La breve storia della radiestesia
La radiestesia sembra essere antica quanto l'umanità stessa. Tra i disegni rinvenuti nelle grotte, dove abitavano le persone preistoriche, ce ne sono alcuni che hanno l’originale forma delle bacchette per la rabdomanzia. E’ chiaro che il bisogno d’acqua, oltre al cibo, era una delle principali preoccupazioni delle genti preistoriche. È probabile, che quelle persone, con la capacità di rilevare dell'acqua, come un sesto senso, erano streghe o capi tribali, con il compito d’individuare i migliori luoghi in cui vivere e che oltre all'alloggio erano necessari acqua e cibo.
Oltre all'acqua, dovevano trovare i luoghi dove si trattenevano gli animali selvaggi per la caccia. Ancora oggi, ci sono popoli primitivi, in Africa e Polinesia, di solito tribali, che usano le bacchette per rinvenire oggetti nascosti o rubati. Le bacchette erano utilizzate in Cina, già da 2000 anni a.C., secondo quanto riferito, queste erano due lunghi bastoni, tenuti da due uomini. C'è un bassorilievo, del 147 a.C., che descrive l'imperatore Yu, della dinastia Hia, noto per aver scoperto depositi di minerali, fonti ed oggetti nascosti ….
Nelle tombe, dei faraoni egizi, ci sono oggetti simili alle bacchette presenti nei disegni sulle pareti. Sfortunatamente, non ci sono spiegazioni per ciò che servivano. A Mosè viene attribuito il merito d’aver colpito con un bastone una roccia e di far aver fatto scorrere l'acqua dalla roccia. Probabilmente, aveva familiarità con le proprietà delle bacchette. Si parla molto delle bacchette nella storia antica, ma non ci sono prove che si trattava delle bacchette utilizzate per la rabdomanzia. Plinio parla dell’acqua, ma non menziona le bacchette.
I romani lo chiamavano lituus. Le legioni romane, quando invasero la Gallia (l'attuale Francia) e la Germania, avevano delle bacchette, che utilizzarono per la ricerca dell’acqua potabile, da fornire all'esercito. I sacerdoti romani usavano il pendolo. Dopo il complotto rivelato, contro l'imperatore Flavio Valente (IV secolo), lo stesso era interessato a sapere da che parte venisse il pericolo. Tale compito fu assegnato ai sacerdoti, che con il pendolo sopra le lettere alfabetiche trovarono tre lettere: TEO …, l'imperatore giustiziava tutte le persone nelle sue vicinanze, il cui nome iniziava con le lettere TEO.
Ciò non lo aiutò, poiché fu ucciso da Teodosio. Nel Medioevo, spesso, veniva menzionato l'uso delle bacchette. Negli scritti tedeschi del 3° e 4° secolo, si menzionano Il Wünschelrute ed il Wünschelrisz, che sono il nome delle bacchette. Nel 1430, nel registro, si menziona il lavoro svolto con le bacchette per l'esplorazione alla ricerca di minerali. Il primo lavoro, con le bacchette, citato, fu svolto dal sacerdote P. Bernhardus, che riuscì a trovare il tesoro rubato nell’anno1532. Poco dopo, vengono citati Caspar Brusch e Michael Barth, che erano noti, in Germania, per le loro abilità.
La prima foto conosciuta di un rabdomante, con le bacchette, che esplora il campo è opera di Sebastian Münster: Cosmographia universalis, datata 1550. Nel 1556, fu pubblicato il libro, dal titolo “G. Agrical”, di George Bauer, medico tedesco, che si occupava anche di minerali e discussione sui minerali: De Re metatica, con la foto di un rabdomante, che taglia le bacchette dall'albero, come esplora il campo con le bacchette e di come gli hanno indicato dove si trova il minerale. Già nel 1521, un libro descriveva il modo in cui venivano create le bacchette:
“È necessario trovare un ramo dell’albero di nocciole, idoneamente ramificato e, quando il sole nasce ad est, tagliarlo in modo da realizzare una Y, dicendo: Ti sto sollevando per conto di Mitraton, Elohim, Semphoras e Adnay, per farmi trovare tutto ciò di cui ho bisogno, come facevano i bastoni di Mosè e di Jacob. Poi, si dovrà andare da un fabbro e farsi fare gli stessi rami in metallo, affilandoli, affinchè possano essere usati per sacrificare la vittima (di solito un pollo). Dopo aver sacrificato la vittima, mettere da parte le bacchette di ferro e scaldare la pietra magnetica, per magnetizzare le estremità delle bacchette metalliche”.
