In memoria ad Antonio Gelsomino
Thursday, September 19, 2024

I Neurolettici

neurolettici

Nei primi decenni del 900 la nascente ricerca farmacologica individuò un colorante usato in biologia per colorare le cellule: l'anilina.

Così si trovò che un suo derivato, la prometazina, possedeva interessanti proprietà sedative e antiallergiche. La clorpromazina, derivata dalla prometazina fu il primo prodotto decisamente efficace nel trattamento delle psicosi. Henry Laborit scoprì che questa molecola, inizialmente usata come sedativo, in sala operatoria per potenziare l'anestesia, oppure per pazienti con crisi dolorose non trattabili, in associazione a narcotici e barbiturici. Si notò, però, che la clorpromazina aveva anche una proprietà particolare, detta "lobotomia farmacologica", ovvero la proprietà di indurre uno stato di ottundimento di sensi, riflessi e pensiero. Introdotti nella pratica psichiatrica nel 1953, i neurolettici diventarono presto la "camicia di forza chimica" utilizzata in tutti i manicomi, prendendo così il posto dei barbiturici, degli shock da insulina, degli elettroshock e della lobotomia, quindi non era solamente sedativa (come il Fargan), ma era in grado di indurre una specie di particolare indifferenza agli stimoli ambientali senza peraltro alterare lo stato di vigilanza.

 

Proseguendo nelle ricerche Delay e Deniker scoprirono come questo farmaco fosse in grado di migliorare le condizioni dei pazienti psicotici. Oltre all'effetto antipsicotico già a bassi dosaggi, la cloropromazina (componente dei neurolettici) è stata a lungo utilizzata per i suoi effetti antinausea, antivomito, antivertigine, alcuni tipi di somatizzazione e di cefalea. Grazie all'enorme successo commerciale della clorpromazina la ricerca dei nuovi neurolettici era comunque avviata, infatti nel giro di una decina di anni si giunse all'individuazione e alla messa a punto di quasi tutte le maggiori classi di prodotti antipsicotici di cui disponiamo attualmente.

La ricerca ci ha portato ora a disporre di una ventina di diverse fenotiazine, prodotti assai simili strutturalmente alla clorpomazina. Oltre alle fenotiazine troviamo quindi tioxanteni, le dibenzazepine,  butirrofenone, difenilbutilpiperidine ed altre ancora. Tutti questi farmaci possono produrre effetti
collaterali articolari costituiti da tremori, rigidità, riduzione della mimica facciale. I neurolettici, detti anche farmaci antipsicotici tranquillanti maggiori o neuroplegici sono tra gli psicofarmaci quelli più pesanti per l'organismo. Il termine neurolettico significa: "farmaco con forte azione sedativa sul sistema nervoso". La terapia sedativa non ha alcuna logica terapeutica se non quella del controllo dei sintomi; infatti, i neurolettici sono tipicamente usati in psichiatria (è raro che un medico di base li prescriva) per controllare e contenere le persone che vengono definite "schizofreniche", "psicotiche", "maniaco depressive", "paranoiche", etc…. Il termine neurolettico significa: "farmaco con forte azione sedativa sul sistema nervoso".

I neurolettici non "curano" nulla

La terapia sedativa non ha alcuna logica terapeutica se non quella del controllo dei sintomi; infatti, i neurolettici sono tipicamente usati in psichiatria (è raro che un medico di base li prescriva) per controllare e contenere le persone che vengono definite "schizofreniche", "psicotiche", "maniaco depressive", "paranoiche", etc. Gli psichiatri dichiarano che i neurolettici possono sopprimere numerosi sintomi: confusione, deliri, allucinazioni, eccitabilità, ansia estrema, aggressività. Che queste sostanze abbiano degli effetti, è certo; che questi siano favorevoli alla persona che li assume è tutt’ altro discorso. Certamente, con dosaggi opportuni, sedano qualsiasi individuo (anche se alcune persone risultano "resistenti", ovvero non rispondono al trattamento), si sappia, però, che non "curano" nulla, ma inibiscono la persona.

La presenza di sintomi sensibili all'azione dei neurolettici non può essere elemento decisivo per condizionare la scelta di iniziare un trattamento. Tale affermazione segnala l'estrema cautela con la quale vanno prescritti e assunti tali farmaci. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, in un suo rapporto, consiglia che l'assunzione di neurolettici non sia protratta per periodi superiori ad alcune settimane. In tutti i casi, non avrebbero alcun senso i trattamenti a tempo indeterminato; di fatto i neurolettici vengono spesso somministrati per anni e anni col risultato di cronicizzare gli effetti indesiderati, a volte in maniera irreversibile.

Orazio

 

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