In memoria ad Antonio Gelsomino
Thursday, November 21, 2024

Ragazza Luna - leggenda giapponese

lafata

La primavera iniziò sulla riva del mare Suruga.

Una distesa di verde cosi tenero rianimava i bambù. Una nuvola rosa scese lentamente dal cielo su di un ramo fiorito dell’albero di ciliegio. Nella foresta di pini si sentiva la fragranza primaverile. Tutto era tranquillo sulla spiaggia, solo il mare rumoreggiava. Da lontano si sentiva  un suono particolare. Forse era la danza dell’ acqua, forse  il sussurro del vento, forse  la melodia che derivava dalle nuvole. Un suono tanto particolare quanto stupendo,  una musica leggera che ti coinvolgeva, con il desiderio di seguirla per conoscere la sua provenienza. Il mare  spumeggiava e ti invitava di danzare con lui,  e ti trascinava sempre più vicino e più vicino a lui.  Sulla cima del Monte Fuji si osservava la nuvola bianca  che scendeva sulla terra.

Quel suono si avvicinava. Ed ecco finalmente si comprese la sua provenienza.  Da quella nuvola, una voce incantevole  cantava una canzone.

Raccontava una storia della luna sfolgorante e del suo misterioso silenzio.  Una giovane ragazza apparve sulla riva del mare. Per un attimo si fermò  sulla spiaggia e poi si mise a camminare sull’acqua  in un abito luccicante. Nelle sue mani teneva uno strumento a forma di cuore, e mentre con  le dita toccava  le corde,  cantava una canzone celeste. Il suo  abito era di piume, di un colore bianco puro come il petto di un cigno selvatico. La giovane fanciulla incuriosita guardava verso  lontano. Poi si avviò verso la pineta, sulla spiaggia corallina. Gli uccelli svolazzavano intorno a lei. Le sedettero sulle spalle e appoggiarono la testa sulle sue guance morbide. Lei li accarezzò dolcemente, e gli uccelli, con gioia, volarono  via da lei. La  ragazza appese il suo vestito sui rami di pino e andò a tuffarsi in mare.
Era mezzogiorno, un pescatore si sedette sotto un albero di pino per mangiare. Improvvisamente  notò un vestito candido e sfolgorante.
- Forse è il dono degli dei! – disse a se stesso il pescatore  Gaj  Ruko.
Il vestito era così fragrante, così soffice, che temeva di toccarlo - ma alla fine, lo prese. Le piume erano soffici , e la parte della schiena era decorata con le ali.
"Me lo prendo e lo porto a casa -  pensò il pescatore. - Sono felice di tenermelo."
Ma in quel momento la giovane ragazza ritornò dal mare. Il pescatore non sentì il rumore dei suoi passi, finché lei non si  trovò  proprio davanti a lui.
E  con  la sua dolce voce  gli disse: -  Il vestito appartiene a me! Datemelo, per favore!
Il pescatore la osservò in silenzio, sbalordito, perché non aveva mai visto una creatura così graziosa. Non sembrava appartenere a questo mondo. E  le disse:
- Qual è il tuo nome, splendida fanciulla? Di dove sei? Lei  rispose:
- Oh, sono una giovane fanciulla che appartiene alla luna. Io sono un messaggero, riporto la notizia trasmessa dall'oceano. L’oceano mi  sussurra all'orecchio  il riflusso ed ora devo ritornare in cielo.
Ma Gaj Ruko disse:
- Vorrei vedere come  danzi prima che voli via da qui!
Ragazza della luna  rispose:

- Datemi il mio abito di piume, ed io danzerò per Voi  la danza celeste! Ma il pescatore iniziò ad insistere:

- Danza, - disse – solo allora  ti restituirò i vestiti. La ragazza gli gridò:

Gli spiriti malvagi ti porteranno via nel loro regno, se tu metti in dubbio le parole della dea! Senza il mio abito, non posso ballare. Ogni piuma su di esso  è un dono dell’ uccello celeste. Il suo amore, la sua fede mi porta attraverso l'aria.

Quando lei pronunciò quelle parole, il pescatore si vergognò e le disse:

- Ho agito contro la mia coscienza, mi dispiace .. - E  restituì il vestito alla ragazza luna.

Lei si alzò da terra,  toccò  le corde e cantò. I suoni del suo canto erano indescrivibilmente belli e puri. Era il suo canto d'addio dalla terra e dal mare. Quando  finì la canzone iniziò a ballare. Con i piedi toccò  la superficie del mare creando schiuma intorno a lei. E poi  alzò i piedi e volò fino al cielo. E poi ritornò dal pescatore e sorrise quando sentì il fruscio dell’erba sotto i piedi. Volò in aria intorno agli alberi, tra i boschi di bambù, e sotto i rami dei fiori di ciliegio. E quella musica la accompagnava  in continuazione,  e lei danzava ancora e ancora, e Gaj Ruko la ammirava  il  pieno di stupore e ammirazione,  pensando quanto fosse meravigliosa, il sogno di un più bel sogno ...

Ma improvvisamente la musica finì ed anche il ballo. Poi si mise a cantare al chiaro di luna e nel silenzio della sera. Volando in aria al tempo stesso, in un primo momento - lentamente, poi sempre più velocemente, sempre più lontano attraversando i boschi fino alle montagne lontane.

La musica risuonava ancora nelle orecchie del pescatore, e lei  si allontanava sempre di più. Guy Ruko osservò quella  figura bianca come la neve finchè non sparì completamente.  Il vento riportava ancora il suono della musica  ma piano piano anche quel suono diminuì completamente.

Il pescatore era di nuovo solo, solo con gli spruzzi del mare ed il profumo dei pini.

 

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