In memoria ad Antonio Gelsomino
Thursday, September 19, 2024

Diritti Umani: Zingari

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Diritti Umani: Zingari

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Anno 2008_19 Giugno

Il 19 Giugno, dopo che, ai primi del mese, una sua autorevolissima delegazione, costituita dal Presidente, onorevole Alfredo Arpaia, dallโ€™avvocato Oreste Bisazza Terracini, Vicepresidente aggiunto, e dalla Presidente della โ€œstrutturaโ€ regionale calabrese, professoressa Maricia Belfiore-Bagnato, ha portato allโ€™attenzione dellโ€™Assemblea Generale dellโ€™Association Europeรจnne des Droits de lโ€™Homme (A.E.D.H.) le โ€œrisultanzeโ€ di unโ€™importante manifestazione sul fenomeno dellโ€™immigrazione clandestina, organizzata dalla stessa Bagnato e svoltasi, il 22 Maggio, a Reggio Calabria, la LIDU, presso la propria sede nazionale, prendendo spunto dagli atti di reiterata discriminazione e razzismo di fatto, cui, da tempo ormai, sono sottoposte, pressochรฉ in tutto il Paese, le comunitร  nomadi, tiene un importante convegno dal titolo โ€œDiritti Umani: Zingari, nomadismo del XXI Secoloโ€, affidando le importanti relazioni di chiarimento del fenomeno e di condanna dโ€™ogni tipo di violenza, rispettivamente intitolate โ€œPericolo Rom o Rom in pericolo?โ€, โ€œTradizione del nomadismoโ€, โ€œ I Rom e la storia: la prospettiva antropologicaโ€ e โ€œRagioni culturali di una difficile convivenzaโ€, agli eminenti docenti universitari Marco Brazzoduro, Ruggero Ferrara e Riccardo Scarpa.


Del convegno, che ha suscitato ampio interesse e coinvolto, positivamente, uno stuolo significativo di partecipanti, e che, introdotto dal presidente della LIDU e moderato dal professor Felice Israel, coordinatore della Commissione Cultura, ha visto prendere la parola anche eminenti uomini della cultura, riportiamo, di seguito e per intero, il resoconto della nostra stagista e collaboratrice Sara Lorenzelli, laureanda in โ€œScienze della Comunicazioneโ€ presso lโ€™Universitร  โ€œLa Sapienzaโ€ di Roma.
Ad aprire il convegno รจ stato il professor Ruggero Ferrara, il quale, in primo luogo, dopo aver effettuato un opportuno approfondimento sulle origini e le tradizioni dei popoli nomadi, ha indicato quelle che, fin dallโ€™antichitร , sono state riconosciute come le due distinzioni primarie del genere umano: i popoli sedentari ed i popoli nomadi o del โ€œvagabondaggioโ€ itinerante, โ€œesaltatoโ€, come modo di vita, dallo scrittore tedesco Hermann Hesse, Premio Nobel per la Letteratura, nel 1946, ed autore, tra lโ€™altro, de โ€œIl

Santo bevitoreโ€, da cui pure รจ stato tratto, negli anni 80, un film di successo; ed i popoli sedentari, essenzialmente contadini, che si dedicavano allโ€™agricoltura, mentre i nomadi allevavano il bestiame.

