Neurolettici e chiusura dei manicomi
Come abbiamo avuto modo di far prima notare , nel caso italiano, la”scoperta” dei neurolettici ha portato alla ben nota legge 180 ed alla conseguente chiusura dei manicomi.
Tali strutture andavano certamente riformate ed umanizzate, non eliminate senza proporre alternative valide. Con ciò non vogliamo rimpiangere le strutture manicomiali di cui un’ampia letteratura ha analizzato già in passato tutti i misfatti.
Divenuta operativa la legge 180, i ricoverati che non avevano una famiglia che potesse o volesse accoglierli, furono in buona parte ospitati in pensionati per “malati di mente” (ormai la parola pazzo era tabù), di fatto manicomi privati, creati e gestiti spesso da persone che si erano inventati un nuovo mestiere, e qualche volta, purtroppo anche da autentici sciacalli, interessati solo a lucrare sulla sfortuna dei poveri ricoverati.
Oggi si è determinato un nuovo fenomeno, quello dei cosiddetti “senza fissa dimora”, spesso soggetti bisognosi proprio di quelle terapie che hanno determinato la chiusura dei manicomi e che, paradossalmente, proprio a causa della mancanza di tali strutture non riescono ad essere curati.
Questi sfortunati li vediamo spesso fra di noi, per accorgersi di loro basta guardare ai margini delle piazze o, ancor meglio, basta guardar bene in una stazione o in un aeroporto.
La soluzione, ai loro problemi sarebbe un ricovero, necessariamente coatto, in un ambiente protetto, dove sarebbe possibile accudirli e curarli in condizioni umane e dignitose, ma la Legge prevede il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), solo per un periodo massimo di 15 giorni, quella legge è figlia dei neurolettici, i malcapitati, però, grazie a questa legge, non solo costituiscono ed incrementano uno scandaloso fenomeno di “randagismo umano”, ma spesso, troppo spesso, fanno “mala fine”.
Orazio
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