Bisogna riconoscere che oggi c’è un processo di fabbricazione delle bacchette molto più facile e semplice. All’epoca, l'inquisizione era in pieno svolgimento. Tutto ciò non era chiaro per tutti, specialmente per la chiesa, era etichettato come un legame con i demoni ed il diavolo.Si attuava la persecuzione e l’ostruzione di tutte le persone delle quali si sospettava, accusandole di essere in contatto con il diavolo, venivano proclamati maghi e streghe. Nel fare ciò, ha, anche, sofferto un gran numero di rabdomanti, che furono rinchiusi e condannati.
Tale persecuzione durò fino alla fine del XVII secolo, quando il clero iniziò a studiare il lavoro con il pendolo e le bacchette.Nel 1600, appare in Germania Jean du Chatelet, barone di Beausoleil e Auffenbach, famoso quale esploratore di risorse minerarie. Era di origine francese. Visitò molte miniere nei paesi europei, poi giunse in Francia, dove incontrò la sua futura moglie Martine de. Bertereau, che dopo il matrimonio (avvenuto nel 1610 circa) divenne Baronessa di Beausoleil. Insieme alla moglie, iniziò ad esplorare le ricchezze minerarie della Francia e le sorgenti d'acqua, con sette specie di bacchette per rabdomanzia, con bussole e astrolabi.
Questa è la prima nota scritta riportata sulla ricerca dell’acqua, mediante l’uso delle bacchette. Attraverso il parlamento di Bordeaux, Tolosa e Provenza, nel 1627, registrarono il loro lavoro e ciò fu considerato il primo riconoscimento ufficiale della radiestesia. Sono stati rilevati più di cinquecento depositi di minerali (cristallo, ferro, galenite, carbone, zinco, antimonio, zolfo, turchese, rubini, opale e marmo, ecc.) e molte fonti d’acqua. Il capo della città di Rennes, sospettando d’aver a che fare con gli incantesimi, gli perquisì l’appartamento, confisco tutti gli strumenti e li fece arrestare. Anche se la Baronessa di Beausoleil fece appello al cardinale Richelie per essere rilasciati, facendo presente tutto ciò che avevano fatto per la Francia, ma lo stesso non si interessò ed entrambi i coniugi finirono i loro giorni in prigione. Nel 1631, il professore universitario Pater Kirchner dimostrò che le bacchette si muovono, solo nelle mani dei rabdomanti sensibili, e non perché influenzati dall’esemplare riportato.
Bilanciò le bacchette sull’appoggio e vi avvicinò vari campioni di minerali, ma queste rimasero, completamente, immobili. In tal modo, dimostrò che non c'era nessun effetto tra questi e le bacchette. Spiegò il movimento delle bacchette, dovuto a movimenti muscolari inconsci del rabdomante. Fu il primo noto scienziato che cercò di spiegare, scientificamente, il lavoro effettuato con le bacchette. Jean Francois, nel1655, tentò di creare uno strumento per ricercare l'acqua. Probabilmente, non ce l'ha fece perché, più tardi, tornò nuovamente alle bacchette. Lavorare con le bacchette, da questo momento in poi, si denomina rabdomanzia, termine diffuso dai rabdomanti.* Rabdomanteia: la parola greca.rhabdos – la bacchetta, il bastone, manteia - la magia, la divinazione.
La rabdomanzia fu riconosciuta nel 1658, dalla discussione onoraria, in ambito accademico a Wittenberg. Si discusse se la rabdomanzia si doveva o meno includere nei poteri occulti. Si concluse che non era necessario, tranne in caso di frode, ma, quando i risultati sul terreno sono incredibili, forse riguarda il collegamento con il diavolo. Nonostante la persecuzione ed il risentimento dei sacerdoti, apparvero un numero crescente di rabdomanti, che con i loro risultati stupirono e confusero il pubblico di allora, così che il clero iniziò, chiaramente, sotto giuramento, a mantenere il segreto, studiando tali fenomeni.A ciò contribuì, in particolare, l’apparizione del rabdomante francese Jacques Aymara.
