In memoria ad Antonio Gelsomino
Friday, November 08, 2024

La lettera di protesta della Lidu

copertina-lidu

La lettera di protesta

Ā 

Anno 2009_29 Luglio

Dopo che, come abbiamo visto, Ashraf ĆØ stata circondata (onde impedire ogni accesso anche di soccorso medico e medicale) e proditoriamente attaccata dalla ā€œsoldatagliaā€ irachena, allo scopo di smantellarla e distruggerla, cacciandone gli abitanti che, nonostante tutto, resistono, il 29 Luglio, la LIDU, al cospetto di un evento di tale gravitĆ , che, assume, anche, carattere di vera e propria intimidazione rispetto alla concomitante manifestazione di Parigi, ove, presente la loro leader, Maryan Rajavi, si sono riunite centinaia di migliaia di oppositori iraniani, scrive una lettera di dura protesta allā€™Ambasciatore degli Usa in Italia.

Ā 

Nella lettera, che riportiamo, di seguito e per intero, mentre vengono ricordate le origini ideali della Costituzione degli Stati Uniti dā€™America e la Dichiarazione dā€™Indipendenza del 1776 che, anticipatrice addirittura della Rivoluzione Francese e della Dichiarazione Universale dei Diritti dellā€™Uomo, grazie al ā€œsennoā€ di uomini illustri quali, tra gli altri, Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Roger Sherman e Robert Livingstone, ebbe il coraggio dā€™ā€œaffermareā€ ā€œWe hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endovede by their Creator whith certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happinessā€, si chiede come sia possibile che gli USA, con queste origini, consentano la distruzione di Ashraf (loro affidata dalla comunitĆ  internazionale), assieme alla dispersione, lā€™annientamento, lā€™incarcerazione, la tortura ed il massacro dei suoi abitanti?

Egregio Ambasciatore, siamo, a dir poco, sconcertati per ciĆ² che, come avevamo temuto ed anticipato da tempo, sta avvenendo ai confini tra Iraq ed Iran.

La cittadina di Ashraf, come Lei certamente ben sa, cittadina che, quale simbolo della ā€œResistenzaā€ iraniana al sanguinario regime dei mullah, governato da quel pazzo ā€œprovocatoreā€ internazionale che ĆØ Ahmadinejad, ospita alcune migliaia di profughi e di resistenti alla dittatura ed al fondamentalismo sciita, ĆØ, da giorni, alla mercĆ© delle autoritĆ  irachene, che, attraverso forze militari, armate di tutto punto, dopo averla assediata, uccidendo, disperdendo, arrestando, brutalizzando e, cosƬ via, la sua gente, sono in procinto di raderla al suolo.

Nella fattispecie, trattasi di gente persiana, che ha avuto il solo torto di cercare in Iraq un luogo dove, in attesa di ritornare in patria, potesse vivere libera ed organizzata in modo civile e giusto.

Non a caso, quella gente ha saputo trasformare un povero villaggio di pastori in una cittadina rigogliosa e dotata pressochĆ© dā€™ogni servizio.

Ebbene, signor ambasciatore, da quello che riusciamo a sapere e capire dalle notizie frammentarie che ci giungono, per vie traverse, da quei luoghi (lā€™accesso ĆØ impedito, con la forza, dalle autoritĆ  irachene a chiunque voglia anche solo andarvi per documentarsi sui fatti), la tragedia di Ashraf si sta consumando con la complicitĆ , di fatto, degli Stati Uniti, che, nella fretta dā€™andarsene da quellā€™area, rischiano di ripetere la tragedia di Saigon.

Ebbene, signor Ambasciatore, tutto questo cā€™indigna, cosƬ come indigna ogni coscienza libera del mondo.

Cā€™indigna perchĆ© a noi, che pure abbiamo difeso gli Stati Uniti anche nei momenti piĆ¹ difficili della sua storia, sembra incredibile che il Suo Paese, che giĆ  prima della Rivoluzione francese, con la Dichiarazione dā€™Indipendenza, seppe dare al mondo, in modo tangibile, il senso vero di cosa voglia dire giustizia, libertĆ , democrazia e rispetto assoluto dei Diritti dellā€™Uomo, possa macchiarsi, nascondendo la testa sotto la sabbia, del sangue di chi reclama dā€™essere libero al cospetto di un regime fondamentalista che, nutrendo solo odio e vendetta contro i dissidenti, nella misura in cui li incarcera e li uccide, li costringe a fuggire.

