L’uomo, pur rientrando per la sua conformazione fisica nell’ordine generale dei viventi, occupa un posto a sé.
Di statura eretta, capace di trasformare la materia e di dominarla, comparso per ultimo sulla Terra, portando in sé la traccia di quanto nella Creazione lo precedette, da sovrano modifica tutto a suo vantaggio.
Pur senza possedere le armi degli altri viventi, con la sola volontà , riesce a soggiogare ciò che può essergli utile.
Usa la carne, la pelle, le fibre, il legno.
Trasforma e distrugge a seconda dei suoi bisogni e anche dei suoi capricci quanto la Natura gli offre, fino al punto da dare vita a nuove forme incrociate.
Le piante e gli animali per lui altro non sono che esseri utili, inutili o dannosi che coltiva, addomestica o uccide.
Quando altera le relazioni che intercedono fra gli esseri viventi, quando disbosca intere zone, getta sempre lo scompiglio fra gli animali e porta sempre a sé stesso danni notevoli.
Come non ricordare le invasioni dei topi campagnoli nelle Puglie che distrussero ingenti raccolti e che furono arginate solo introducendo nella zona gli animali da rapina (volpi, martore, faine) che cacciatori incauti avevano sterminati?
La Natura, che è tutta armonia e che non vuole essere violata, si vendica quando l’uomo supera certi limiti non con animali di grossa mole ma con minuscoli esseri invisibili come i protozoi, le muffe, i batteri patogeni contro i quali la battaglia condotta è accanita sempre disperata spesso.
Solo quando si inchina davanti al Creato e sente che il suo corpo è il Tempio dello Spirito, l’uomo è in grado di comprendere che dall’ultimo bagliore lucente delle stelle al primo riflesso della pallida alba a lui è accaduto quello che accade negli occhi dei bambini appena si aprono alla luce:
<< …prima fu sera e poi mattina… >>
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