Jean Francois Champollion (1790-1832) - riuscì a leggere geroglifici egiziani
Jean-Baptiste Fourier, matematico e fisico, uno dei membri del comitato scientifico di Napoleone relativo allo studio d'Egitto, si trovò nel 1801 a fare un'ispezione in una scuola secondaria di Grenoble, dove incontrò un undicenne molto speciale. Fourier si mise a parlare con questo ragazzo malaticcio che aveva i tratti del viso tipicamente orientali, per questo motivo i suoi amici lo soprannominavano l'egiziano. Il grande scienziato fu molto sorpreso quando scoprì che l'undicenne parlava fluentemente latino e greco e che intendeva imparare l'ebraico.
Poi lo scienziato presentò al bambino d'intelligenza superiore alla media la sua ricca collezione di manufatti provenienti dall' Egitto, che vedendo il papiro scritto con geroglifici, chiese se qualcuno sapeva leggere ciò che era scritto. Dopo aver ricevuto una risposta negativa, il ragazzo aggiunse con entusiasmo : "Io riuscirò a capire tutto questo un giorno.” Infatti, vent'anni dopo, ci riuscì. Questo ragazzo malaticcio divenne in seguito il famoso e celebre studioso Jean Francois Champollion.
A soli tredici anni Champollion aveva completato la sua conoscenza poliglotta con la padronanza della lingua araba, siriaca, caldea, copta, della antica lingua cinese e della lingua sanscritta. Per diplomarsi alla scuola superiore, intese di iscriversi ad alcuni licei di Parigi. Scrisse una tesi che stupì completamente i professori. Il giovane candidato presentò uno studio scientifico serio, "l'Egitto sotto il regno del Faraone, pieno di fatti sconosciuti e tesi storiche ardite ricavate dai testi greci, latini ed ebraici. I professori allora decisero di prendere Champollion in collegio ed offrirono al giovane una cattedra. Dalla sorpresa Champollion, perse conoscenza. Tuttavia, non accettò questa lusinghiera proposta e decise di produrre ulteriori miglioramenti di studio a Parigi. Il suo più grande sogno e l'obiettivo che si era fissato era di decifrare l'alfabeto egiziano. Si convinse che per arrivare a conoscere l'egiziano prima doveva conoscere profondamente le lingue antiche, la cultura, la psicologia e la mentalità delle persone d’ Oriente. E proprio per questo lui scrisse il diario in lingua copta, ultima fase di sviluppo dell'antica lingua d’Egitto.
A Parigi, Champollion visse in povertà, si manteneva con una piccola quantità di denaro che gli mandava il fratello, e trascoreva i giorni in libreria, curvo sopra un mucchio di libri. A diciannove anni, nel 1809, tornò nella sua città natale di Grenoble, all'università, dove accettò la cattedra di storia. Contemporaneamente continuò a studiare i geroglifici fissando un proprio percorso di ricerca del tutto indipendente dai precedenti studiosi come Erodoto, Strabone, Diodoro, Harapolon. Champollion si staccò dalla loro teoria che sostenevano radicalmente che i geroglifici erano pittografici e rappresentavano un linguaggio simbolico in cui ogni segno esprimeva l'intera parola, vale a dire, un oggetto o un concetto astratto.
Champollion partì dal presupposto opposto - che si trattava di un alfabeto fonetico, vale a dire che il simbolo indicava un carattere. Lui aveva confermato la sua tesi confrontando i singoli caratteri egiziani con adeguate lettere greche. Questi confronti lo aiutarono a leggere alcuni geroglifici ed anche ad arrivare a nuove regole dello script egiziano dove per esprimere stessi valori fonetici si utilizzavano caratteri diversi. In alcuni casi interpretò certi segni come una puzzle cercando di trovare la soluzione.
Grazie alla sua scoperta, Champollion diventò l'autorità scientifica maggiormente riconosciuta in Francia. Grazie a questa fama ruscì a organizzare una spedizione in Egitto, dove trascorse due anni nelle antiche rovine. Champollion fondò la collezione egizia del Louvre. Morì nel 1832 a Parigi per un esaurimento nervoso causato dal sovrumano lavoro intellettuale.