Atti di resistenza al Nazifascismo
Anno 2009_26 Marzo
Il 26 Marzo, nel mentre le agenzie di stampa internazionali riportano dati agghiaccianti sul numero delle pene capitali eseguite, nel mondo, da alcuni Stati aderenti all’ONU, USA compresi, con Cina Popolare ed Iran ai primi due posti, esecuzioni pari ad una cifra di ben sette al giorno, grazie ad un’iniziativa di solidarietà promossa dalla città di Cuneo, plurimedagliata per atti di resistenza al Nazifascismo, nonché sede del famoso monumento in cui una lapide riporta la famosa poesia di sfida a Kesserling, scritta da Piero Calamandrei, il mondo viene, ufficialmente, a sapere che i 3.500 abitanti di Ashraf sono in grave pericolo di vita.
Lo sono perché, grazie al, per così dire, “combinato disposto” tra il sostanziale ritiro delle truppe USA dal territorio di riferimento, dislocato ai confini con l’Iran, cui sono subentrate quelle irachene, e l’accordo avvenuto tra i due Paesi confinanti (Iran ed Iraq), in base alle affinità religiose (entrambi a maggioranza sciita) che li connotano (il mullah dei mullah iraniano Alì Kamenei ha, infatti, per la prima volta, ammesso ufficialmente che, in merito alla sorte di Ashraf, i due Stati avrebbero “stretto” un “patto” surrettizio che prevede lo smantellamento dell’insediamento abitativo, sotto protezione della Convenzione di Ginevra - gli Usa ne sono i mandatari di fatto -, e la dispersione della sua gente sul territorio iracheno, ovvero la consegna alle autorità iraniane), la cittadina, “simbolo” dei Mojaheddin del Popolo Iraniano, viene a trovarsi in imminente rischio di distruzione ed annientamento.
Informata sui fatti ed incontrati, per avere maggiori dettagli circa la grave situazione che incombe su Ashraf, di cui si è già occupata, i rappresentanti della Resistenza Iraniana in Italia, la LIDU, prendendo aperta posizione in favore della causa dei Mojaheddin, invia alla stampa il comunicato che segue.
In questi giorni, che vedono le agenzie di stampa internazionali trasmettere, per l’ennesima volta, informazioni agghiaccianti sulla consistenza del tragico fenomeno delle esecuzioni capitali, eseguite anche da molti stati aderenti all’alto consesso dell’ONU, Stati Uniti compresi (in primis, naturalmente, quelli governati da dittature, sia di stampo politico che religioso-fondamentalista), Stati che, al limite di una sostanziale, quanto ininterrotta, periodicità stragista, nell’ambito di un dato statistico generale, pari a sette esecuzioni capitali al giorno, vantano, come la Cina popolare e l’Iran, veri e propri primati in materia, è passata sotto silenzio un’altra tragedia che sta per essere perpetrata ai confini tra Iraq ed Iran.
Ovvero quella relativa alla “sorte” della città di Ashraf che, in territorio iracheno, ospita circa 3.500 profughi iraniani, in massima parte esponenti del “dissenso” iraniano, oppositore del regime dei “mullah”, che, centrato sui precetti del Corano, applica la Sharia che, non solo discrimina pesantemente tra uomo e donna, ma infligge pene corporali, riduce in carcere gli avversari politici, li tortura e, talvolta, li sopprime proditoriamente, così come immancabilmente sopprime, impiccandoli, coram populo, gli omosessuali, pur se minorenni.
Ebbene, secondo quanto siamo venuti, di recente, a sapere, anche grazie ad un flusso d’informazioni riservate giunteci attraverso il Consiglio Nazionale della Resistenza in Iran, che fa capo alla signora Maryam Rajavi, esule a Parigi, e che, in un certo senso, presiede ai destini della città di Ashraf, il “presidio dei rifugiati”, cui va, tra l’altro, il merito d’aver fatto di uno sparuto insediamento di pastori, un nucleo abitativo di tutto rispetto, dotato d’ogni tipo di servizio, ivi compresi palestre e luoghi di intrattenimento culturale e per il tempo libero, corre seri pericoli d’essere distrutto.
D’essere distrutto e di vedere la sua gente sfollata, dispersa, se non, addirittura, surrettiziamente “eliminata”, grazie alla determinazione liberticida e persecutoria dell’Iran verso “avversari” interni ed esterni ed alla complice connivenza od alla semplice indifferenza, rispetto a questa minaccia, delle autorità irachene cui, di recente, il contingente americano ha “trasferito” potestà di controllo e di garanzia in merito.