Distinzione riscontrabile anche nella Bibbia, ove Caino dedica a Dio i frutti della terra mentre Abele offre, in sacrificio, i suoi animali.
La relazione del professor Ferrara รจ, poi, proseguita con un excursus storico-religioso sulle origini del popolo ebraico, considerato la stirpe nomade per eccellenza.
Nella Torah ebraica, infatti, viene ribadito un deciso rifiuto a praticare certe arti e certi mestieri tipici dei popoli sedentari. Di fatto, poichรฉ lโ€™origine della metallurgia viene fatta risalire ad un discendente di Caino (sedentario), la tradizione ebraica imponeva che non si impiegasse il ferro nella costruzione dei luoghi sacri, che le pietre adoperate non fossero tagliate da metalli ed, infine, che perfino la circoncisione venisse praticata con un coltello di pietra.
Ferrara ha poi informato come, nei tempi arcaici, prima dellโ€™introduzione del tornio, lโ€™uso della terracotta fosse unโ€™attivitร  esclusivamente femminile; caratteristica, questa, distintiva delle societร  nomadi, dove lโ€™uomo si dedicava al bestiame e la donna alla lavorazione della terracotta per creare utensili utili alla vita domestica.
Con lโ€™invenzione del tornio, quello del vasaio divenne un mestiere maschile; secondo il pensiero tradizionale, perรฒ, i lavori femminili non potevano essere svolti dagli uomini, pena la sconsacrazione del lavoro stesso.

Cosรฌ, in alcune civiltร  sedentarie, lโ€™attivitร  del vasaio venne vista come unโ€™opera dissacrante.

