La lettera di protesta
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Anno 2009_29 Luglio
Dopo che, come abbiamo visto, Ashraf ĆØ stata circondata (onde impedire ogni accesso anche di soccorso medico e medicale) e proditoriamente attaccata dalla āsoldatagliaā irachena, allo scopo di smantellarla e distruggerla, cacciandone gli abitanti che, nonostante tutto, resistono, il 29 Luglio, la LIDU, al cospetto di un evento di tale gravitĆ , che, assume, anche, carattere di vera e propria intimidazione rispetto alla concomitante manifestazione di Parigi, ove, presente la loro leader, Maryan Rajavi, si sono riunite centinaia di migliaia di oppositori iraniani, scrive una lettera di dura protesta allāAmbasciatore degli Usa in Italia.
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Nella lettera, che riportiamo, di seguito e per intero, mentre vengono ricordate le origini ideali della Costituzione degli Stati Uniti dāAmerica e la Dichiarazione dāIndipendenza del 1776 che, anticipatrice addirittura della Rivoluzione Francese e della Dichiarazione Universale dei Diritti dellāUomo, grazie al āsennoā di uomini illustri quali, tra gli altri, Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Roger Sherman e Robert Livingstone, ebbe il coraggio dāāaffermareā āWe hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endovede by their Creator whith certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happinessā, si chiede come sia possibile che gli USA, con queste origini, consentano la distruzione di Ashraf (loro affidata dalla comunitĆ internazionale), assieme alla dispersione, lāannientamento, lāincarcerazione, la tortura ed il massacro dei suoi abitanti?
Egregio Ambasciatore, siamo, a dir poco, sconcertati per ciĆ² che, come avevamo temuto ed anticipato da tempo, sta avvenendo ai confini tra Iraq ed Iran.
La cittadina di Ashraf, come Lei certamente ben sa, cittadina che, quale simbolo della āResistenzaā iraniana al sanguinario regime dei mullah, governato da quel pazzo āprovocatoreā internazionale che ĆØ Ahmadinejad, ospita alcune migliaia di profughi e di resistenti alla dittatura ed al fondamentalismo sciita, ĆØ, da giorni, alla mercĆ© delle autoritĆ irachene, che, attraverso forze militari, armate di tutto punto, dopo averla assediata, uccidendo, disperdendo, arrestando, brutalizzando e, cosƬ via, la sua gente, sono in procinto di raderla al suolo.
Nella fattispecie, trattasi di gente persiana, che ha avuto il solo torto di cercare in Iraq un luogo dove, in attesa di ritornare in patria, potesse vivere libera ed organizzata in modo civile e giusto.
Non a caso, quella gente ha saputo trasformare un povero villaggio di pastori in una cittadina rigogliosa e dotata pressochĆ© dāogni servizio.
Ebbene, signor ambasciatore, da quello che riusciamo a sapere e capire dalle notizie frammentarie che ci giungono, per vie traverse, da quei luoghi (lāaccesso ĆØ impedito, con la forza, dalle autoritĆ irachene a chiunque voglia anche solo andarvi per documentarsi sui fatti), la tragedia di Ashraf si sta consumando con la complicitĆ , di fatto, degli Stati Uniti, che, nella fretta dāandarsene da quellāarea, rischiano di ripetere la tragedia di Saigon.
Ebbene, signor Ambasciatore, tutto questo cāindigna, cosƬ come indigna ogni coscienza libera del mondo.
Cāindigna perchĆ© a noi, che pure abbiamo difeso gli Stati Uniti anche nei momenti piĆ¹ difficili della sua storia, sembra incredibile che il Suo Paese, che giĆ prima della Rivoluzione francese, con la Dichiarazione dāIndipendenza, seppe dare al mondo, in modo tangibile, il senso vero di cosa voglia dire giustizia, libertĆ , democrazia e rispetto assoluto dei Diritti dellāUomo, possa macchiarsi, nascondendo la testa sotto la sabbia, del sangue di chi reclama dāessere libero al cospetto di un regime fondamentalista che, nutrendo solo odio e vendetta contro i dissidenti, nella misura in cui li incarcera e li uccide, li costringe a fuggire.