Al riguardo, non vanno, infatti, dimenticate le affinità sciite che, superati i contrasti religiosi interni e le ostilità derivanti dalla guerra d’aggressione, scatenata, a suo tempo, da Saddam Hussein, connotano oggi i governi dei due Paesi confinanti.
Che il paventato rischio di “genocidio”, ancorché territorialmente delimitato, costituisca qualcosa di ben più grave di una minaccia, starebbe a dimostrarlo, come ci fa sapere il Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, costituita dai “Mojaheddin del Popolo Iraniano”, il fatto che il mullah dei mullah, ovvero la guida suprema degli Sciiti, Alì Khamenei, contrariato per la cancellazione, dalla lista dei movimenti terroristici, dell’Organizzazione dei Mojaheddin del Popolo Iraniano, effettuata dalla Comunità europea, nonché “esasperato dalla perseveranza dei residenti di Ashraf … ha, per la prima volta, riconosciuto un accordo surrettizio tra il regime iraniano ed il governo iracheno, dichiarando, in occasione di un incontro con il presidente iracheno a Teheran, che ”l’accordo riguardante l’espulsione dei Mojaheddin dall’Iraq … deve essere attuato”.
Khamenei, quindi, dopo aver deplorato il fatto che i Paesi europei non siano d’accordo con l’ipotesi di “trasferimento” dei residenti di Ashraf in Europa, ha, infine, aggiunto testualmente che “I Mojaheddin sono fonte di disordine e corruzione”.
Tutto questo, mentre, di converso, gli studenti iraniani, rischiando il carcere, hanno plaudito alla decisione della Comunità Europea e quelli del Politecnico di Teheran hanno lanciato slogans inneggiando alla “realtà” di Ashraf.
Al cospetto di tanta arroganza, da parte del regime dei mullah, la resistenza iraniana, nel denunciare le pressioni sul governo iracheno come indebita, quanto scandalosa ingerenza negli affari di un altro Paese, in patente violazione delle norme e delle convenzioni internazionali, invita il Presidente degli Stati Uniti, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU e tutte le organizzazioni internazionali dei Diritti dell’Uomo ad adottare misure immediate per garantire la tutela ed i diritti fondamentali dei residenti ad Ashraf.
Da parte nostra, a prescindere dai timori espressi dai Mojaheddin del Popolo Iraniano, replicando una specifica terminologia giuridica, di cui ci siamo già serviti, a meno che gli Stati Uniti non prendano netta posizione a garanzia dei rifugiati e della città di Ashraf, paventiamo proprio che, dal “combinato disposto” tra la recente restituzione di piena giurisdizione sulla città di confine alle autorità centrali irachene ed il recentissimo appello riconciliativo rivolto, a sorpresa, da Obama, alle supreme autorità iraniane, possano veramente addivenire seri pericoli alla sopravvivenza della città di Ashraf ed all’incolumità dei suoi abitanti, magari sacrificati, e, per gli Usa, rammemorando ciò che avvenne nel Vietnam del sud, non sarebbe la prima volta, sull’altare di una male intesa logica di real politik.
Del resto, che tempi calamitosi stiano incombendo su Ashraf e sui suoi abitanti, nonostante quei profughi siano protetti dalla Convenzione di Ginevra, non siamo i soli a pensarlo.
Non a caso, infatti, la città di Cuneo, simbolo incontestabile della Resistenza, al punto che la sua piazza principale ostenta, con orgoglio, il monumento in memoria dei Partigiani su cui campeggia, incisa, la famosa poesia di sfida a Kesserling, scritta da Piero Calamandrei, da anni gemellata con Ashraf, Mercoledì 11 Marzo, nel corso di una solenne cerimonia celebrativa, tenutasi presso la sede comunale, ha costituito il Comitato Nazionale di Solidarietà verso la città di Ashraf.
Comitato di cui sono stati nominati, quali presidente, presidente onorario e segretario, rispettivamente Don Aldo Benevelli, il sindaco Alberto Valmaggia ed il Senatore Leopoldo Attilio Martino.
Nel corso della conferenza stampa, che ha fatto seguito alla costituzione del Comitato, il sindaco ha tenuto ad evidenziare che, mentre fino ad alcuni mesi fa la città di Ashraf era sotto la protezione delle truppe americane in Iraq, oggi il controllo della zona è passato sotto la diretta potestà del governo iracheno, che non sembra voler fornire tutte le garanzie di protezione necessarie alla città, “gemellata” con Cuneo, ed ai suoi abitanti, così come è espressamente previsto dai trattati internazionali delle Nazioni unite.
Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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