Per questo, i vasai finirono per essere segregati in zone marginali della cittร , mentre i luoghi da cui si scavava la terra per modellare i vasi e le altre suppellettili di terracotta venivano sconsacrati per sempre.
Dopo aver definito le opere dei sedentari come โ€œopere del tempoโ€, ovvero costruzioni caratterizzate da continuitร  e stabilitร , costruite in spazi circoscritti e destinate a durare, il professore ha continuato spiegando che le popolazioni nomadi, di converso, non prevedevano edificazioni stabili, bensรฌ anelavano a spazi senza sostanziali confini che aprissero โ€œuniversiโ€ di possibilitร  di movimento e dโ€™azione.
Il relatore, passando, poi, ad indicare le principali differenze tra il mondo nomade ed il mondo sedentario, ha affermato che, mentre il primo รจ caratterizzato da attivitร  legate al mondo animale, che, non a caso, si presenta, โ€œmobileโ€; il secondo รจ sostanzialmente dedito ad attivitร  che si concentrano su due regni fissi, quali il regno vegetale e quello minerale, e che, mentre il popolo nomade rappresenta il proprio universo religioso e folkloristico con simboli sonori (ballo, musica e poesia, tramandate oralmente, sono infatti le forme di espressione proprie di questa cultura), i sedentari, al contrario, prediligono, simboli ben visibili e stabili (architettura, scultura e pittura).
Altro elemento distintivo delle popolazioni nomadi รจ individuabile nel matriarcato.
Gli Zingari o Sinti, infatti, non eleggono un re, bensรฌ una regina di nome Sara (dallโ€™ebraico โ€œprincipessaโ€), che รจ anche la loro patrona (ogni anno, la celebrano in Provenza, alla Camargue, presso lโ€™estuario del Rodano), cosรฌ come la loro devozione per la Madre Terra si rivela nel culto della โ€œMadonna Neraโ€, quale figura identificativa dellโ€™humus del terreno.
Infine, passando alla descrizione delle due diverse tipologie di Zingari, ovvero gli Zingari orientali, quali Zingari propriamente detti, e gli Zingari meridionali, o Gitani, ha concluso affermando che gli Zingari orientali sono prevalentemente candelari e domatori, facili da โ€œindividuareโ€ nellโ€™arte circense, mentre i Gitani, che si trovano soprattutto in Provenza, in quanto pressochรฉ esclusivamente mercanti di cavalli, denunciano numerose affinitร  con i Pellerossa americani.
In base a quanto sopra, il professor Ferrara ha chiuso la relazione affermando che: โ€œTrovandoci di fronte ad una civiltร  antichissima, dโ€™origine indoeuropea, e con grandi e secolari tradizioni alle spalle, unโ€™eventuale scomparsa di queste popolazioni costituirebbe una grave perdita etnico-culturaleโ€.
Il professor Riccardo Scarpa ha posto, invece, al centro delle sue โ€œargomentazioniโ€ i seguenti quesiti: โ€œPerchรฉ, attualmente, esiste una cosรฌ grave difficoltร  dโ€™integrazione del ceppo Rom in Italia?โ€ E, soprattutto: โ€œCome si รจ arrivati allโ€™associazione terminologica fondata sul pregiudizio, tristemente infondato, del โ€œRom uguale delinquenteโ€?โ€
Per dare una risposta al fenomeno, Scarpa, partendo da una descrizione etimologica del termine Zingaro, dal greco athinganoi, ovvero โ€œinafferrabileโ€, ha detto che, giร  da questa prima considerazione, รจ possibile riscontrare la natura errabonda e sfuggente della popolazione nomade; natura che, proprio a causa di questa sua fondamentale differenza con la cultura occidentale, testimonia la prima grande ragione di diffidenza e timore che la gente e gli Italiani in particolare manifestano nei confronti dei Rom.
A partire dagli anni settanta, si รจ assistito ad una massiccia ed imprevista tendenza della popolazione Rom a stabilirsi, in modo stanziale, nel nostro Paese che, sostanzialmente impreparato per unโ€™adeguata accoglienza, premessa per ogni pacifica integrazione, si รจ trovato al centro di periodiche tensioni, fomentatrici delle attuali ostilitร .
Gli atteggiamenti repressivi e discriminatori verso i Rom hanno, quindi, fatto sรฌ che, nel 2007, il Consiglio dโ€™Europa stilasse un rapporto sul modo in cui la politica italiana ha affrontato il delicato problema.
Il giudizio internazionale che รจ stato dato sulle linee dโ€™azione adottate dalle autoritร  italiane รจ stato talmente negativo che il nostro Paese รจ stato accusato di praticare una politica sostanzialmente razzista.
Dal Consiglio dโ€™Europa sono stati contestati, innanzitutto, i metodi โ€œviolenti e coercitiviโ€ adottati dalla Polizia, con chiaro riferimento alla โ€œbrutalitร โ€ con cui avvengono gli โ€œsgomberiโ€ dei campi nomadi ed alle vergognose appropriazioni dei loro miseri beni.
I Rom vivrebbero, quindi, queste misure repressive come vere e proprie โ€œdichiarazioni di ostilitร โ€ od โ€œatti di guerraโ€, che li porterebbero a non riconoscere la legittimitร  dello Stato.
