IL NOME

è la parte variabile del discorso che indica personale, animale, cosa.I nomi si dividono in concreti e astratti, comuni e propri.

I nomi concreti indicano tutto ciò che esiste realmente (Esempio: uomo, cane, monte, aria, gas, atomo, passeggiata, corsa); i nomi astratti indicano idee, sentimenti, qualità, ossia tutto ciò che non appartiene alla realtà sensibile (Esempio: razionalità, amore, bellezza).

I nomi comuni indicano categorie di persone, animali e cose (Esempio: uomo, cane, fiume); i nomi propri si riferiscono in particolare ad una persona, ad un animale, ad una cosa (Esempio: Eustorgio, Fido, Po).

Altra distinzione si opera tra i nomi individuali (Esempio: soldato) e collettivi (Esempio: esercito).

I VERBI IMPERSONALI

si usano  alla 3ª persona singolare e non hanno un soggetto determinato. Molti verbi impersonali indicano fenomeni atmosferici: “piovere”, “nevicare”, “tonare”, “lampeggiare” ecc. E’ richiesto l’ausiliare “essere”, ma, quando si vuole indicare la continuità dell’azione, si usa l’ausiliare “avere”.

• Esempio: E’ nevicato un anno fa. Ha nevicato per tre giorni. Questi verbi possono diventare “personali” in senso figurato.
• Esempio: Piovvero bastonate da ogni parte. Altri verbi impersonali sono: bisognare, divenire, accadere, sembrare, ecc. Ogni verbo si trasforma in verbo impersonale, se preceduto dalla particella pronominale “si”, da non confondere però con il “si passivante”.
• Esempio: Si è felici, quando si ama. (impersonale).

Si difendono i diritti, quando si rispettano i doveri.

(sono difesi) (sono rispettati)

LA CONIUGAZIONE

è la flessione ossia la variazione del verbo secondo la persona, il numero, il modo, il tempo.

I verbi si raggruppano in 3 coniugazioni:

la prima con la desinenza dell’infinito presente –are (am-are)

la seconda con la desinenza dell’infinito presente –ere (tem-ere)

la terza con la desinenza dell’infinito presente –ire (UD-IRE)

LA FORMA del verbo

è determinata dalla funzione del soggetto.

Nella forma attiva il soggetto compie l’azione espressa dal verbo.

Nella forma passiva il soggetto subisce l’azione espressa dal verbo.

Nella forma riflessiva l’azione si riflette sul soggetto che la compie.

Esempio: