Il giorno del papà e la poesia di Jovine
Quale strumento prodigioso è la memoria! Cosa sarebbe delle nostre esistenze se non avessimo i ricordi indispensabili nell’alimentare i sentimenti e nel collegare l’oggi a ieri, le nostre con altre storie rendendoci tutti protagonisti di questa straordinaria avventura che è la vita. Qualcuno ha detto che la memoria è un armadio, o se si vuole, un grande baule che, se rovistato, fa balzare fuori cose sepolte dal tempo. Ebbene dalla memoria di una signora oggi novantenne, Maria Villani Magnotta residente a Rimini, balza fuori una poesia inedita di Francesco Jovine che in questo giorno dedicato a tutti i “papà” vogliamo dedicare ai nostri lettori.
Questa poesia era mandata a memoria dagli alunni quando Jovine faceva il maestro elementare a Guardialfiera. La signora Maria non l’ha appresa direttamente ma ascoltando sua sorella Elena, classe 1915, alunna di Jovine ripeterla per mandarla a memoria. Una poesia mai pubblicata, sconosciuta, sulla quale abbiamo chiesto il parere di Francesco D’episcopo studioso di Jovine che da poco ha finito di curare la ristampa de Le Terre del Sacramento, dopo quello abbastanza recente di Signora Ava. “Jovine – ci ha detto – sentiva un forte attaccamento per il padre di cui aveva sentito forte la mancanza nel periodo in cui era emigrato in Australia. In tutta la sua narrativa si trovano tracce dell’influenza paterna, ricordiamolo, un agronomo che si portava dietro questo suo figliolo ogni qual volta girava per le campagne a misurare i terreni. E’ abbastanza evidente che le storie che Jovine racconta nascono da questi frequenti contatti con il mondo contadino.
Il mestiere di agronomo era importantissimo, dai calcoli di questo “tecnico” si stabilivano le proprietà, i confini di questa o quella terra, i corsi d’acqua e quant’altro, insomma la vita e la sopravvivenza stessa delle persone. Jovine è stato sempre molto grato al padre di avergli dato la possibilità di conoscere ed indagare un mondo che poi ha descritto con tanta passione”.
Tratto:
dal Giornale Il Quotidiano del Molise di lunedì 19 Marzo 2012- sezione cultura e società- artico di Vittoria Todisco
Poesia di Francesco Jovine
Al papà
Dimmelo babbo mio, dimmelo franco:
da quanto non ti guardi più allo specchio?
Se tu vedessi che capello bianco…
Non voglio, no! Che tu divenga vecchio.
Essi vanno all’altro mondo, sai?
Ma tu, papà mio, morir non devi mai.
D’ora in avanti al mattin ed in ogni sera,
allungherò di più la mia preghiera:
“allietati il cuore, o Dio, e anche la mente,
fa che, per me, lui viva eternamente.
Un miracol, a te così non costa niente!
Immagine:morguefile
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