Come puĆ² accadere tutto questo, signor Ambasciatore? Come puĆ² accadere che la patria di uomini illustri della storia mondiale, quali Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Roger Sherman e Robert Livingstone, che, il 4 Luglio 1776, al 2Ā° capoverso della Dichiarazione dāIndipendenza, scrissero āWe hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endovede by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happinessā, consenta la distruzione di Ashraf e la dispersione, lāannientamento, lāincarcerazione, la tortura ed il massacro dei suoi abitanti?
Sappia, signor Ambasciatore che chi Le scrive, ĆØ il rappresentante del piĆ¹ vecchio sodalizio mondiale, costituitosi a presidio della difesa, sempre e comunque, dei Diritti dellāUomo; di qualsiasi uomo che non sia un criminale, a prescindere da ogni e qualunque tentata o perpetrata discriminazione.
Sappia che la Lega Italiana dei Diritti dellāUomo, nata, formalmente, nel 1922 dal senno di uomini parimenti illustri degli Americani appena citati, che erano figli del Risorgimento Italiano, cosƬ come il Risorgimento italiano, a sua volta, era figlio del Risorgimento americano, non puĆ² tollerare questa patente ingiustizia che grida vendetta al cospetto di Dio.
Non puĆ² tollerarla e, per questo, continuerĆ ad incalzare, perchĆ© si muova in salvezza di Ashraf, ogni organismo internazionale preposto agli equilibri del mondo.
E questo anche perchĆ©, se pure il nostro Statuto ci impone di difendere i Diritti Universali di ogni uomo, la nostra coscienza ci ordina di salvaguardare, in primis, la vita e la libertĆ degli inermi.
Per questo, ci permettiamo chiederLe, in quanto massimo rappresentante, in Italia, della piĆ¹ importante potenza mondiale, di farsi carico della situazione: affinchĆ© cessi ogni ulteriore attacco ad Ashraf, che, assediata dal 28 Luglio e giĆ vittima di decine di morti e distruzioni, ĆØ addirittura impedita a ricevere viveri e medicinali; affinchĆ© ad Ashraf ed alle sue pertinenze territoriali venga garantita dallāO.N.U. ogni e qualunque prerogativa di āextraterritorialitĆ ā; affinchĆ©, sia immediatamente rimosso lāassedio e ripristinata una normale vita civile; affinchĆ© le centinaia di feriti, alcuni gravissimi, e tutti, per protesta, in āsciopero della fameā, vengano portati presso ospedali attrezzati, per essere curati come si conviene, sotto la protezione della Croce Rossa Internazionale e degli Stati Uniti dāAmerica; affinchĆ© il governo iracheno, di matrice sciita, venga inibito dal portare a termine lāintesa surrettizia, che, intercorsa, cosƬ come avevamo anticipato qualche tempo fa, con il governo, anchāesso sciita, di Ahmadinejad, sembra prevedere, non solo la distruzione di Ashraf, ma anche la consegna dei suoi abitanti ai Persiani, pronti ad incarcerarli, torturarli e, magari, anche ad impiccarli; affinchĆ© gli Stati Uniti, sotto lāegida delle Organizzazioni internazionali, insedino colĆ un presidio militare attrezzato per ogni evenienza a garanzia di Ashraf e dei suoi abitanti, ripristinati nei loro diritti di libertĆ e di indipendenza; affinchĆ© sempre gli Stati Uniti, sāimpegnino, al cospetto del mondo e su mandato dellāO.N.U., a garantire lāintangibilitĆ e la salvaguardia di Ashraf, anche nel caso, in futuro, dovessero lasciare lāIraq.
Faccia pervenire, per favore, signor Ambasciatore, questa nostra āpreghieraā al suo governo; un governo che, oggi, piĆ¹ che mai, tiene accesa la speranza in un avvenire migliore in tanta e tanta gente della piĆ¹ ampia comunitĆ internazionale.
Distintamente, Alfredo Arpaia
Tratto dal documento della Lega Italiana
dei Diritti dellāUomo Onlus:
Testimonianza
āReport 2008-2009ā
Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,
lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio
curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli
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