Delle imprese, di successo dello stesso, la stampa di quel tempo, scrisse ampiamente, facendo con il medesimo, degli esperimenti scientifici, conservati nei documenti, fino ad oggi. Nacque nel 1662, a Saint Marcelin, vicino a Lione. Non si sa come divenne un rabdomante. A 26 anni, scopriva i responsabili di furti. Più tardi, ricercando un flusso d’acqua sotterraneo, scavando in quel determinato punto rinvenne il corpo sepolto di una donna. Immediatamente, con l’aiuto delle bacchette cercò il responsabile dell’omicidio.
Le bacchette lo portarono a casa del marito, che confessò il crimine. Quando furono uccisi un mercante d’alto rango e sua moglie (1692) ed era impossibile trovare i responsabili, il magistrato chiamò Aymar per chiedere aiuto. Dal posto della scena del crimine Aymar s’avviò con le bacchette in mano, attraversò il ponte di Rhone e, giunse a casa di un giardiniere, entrò in casa e scoprì che lì, in due, si erano seduti, avevano bevuto e poi se ne erano andati. Dopo aver seguito le tracce, per alcuni giorni, fu condotto direttamente in prigione, dove l'assassino era stato imprigionato per alcuni furti.
Poco dopo, confessò le sue malefatte e affermò di avere un complice. Fu condannato a morte e lacerato alla ruota. Il prete, Abbe de Vallemont, condusse sperimenti con Aymar, per un mese nel 1698 e, affermò che di essere sicuro che le bacchette ruotano, quando si trovano tra le sue mani,. mentre segue gli assassini e ladri. Spinto dai successi di Aymar, pubblicò un libro: La fisica degli occulti o la discussione sulle bacchette di rabdomanzia divine (1693), che in parte rappresentava la difesa del lavoro con le bacchette.
L'Inquisizione proibì questo libro (1701), che fu, comunque, stampato nel 1702, e successivamente ristampato. Nel 1722, all'inizio del XVIII secolo, sembra essere il momento in cui il clero inizia ad accettare la rabdomanzia, quale evento normale. Dopo Aymar, un nuovo famoso rabdomante, di nome Barthélemy Bleton appare in Francia. Nacque tra il 1740 e il 1750. A causa della cattiva reputazione finanziaria, i suoi genitori lo fecero lavorare come servitore.
Aveva sette anni e, mentre sorvegliava il bestiame, si sedette su una pietra, si sentì male e cominciò a tremare. Quando si allontanò dalla pietra il malore si fermò e non appena si sedette di nuovo sulla pietra, gli procurò la stessa cosa. Quest’evento fu notato da un prete, che ordinò di scavare, in quel posto, ove furono trovate delle terme. La bacchetta, che usò Bleton, era un bastone teso, che teneva con il dito indice. Il bastone era leggermente piegato. Si rigirava con movimenti, involontari, delle sue mani. Anche se voleva farlo, non poteva farlo da solo, dato il modo in cui teneva il bastone. La velocità delle vibrazioni era da 30 a 80 al minuto. Molto è scritto e conservato sul lavoro del rabdomante Bleton.
La capacità di lavorare, con le sue braccia, mentre era malato, fu ridotta. Scrisse molto, su Bleton e sui suoi esperimenti con lui, il Dr. Pierre Thouvenel, in Memorie fisiche e mediche (1781) e in Altre memorie (1784), in cui cercò di risolvere il fenomeno delle bacchette, con la sua teoria sull'elettricità. Molto spesso, sperimentava con Bleton, gli bendava gli occhi, lo portava intorno al campo a destra ed a sinistra, ma, mai successe che Bleton affermasse di essere in un terreno con sotto l’acqua, se non c'era veramente.
Bleton indicava sulla superficie del terreno, dove i flussi sotterranei si diramavano, si espandevano o stavano scemando. Il dr. Pierre Thouvenel citò: in sei anni di sperimentazione, Bleton non ha mai commesso un errore. Bleton lavorò per molte persone di rango di quel tempo: “Questi erano Conti, Marchesi, Sindaci ed alcune società”. Condusse ricerche sull'acqua anche fuori della Francia. Nel maggio 1782, Bleton fu interrogato da sei studiosi, bendato, trovò un tubo sepolto, attraverso il quale scorreva l'acqua. Fu un successo completo di Bleton, così trovò diverse fonti d’acqua, in luoghi dove la regina di Francia lo voleva …
Anche oggi, il lavoro di Bleton è oggetto di studio di alcuni studiosi. Nel 1790, nacque Abbé Paramella, un prete impegnato nella ricerca delle acque sotterranee. Non lo fece con le bacchette, ma studiando la configurazione del terreno e degli strati successivi. Giunse alla conclusione, che l'acqua sotterranea si comporta in modo simile al comportamento in superficie. La pioggia cade a terra, setacciando sulla superficie sfilacciata verso la superficie impermeabile, poi scende fino ad esso, creando flussi sotterranei, corsi d'acqua, laghi e talvolta interi fiumi, che emergono dalla superficie da qualche parte.