Come puĆ² accadere tutto questo, signor Ambasciatore? Come puĆ² accadere che la patria di uomini illustri della storia mondiale, quali Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Roger Sherman e Robert Livingstone, che, il 4 Luglio 1776, al 2Ā° capoverso della Dichiarazione dā€™Indipendenza, scrissero ā€œWe hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endovede by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happinessā€, consenta la distruzione di Ashraf e la dispersione, lā€™annientamento, lā€™incarcerazione, la tortura ed il massacro dei suoi abitanti?

Sappia, signor Ambasciatore che chi Le scrive, ĆØ il rappresentante del piĆ¹ vecchio sodalizio mondiale, costituitosi a presidio della difesa, sempre e comunque, dei Diritti dellā€™Uomo; di qualsiasi uomo che non sia un criminale, a prescindere da ogni e qualunque tentata o perpetrata discriminazione.

Sappia che la Lega Italiana dei Diritti dellā€™Uomo, nata, formalmente, nel 1922 dal senno di uomini parimenti illustri degli Americani appena citati, che erano figli del Risorgimento Italiano, cosƬ come il Risorgimento italiano, a sua volta, era figlio del Risorgimento americano, non puĆ² tollerare questa patente ingiustizia che grida vendetta al cospetto di Dio.

Non puĆ² tollerarla e, per questo, continuerĆ  ad incalzare, perchĆ© si muova in salvezza di Ashraf, ogni organismo internazionale preposto agli equilibri del mondo.

E questo anche perchƩ, se pure il nostro Statuto ci impone di difendere i Diritti Universali di ogni uomo, la nostra coscienza ci ordina di salvaguardare, in primis, la vita e la libertƠ degli inermi.

Per questo, ci permettiamo chiederLe, in quanto massimo rappresentante, in Italia, della piĆ¹ importante potenza mondiale, di farsi carico della situazione: affinchĆ© cessi ogni ulteriore attacco ad Ashraf, che, assediata dal 28 Luglio e giĆ  vittima di decine di morti e distruzioni, ĆØ addirittura impedita a ricevere viveri e medicinali; affinchĆ© ad Ashraf ed alle sue pertinenze territoriali venga garantita dallā€™O.N.U. ogni e qualunque prerogativa di ā€œextraterritorialitĆ ā€; affinchĆ©, sia immediatamente rimosso lā€™assedio e ripristinata una normale vita civile; affinchĆ© le centinaia di feriti, alcuni gravissimi, e tutti, per protesta, in ā€sciopero della fameā€, vengano portati presso ospedali attrezzati, per essere curati come si conviene, sotto la protezione della Croce Rossa Internazionale e degli Stati Uniti dā€™America; affinchĆ© il governo iracheno, di matrice sciita, venga inibito dal portare a termine lā€™intesa surrettizia, che, intercorsa, cosƬ come avevamo anticipato qualche tempo fa, con il governo, anchā€™esso sciita, di Ahmadinejad, sembra prevedere, non solo la distruzione di Ashraf, ma anche la consegna dei suoi abitanti ai Persiani, pronti ad incarcerarli, torturarli e, magari, anche ad impiccarli; affinchĆ© gli Stati Uniti, sotto lā€™egida delle Organizzazioni internazionali, insedino colĆ  un presidio militare attrezzato per ogni evenienza a garanzia di Ashraf e dei suoi abitanti, ripristinati nei loro diritti di libertĆ  e di indipendenza; affinchĆ© sempre gli Stati Uniti, sā€™impegnino, al cospetto del mondo e su mandato dellā€™O.N.U., a garantire lā€™intangibilitĆ  e la salvaguardia di Ashraf, anche nel caso, in futuro, dovessero lasciare lā€™Iraq.

Faccia pervenire, per favore, signor Ambasciatore, questa nostra ā€œpreghieraā€ al suo governo; un governo che, oggi, piĆ¹ che mai, tiene accesa la speranza in un avvenire migliore in tanta e tanta gente della piĆ¹ ampia comunitĆ  internazionale.

Distintamente, Alfredo Arpaia

Tratto dal documento della Lega Italiana

dei Diritti dellā€™Uomo Onlus:

Testimonianza

ā€œReport 2008-2009ā€

Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,

lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio

curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli

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