In memoria ad Antonio Gelsomino
Monday, December 30, 2024

Da Caporetto a Vittorio Veneto - l'anno 1917 sulla fronte italiana

fronte-italiana

L’anno 1917 sulla fronte italiana

Per quasi tutto l’anno 1917 il maggior peso della guerra dell’Intesa (a causa della crisi pressoché contemporanea in Francia ed in Russia) deve essere sopportato dall’esercito inglese e da quello italiano.

Sul fronte italiano si sono combattute, quasi senza interruzione, da maggio a dicembre:

da 12 maggio all’8 giugno: 10ª battaglia dell’Isonzo (o del Timavo),

dal 10 al 29 giugno: battaglia dell’Ortigara,

dal 17 agosto al 12 settembre: battaglia della Bainsizza,

dal 24 ottobre al 10 novembre: battaglia di  Caporetto,

dal 10 novembre al 26 dicembre: battaglia di arresto del Piave.

Si ricorda che la battaglia della Bainsizza non è stata una semplice “spallata” ma una brillante offensiva italiana, una grandiosa operazione di guerra. Infatti, il fallimento della ultima offensiva russa a sud di Leopoli (1°-11 luglio) e l’inattività sulla fronte francese, avevano di già provocato lo spostamento dell’interesse dei belligeranti sullo scontro italo-austriaco, che di conseguenza diveniva sempre più accanito e logorante. Ebbene, in settembre, la Germania giudica Trieste seriamente minacciata (nonostante l’avvenuto trasferimento di ben 17 divisioni dal fronte russo), vede l’Austria vacillare sotto l’instancabile pressione italiana e si appresta a sostenere l’alleata con tutta la sua forza materiale e morale.

Gli avvenimenti di Caporetto sono noti in tutta la loro tragicità: la violenta azione austro-tedesca sorprende per l’adozione di nuovi procedimenti tattici (infiltrazione) e spezza l’ala sinistra del nostro schieramento sull’Isonzo; è la particolare struttura del fronte difensivo a trasformare la rottura tattica in sfondamento strategico; la crisi che ne consegue impone un difficile manovra di ripiegamento fino al Piave, ove l’esercito italiano intende accettare la battaglia decisiva (la prima battaglia del Piave risulta quindi intimamente connessa alla ritirata di Caporetto, non solo cronologicamente, ma perché appartiene al medesimo ciclo operativo).

Sul Piave, sul Grappa, sugli Altipiani si combatte aspramente per un mese e mezzo, sotto la guida del Generale Diaz, ma secondo le realistiche predisposizioni dello sfortunato Generale Cadorna. Avendo fatto tesoro della tragica esperienza di Caporetto, paese e forze armate già ritrovano fiducia e determinazione, tornano a credere uno nell’altro.

La guerra alla fronte italo-austriaca – a differenza degli altri fronti – ha sempre avuto carattere marcatamente nazionale (ciascuno considerava propri i territori per i quali ci si batteva), ma sul Piave è a tutti chiaro che la sopravvivenza stessa dell’Italia è ormai in gioco. E l’Italia, che a Caporetto aveva denunciato stanchezza e sfiducia, sul Piave fa muro. Un bilancio tragico in potenza per tutta l’Intesa, già è cancellato da una nuova scelta, assai differente, della quale assieme all’Austria-Ungheria, la Germania stessa deve prendere atto. Dopo Francia e Russia, anche l’Italia aveva conosciuto la sua crisi; ma sul Piave ogni smarrimento è superato prima ancora che giungano le divisioni alleate *.

 

 

* come noto, dopo Caporetto affluirono in Italia 11 divisioni franco-inglese, che però entrarono in linea solo il 6 dicembre, dando il cambio a nostre forze in un settore non attaccato.

La brillante conquista del M. Tomba, primo fatto d’arme degli alleati (francesi) è del 30 dicembre.

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