Mercanti veneziani e genovesi importarono in Italia, già nel XVI secolo, i piaceri delle caffetterie turche, che avevano conosciuto nel corso dei loro viaggi.
Le botteghe del caffè, adattate secondo i gusti e gli stili delle due città marinare, entrarono spesso in concorrenza con le botteghe che vendevano o somministravano vino o bevande alcoliche, prodotti largamente diffusi nei Paesi cristiani. A Roma una parte del clero tentò, persino, di mettere al bando il caffè, in quanto bevanda usata dagli infedeli, ma Papa Clemente VIII, avendo avuto occasione di assaggiarlo, lo trovò di suo gradimento e lo “approvò”, favorendo la diffusione del caffè nelle case e nelle famiglie, e non solo di Roma.