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Tuesday, December 03, 2024

Un “pericoloso” modo d’intendere la libertà

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Un “pericoloso” modo d’intendere la libertà

 

Anno 2009_15 Luglio

Punta sul vivo da due “accadimenti”, apparentemente di secondo piano ma, nella sostanza, paradigmatici di un certo falso modo d’intendere la laicità dello Stato, il 15 Luglio, la LIDU stila una dura “nota” sulla “Treccani” e sul TG3.

Mentre in merito alla Treccani, infatti, si vocifera con insistenza di reiterate sollecitazioni rivolte al Governo affinché venga, al più presto, rimosso dalla Presidenza del prestigioso Istituto Enciclopedico, l’ex Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, al fine di poterlo sostituire con il cattolico, nonché diretto collaboratore di Benedetto XVI, Marcello Pera, già Presidente del Senato, il Direttore del TG3 avrebbe rimosso il “vaticanista” Roberto Balducci, in quanto “reo” d’aver, in diretta, riferito che alla santa messa “vancanziera” di “Les Combes”, celebrata dal Papa, erano presenti “poco più di quattro gatti” [forse uno di questi doveva essere nero perché, il giorno dopo, Benedetto XVI, è caduto e si è rotto un braccio, n.d.r.].

Due notizie, in questi giorni di calura, ci hanno fatto correre un brivido, non ristoratore bensì di paura istituzionale; due notizie, una assai importante, l’altra un po’ meno, che fanno, comunque, ambedue parte di un “pericoloso” modo d’intendere la libertà in senso lato, ovvero la dignità della persona, la professionalità di un giornalista e, soprattutto, il rispetto delle prerogative di uno Stato sovrano.

Partiamo dalla notizia più importante, ovvero quella riportata da “Il Manifesto” di ieri, relativa al fatto che il Vaticano, quasi si trattasse di decidere in merito all’inserimento di uno scrittore nel novero degli autori proibiti, come faceva, una volta, la nefasta “Congregazione dell’Indice” (che, forse, sopravvive nonostante i “fastigi” della Santa Inquisizione siano finiti da secoli), avrebbe sollecitato il governo italiano a “rimuovere” l’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, eminente figura politica laico-socialista, nonché docente universitario, dal vertice dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani, suggerendogli, addirittura, il sostituto nella persona dell’ex Presidente del Senato, Marcello Pera, in quanto evidentemente più gradito, perché “cattolico” professante ed osservante dei desiderata di Santa Romana Chiesa, nonché collaboratore diretto di Benedetto XVI.

Se la notizia fosse vera, e non stentiamo a crederlo, pur tralasciando dal considerare il fatto che “La Treccani”, ancorché nata in periodo fascista è, senz’ombra di dubbio, diventata patrimonio inoppugnabile della cultura democratica del Paese, almeno un’esternazione ufficiale di netto diniego ce la saremmo aspettata da parte di tutte le “forze” politiche, di sinistra e di destra, che si riconoscono nei valori della dignità della nazione e nella laicità dello Stato.

Non ostanti, infatti, “I Patti Lateranensi”, il “Concordato Craxiano” (così ci piace definirlo), che hanno concesso al Vaticano ben oltre “il dovuto” e, forse, l’“aspettato”, in termini di “riparazioni” per “la breccia di Porta Pia”, e delle più recenti “regalie”, in patente disdoro della Costituzione, quali sono, senz’altro, i contributi statali alle scuole ed agli insegnanti di religione, con prerogative speciali di nomina e di eventuale rimozione, lo Stato italiano è ancora, almeno formalmente, uno Stato Sovrano ed autonomo.

Per quanto riguarda la notizia meno importante, ma anch’essa “testimone” di come le cose stanno andando nel nostro Paese, ovvero quella che ha visto la rimozione dall’incarico di “vaticanista” del TG3 del giornalista Roberto Balducci, da parte del direttore di “testata”, Antonio Di Bella, con l’approvazione (inaudita, a nostro parere) del Presidente della Commissione di Vigilanza, Sergio Zavoli (ex PSI), riteniamo che non si possa fare altro commento che questo: è una “cosa” stupida, riprovevole e concussoria della dignità della persona e della sua professionalità, nonché un vero e proprio atto servile rispetto al Vaticano!

Un” servizio” giornalistico-televisivo ed, in specie, più d’ogni altro, quello della Rai, ancorché si occupi del Vaticano, del Presidente della Repubblica o della persona del Papa (nella fattispecie, il Balducci, che evidentemente possiede come il suo illustre omonimo, lo scomparso Padre Ernesto Balducci della fiorentina “Badia Fiesolana”, una certa verve ironica, credendo d’esprimersi “spiritosamente”, ha detto, forse in modo improprio, ma, di certo, non irriverente, che, ad ascoltare il Papa, giunto in vacanza a “Les Combes”, erano presenti poco più di “quattro gatti”), non è di proprietà né del Direttore (di rete o generale, non fa differenza), né del Consiglio di Amministrazione, né tanto meno del Presidente della Commissione di Vigilanza.

È solo ed esclusivamente dei cittadini che pagano il canone!

Ragion per cui, se un giornalista, che si è espresso in modo improvvido, si scusa, ancorché oggetto del suo errore sia stato Benedetto XVI, lo si “richiama”, al limite lo si “censura”, non lo si “caccia dall’incarico”.

E questo, per almeno tre ragioni:

1) perché in uno Stato democratico nessuno è suddito;

2) perché, riprendendo una frase del Vangelo, che molto ci piace, “Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”;

3) perché, ormai, il periodo del “padroni delle ferriere” è ben trapassato e sepolto e nessuno si permetterebbe di trattare così, anche in base allo Statuto dei lavoratori, il più sprovveduto dei dipendenti.

A meno che, considerati i rapporti di subordinazione di fatto, che vedono lo Stato italiano, giorno dietro giorno, sempre più in posizione d’“ossequio” rispetto allo Stato Vaticano, l’imprudenza del Balducci sia stata “valutata” alla stregua di un “reato di lesa maestà”.

 

Tratto dal documento della Lega Italiana

dei Diritti dell’Uomo Onlus:

Testimonianza

“Report 2008-2009”

Iniziative, documenti, prese di posizioni, deliberati,

lettere, ecc. in materia di diritti, nel biennio

curato da Gian Piero Calchetti e Sara Lorenzelli

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