Il professore, infine, dopo aver affermato che questa situazione di conflittualitร  deve necessariamente e tempestivamente essere affrontata e risolta, a meno che non si voglia arrivare ad ulteriori ed irrimediabili peggioramenti dei rapporti, ha concluso indicando, quale unica soluzione possibile, un nuovo โ€œSchema Romanistico dellโ€™Hospitalitasโ€, ovvero il procedimento adottato nel Millequattrocento da Sigismondo, imperatore del Sacro Romano Impero, nonchรฉ re di Boemia e Bulgaria, che arrivรฒ a consentire alle popolazioni nomadi la libera circolazione allโ€™interno dellโ€™Impero, delegando alle stesse lโ€™amministrazione della giustizia in merito a fatti ed eventi che le riguardavano direttamente, ovvero le coinvolgevano.
Nella fattispecie, si tratterebbe di un modello di riferimento cui attingere, in quanto sarebbe, senzโ€™altro, il primo precedente, storicamente riscontrabile, teso ad armonizzare i rapporti tra nomadi e sedentari.
Ha chiuso il convegno il professor Marco Brazzoduro, in veste, non solo di docente universitario di โ€œPolitica socialeโ€ alla Sapienza di Roma, ma anche quale massimo esperto delle โ€œproblematicheโ€ Rom per un impegno di studio ventennale.
Il professore ha descritto il mondo nomade come un โ€œmondo di mondiโ€, estremamente variegato, legato ad una lingua comune, il Romanes, condivisa da tutte le popolazioni di questa specie.
Secondo Brazzoduro lโ€™โ€insicurezza metropolitanaโ€, che prescinde, per quanto attiene alle sue โ€œscaturiginiโ€ dal fenomeno dei Rom, sfocia costantemente nel bisogno, per cosรฌ dire, storico, di trovare, sempre e comunque, un โ€œcapro espiatorioโ€.
Attualmente, sembra, infatti che in Italia il capro espiatorio sia stato individuato nei Rom.
Ragion per cui, sono ingiustificatamente sorti numerosi, quanto ridicoli, pregiudizi nei loro confronti.
Ad esempio, il โ€œluogo comuneโ€ secondo cui โ€œgli zingari rubano i bambiniโ€ non ha alcun riscontro concreto negli archivi giudiziari del Paese. Non solo, la convinzione che esista presso questa popolazione una vera e propria โ€œcultura del furtoโ€ รจ assolutamente infondata, in quanto non vi รจ, statisticamente, alcuna differenza tra lโ€™illegalitร  Rom e lโ€™illegalitร  propria del sotto-proletariato italiano: in entrambi i casi, infatti, il movente รจ, per lo piรน, il medesimo, vale a dire la necessitร  di far fronte alla povertร .
Altro punto che caratterizza la sostanziale ostilitร  dei Rom verso il nostro Stato, secondo il professore, deriva dal modo con cui vengono coattivamente affrontati gli sgomberi dei campi nomadi.
La giustizia italiana imporrebbe che questi non avvenissero di notte, in Inverno e, soprattutto, solo quando sia previsto il trasferimento in un campo sostitutivo.
Nella realtร  dei fatti, invece, troppe volte queste disposizioni operative vengono del tutto ignorate.
E questo, al punto che lo sgombero assume aspetti assai repressivi.
Inoltre, altro indicatore del rifiuto sostanziale che la societร  italiana riserva ai Rom, รจ costituito dal fatto che i campi sono sempre isolati nelle zone piรน squallide e sporche delle aree metropolitane.
Il professore ha, infatti, sottolineato che lโ€™integrazione di una popolazione nomade non puรฒ avvenire con la repressione, ma solo attraverso strumenti dโ€™incentivazione (in primo luogo, la scolarizzazione), che ne favoriscano la stabilitร . Ad esempio, la Slovenia, che, avendo una popolazione di poco superiore ai 2.000.000 di โ€œanimeโ€, avrebbe potuto fortemente risentire, in senso negativo, della presenza, sul suo territorio, di una numerosa comunitร  di Sinti nullafacenti, ha provveduto a stabilizzarla positivamente attraverso lโ€™assegnazione di alloggi popolari e la sollecitazione ad occuparsi della coltivazione e della vendita dei fiori.
Tra lโ€™altro, il professore Brazzoduro ha fatto notare che il nomadismo attuale รจ un fenomeno che, in Italia, coinvolge solo il 5% di Rom o Sinti e che, secondo le stime attuali, i Rom, al cospetto di ben altri livelli di presenza in Francia, Spagna e Germania, sarebbero appena 160-170.000, la metร  dei quali in possesso di cittadinanza italiana.
Ha, infine, concluso denunciando il โ€œfenomeno degli invisibiliโ€.
Ovvero la sorte di quei bambini, moltissimi, nati da genitori che, trovandosi nel nostro Paese senza cittadinanza italiana, nรฉ permesso di soggiorno, sono, contestualmente, impossibilitati a registrarli sia allโ€™anagrafe italiana che a quella del paese dโ€™origine.
Da questo consegue che vengano, di fatto, a trovarsi nellโ€™allucinante condizione ufficiale di non โ€œesistereโ€ dal punto di vista civile, e, per questa ragione, a non godere di alcun diritto.

Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dellโ€™Uomo Onlus:
Testimonianza
โ€œReport 2008-2009โ€
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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