Il caso Cesare Battisti
Anno 2009_16 Gennaio
Il 16 Gennaio, declinata dal governo brasiliano, grazie ad una specifica “pronunzia” del presidente Lula Da Silva, la richiesta, formalmente inoltratagli dallo Stato Italiano, di estradare il terrorista Cesare Battisti perché, dopo anni di “sfacciata” latitanza, goduta, oltralpe, grazie alla ingiustificata e pretestuosa “tolleranza” dei Francesi, che l’hanno, poi, anche aiutato a fuggire nel Paese del Rio delle Amazzoni, sconti nelle nostre carceri la condanna all’ergastolo, condanna che si è guadagnato attraverso efferati delitti, la LIDU, non solo stigmatizza, con il comunicato che segue, la posizione di Lula Da Silva, definendolo “prevaricatore” del diritto internazionale, ma sollecita anche il governo italiano a “passi” ed iniziative di dura protesta.
Non che questo giustifichi certe “politiche” statunitensi nei confronti dei Paesi del Sudamerica, politiche che hanno visto costantemente gli U.S.A., attraverso mezzi leciti ed illeciti, intervenire, spesso pesantemente, nel tentativo di condizionare l’azione di quei governi (a dire il vero, Cuba ci ha messo anche del suo), ma la presa di posizione del Brasile (più in specifico del Presidente di sinistra, Luiz Inacio Lula Da Silva) sulla questione del “terrorista” italiano Cesare Battisti, fornisce molte attenuanti all’atteggiamento (che rimane comunque reprensibile) degli Yankees.
Noi, indissolubilmente legati, come siamo, al Risorgimento italiano, che gli attentati li compiva, quando li compiva, nei confronti dei “simboli” del dispotismo, ferocemente repressivo dei legittimi moti insurrezionali, o fiancheggiatore e complice delle più bieche dittature fondamentaliste e confessionali, noi che, nell’irredentismo, abbiamo visto la conclusione del disegno mazziniano d’una nazione unita, nel sacro principio del dovere, da comuni intese di giustizia e libertà e da un comune linguaggio; noi, che di fatto, la figura dell’”irredente” Cesare Battisti l’abbiamo sempre considerata non soltanto sacra, ma anche uno dei simboli più significativi della volontà di riscatto dell’italica gente dal giogo straniero, siamo rimasti letteralmente basiti in merito alle notizie che ci sono giunte da oltre oceano su un ben altro Cesare Battisti, “usurpatore”, del nome e del cognome d’un martire.
Apprendiamo, infatti, che, dopo le solerti disponibilità della Francia ad ospitarlo, se pur provvisoriamente, impunito, così come, del resto, ha ospitato e continua ad ospitare imperterrita, “cattivi” maestri nostrani, istiganti al delitto politico ed alla sedizione, nonché altri terroristi, di varie carature e specie, Cesare Battisti, inseguito da un mandato di cattura italiano conseguente alla comminazione di ben 4 ergastoli, “fermato” dalla polizia del Brasile, ove, sempre con la complicità dei “servizi” francesi, era fuggito, ha ricevuto, dall’ineffabile Presidente Lula, l’onore ed il privilegio d’essere insignito del titolo di “Perseguitato Politico”, a rischio di violenza da parte dell’Italia.
Ragion per cui, potrà ben soggiornare a suo piacimento ed a tempo indeterminato sul territorio carioca, godendosi quanti più carnevali di Rio o di Baia vorrà.
La “cosa”, se non avesse per protagonista lo stesso presidente del Brasile, che, evidentemente, ha una visione delle prerogative del suo ruolo di pretto stampo monarchico ed assolutista, e, se ci trovassimo al cospetto di una vera democrazia costituzionale, aliena da “infarcimenti” populistici o peronisti di vecchio stampo e maniera, assumerebbe, non solo, connotazioni assai delicate dal punto di vista diplomatico, ma, addirittura, potrebbe portare a momenti di pericolosa, quanto squallida querelle istituzionale.
Oltre a creare, infatti, in termini di rapporti internazionali tra stati sovrani, assistiti da reciproci scambi diplomatici, oggettive “tensioni”, il gesto d’ipocrita e malintesa “benevolenza” di Lula verso un criminale della caratura di Cesare Battisti, anche solo a volerlo valutare in chiave di politica interna del Paese sudamericano, risulta essere in totale contrasto con l’organo istituzionale specificamente preposto alla materia, in quanto collide platealmente con la decisione presa dalla “Comitato nazionale per i rifugiati”, che aveva, invece, respinto, senza appello, la richiesta d’asilo politico presentata dall’ex militante dei “Proletari armati per il comunismo”.
Per quel che ci riguarda, quale presidio storico per la difesa dei Diritti dell’Uomo, la LIDU, sempre pronta a farsi carico di chiunque invochi giustizia contro discriminazioni, violenze, soperchierie, sopraffazioni e razzismo, non può esimersi dall’affermare, specularmene ed ufficialmente, che, nel caso in specie, essendo il “Proletario armato per il comunismo”, Battisti, autore e non certo vittima di delitti efferati, non ha diritto ad alcuna solidarietà e tutela, bensì, potendo, tra l’altro, contare, come previsto dalle leggi italiane, sul fatto di poter essere graziato, per buona condotta, dopo circa 25 anni di carcere, ha solo il dovere di scontare la condanna che gli è stata, più che giustamente, inflitta. La LIDU ritiene, per tanto, che il Presidente Luiz Inacio Lula da Silva abbia compiuto, non solo un gesto offensivo verso l’Italia, ma, addirittura, una patente violazione del Diritto internazionale.
Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dell’Uomo Onlus:
Testimonianza
“Report 2008-2009”
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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