funzioni esecutive affidate a una commissione composta, oltre che da sé stesso, da Ducos e da Bonaparte, nominato Primo Console. Il rischio liberticida di questa forma di governo, retta da un triumvirato, era altissimo e il filosofo di Losanna fu tra i primi a rendersene conto. Egli stesso scrisse a Sieyès per metterlo in guardia sui pericoli che uno scioglimento del legislativo comportava. In tal senso, Constant aveva già intuito che il colpo di stato avrebbe spianato la strada alle ambizioni di Bonaparte. Ma i suoi avvertimenti non furono ascoltati.
Negli anni successivi, infatti, il regime si trasformò dapprima in una monarchia elettiva vitalizia, poiché Bonaparte diviene Console a vita (1802) e, in seguito, in una monarchia ereditaria sancita dai plebisciti popolari, fino a quando il Senato dichiara Napoleone “Imperatore dei Francesi” (1804).
Constant negli anni del Consolato trovò posto al Tribunato, “l’unico organo istituzionale nel quale sopravviva una parvenza di libertà”(*), in esso era prevista la possibilità di discutere i provvedimenti adottati dall’esecutivo. Si trattava, però, di un’istituzione puramente consultiva, che non godeva di alcun potere reale. I punti di vista di Napoleone e di Constant erano opposti. Da un lato, il sistema parlamentare liberale auspicato da Constant dall’altro, il sistema ideato da Napoleone ed incentrato sul suo potere personale. L’opposizione di Constant fu tale che nel 1802 Bonaparte lo estromise dal Tribunato costringendolo, con Madame de Staël, all’esilio.
Iniziò così un periodo, lungo 11 anni, in cui il liberale svizzero abbandonò la vita politica attiva, viaggiò in Europa, frequentò il circolo di Coppet, incontrò i grandi romantici tedeschi, scrisse alcune opere letterarie tra cui il famoso romanzo Adolphe, contro il militarismo napoleonico, e si dedicò ai suoi studi sulla religione.
Prima della scoperta degli inediti, si pensava che questo periodo (1802-1813) fosse, dal punto di vista del pensiero politico, un periodo di silenzio, “ma, in realtà, questi sono gli anni forse più fruttuosi”(**), gli anni nei quali prendono forma numerose opere di carattere costituzionale, storico e religioso tra cui i Principes de politique applicables à tous les gouvernements e i Fragments sur la possibilité d’une constitution républicaine dans un grand pays.
La gestazione di queste opere nasceva dalla necessità di riflettere in maniera sistematica sui principi della politica alla luce del terremoto rivoluzionario e dei suoi esiti inaspettati. Come spiegare quanto successo dal 1789 al 1804? Come spiegare la degenerazione avvenuta? Una Rivoluzione nata per conquistare i diritti di libertà, e che invece aveva dato luogo dapprima alla dittatura giacobina, alla prima dittatura assembleare della storia, per poi implodere nel cesarismo napoleonico.
Constant considera queste forme di dispotismo ancora più pericolose di quelle dell’Ancien Régime perché utilizzano strumentalmente il principio della sovranità popolare. Tanto i giacobini, che hanno mascherato il proprio operato proclamandosi interpreti autentici della sovranità popolare, quanto Napoleone, che utilizza lo strumento del plebiscito per sanzionare le proprie decisioni, fanno appello al consenso per imporre un potere senza limiti.
Alla luce di tutto questo, le riflessioni dei massimi pensatori politici del Settecento, Montesquieu e di Rousseau gli apparivano ormai superate. Si dedicò così alla composizione di un grande trattato, che prevedeva inizialmente una parte dedicata appunto ai principi politici e una parte dedicata ai mezzi costituzionali. Lo terminò nel 1803, ma non lo pubblicò, perché i riferimenti antinapoleonici non gli permettevano di farlo. Tre anni più tardi, nel 1806, lo riprese in mano pensando di estrarne alcune parti per comporre un opuscolo polemico, perché era apparso un pamphlet controrivoluzionario cui voleva replicare. Questo estratto, nell’arco di nove mesi, fu ampliato fino a diventare un trattato autonomo, il già citato Principes de politique, articolato in 18 libri (131 capitoli). Nel testo, sono affrontate dal punto di vista teorico le tematiche politiche fondamentali: il problema della sovranità e del potere, il tema della libertà, quello dei diritti civili e politici, le questioni economiche e fiscali e la fondamentale distinzione tra libertà degli Antichi e libertà dei Moderni.
* Ibidem
** Ibidem
Renata Dott.ssa COVIELLO
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI NICCOLO’ CUSANO - TELEMATICA ROMA
FACOLTA’ DI SCIENZE POLITICHE
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE POLITICHE E DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI
TESI DI LAUREA:
“La libertà degli Antichi e dei Moderni al tempo dei social network: Benjamin Constant e J.J. Rousseau oggi”
ANNO ACCADEMICO 2017-2018