In 25 anni, localizzò circa diecimila fonti, delle quali la stragrande maggioranza sono, ancora oggi, in uso. Paramelle pubblicò il suo lavoro di scoperta fonti ed il libro ebbe quattro edizioni. Durante questa breve storia di radiestesia, si è parlato, principalmente, di lavoro con le bacchette, perché di queste erano molte informazioni. È certo che, durante tutto questo tempo, il pendolo era stato utilizzato più o meno. È menzionato nelle opere di Schot (1662) e Beyer (1749), ma non sembra che fosse servito per cercare l’acqua.
Risalgono al 1798 le sole note che il prof. Antoine Gerboin, dopo esser stato in possesso di un pendolo, con cui aveva condotto un esperimento, scoprendo che il pendolo risponde, spesso in modo strano, a chi lo usa. Il famoso chimico Chevreul, membro dell'Accademia francese delle scienze, continuò gli esperimenti di Gerboin, con il pendolo, nel periodo dal 1812 al 1833, i cui risultati furono pubblicati in un libro, solo nel 1854: le divine bacchette, il pendolo chiamato esploratore e le piastre che girano.
Poichè era assolutamente radiesteticamente insensibile, affermò che nessuno dei due, ne le bacchette, ne il pendolo, sono uno strumento di lavoro esplorativo, sia sull'acqua che per qualsiasi altra cosa. Questa conclusione ostacolò il lavoro di studio sul pendolo, per quasi mezzo secolo.L'esplorazione delle fonti d’acqua ebbe luogo solo all'inizio del XX secolo. I rabdomanti e coloro che lavorano con il pendolo iniziarono ad unirsi, attraverso congressi regionali, nazionali ed internazionali. Si fecero, in continuazione, lavori esplorativi, sia in Europa che nelle colonie tedesche ed inglesi.
Il primo congresso degli esploratori si tenne ad Hannover nel 1911, il secondo congresso in Guilford, Inghilterra. Nel 1913, in Germania si fece il congresso “Unione Internazionale degli esploratori”. Lo stesso anno, a Parigi, si fece il “Congresso Internazionale della psicologia sperimentale”.Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) furono usate le bacchette per trovare l’acqua da bere per i militari, grotte sotterranee per i rifugi e le granate sepolte. Abbe Kermet fece alcune affascinanti scoperte, nel 1919, in luoghi a distanza. Nel dicembre del 1929 fu adottata la parola radiestesia, che copriva tutte le specie di opere, eseguite usando le bacchette ed il pendolo; e poco dopo, Emile Christophe dà il nome alla radiestesia a distanza: teleradiestesia.
Congressi si tennero a Barcellona (1927), Bad Rathenfeld (1930), Verona (1932), Losanna (1934), Liegi (1939); e poi, arrivò la seconda guerra mondiale, e da allora solo nel 1954, si tenne il Congresso Internazionale a Parigi, successivamente, nel 1956 a Locarno e così via. Recentemente, la radiestesia è in forte espansione. Molte riviste e libri vengono pubblicati, che affrontano tale tema. I radioestesisti del 20° secolo scoprono nuove conoscenze in radioestesia, ampliano le stesse, studiano la radiestesia, cercando d’avvicinarla, il più possibile, alla scienza. Vorrei citare Abbe Alexis Bouly (1865-1953), indicato come il padre della radiestesia, Abbe Alexis Hermet (1966- 1937), denominato “Il Principe dell’esplorazioni di fonti d’acqua” , il francese Henry de France (1872-1947), poi Bülow, von Uslar dalla Germania, Beichl, dall’Austria il Dr Benedict, Adams Gatacher e Hullins, dalla Gran Bretagna ed altri. Negli ultimi tempi c'è stata una grande quantità di grandi “Radioestesti”, ed i loro libri si possono trovare nelle librerie.
- Tratto dal libro: "Radiestesia" di Smail Dubrovic